RESTIAMO
UMANI 2
Ogni mattina apro Instagram
per trovare le notizie in diretta da Gaza raccontate da una giovane donna
giornalista dai grandi occhi senza sorriso, Plestia Alaqad [byplestia
il suo canale]. Non so se la ritroverò il giorno dopo. I suoi brevi comunicati
hanno spesso una colonna sonora di bombardamenti ravvicinati.
E’ la guerra di annientamento del
governo di Israele che invita i gazawi a trovarsi un posto sicuro se non
vogliono ecc.. L’unica sarebbe fuggire attraverso il varco di Rafah che continua ad essere sbarrato - si
centellina solo l’entrata degli aiuti umanitari internazionali. L’Egitto, Al
Sisi, non vuole palestinesi tra i piedi, tanto meno militanti di Hamas,
filiazione dei Fratelli Musulmani contro cui ha montato il colpo di
Stato.
Arcobaleno e Giorni
di penitenza
Piogge estive e Nuvole
d’autunno
Inverno caldo
Piombo fuso
Colonna di nuvole
Margine di protezione
Guardiani del Muro
Non è un malriuscito Haiku,
bensì il nome quasi bucolico dei raid israeliani contro Gaza, tra il
2004 e il 2021, spesso in contrattacco ai razzi/missili sparati dalla Striscia
verso Israele, senza farsi mancare sanguinose scaramucce tra un’incursione e
l’altra.
Il ciclo della vendetta non si ferma. Aumentano di volta in volta a migliaia i civili rimasti sul terreno a Gaza, a centinaia quelli israeliani. Nessun problema politico e storico risolto. Anzi, assistiamo oggi alla sua versione apocalittica che sembra attestare un qualche attaccamento della leadership israeliana al messianismo di Sabbatai Zevi, e dell’epigono Nathan di Gaza, fondato sulla discesa nell’immondo come premessa alla redenzione. Il colonialismo israeliano si regge solo sulla forza orgogliosamente esibita a Gaza e sulla dittatura militare in Cisgiordania. Non esiste soft power per Israele. Nessun orizzonte di speranza per gli abitanti palestinesi che non sia la deferente sottomissione o il transfer: “andatevene dai vostri fratelli arabi, in Giordania, Egitto, Libano ecc. [come programmato fin dagli Anni Trenta dai sionisti laburisti].
Carneficina tecno-industriale
Come salvare Israele da se stesso,
dalla sua convinta presunzione di essere lo Stato militarmente più potente al
mondo [dopo USA...] e quindi garante unico della propria sicurezza? In percentuale a Gaza ci sono oggi tanti uccisi dalle bombe
israeliane quanto ce ne furono in Giappone dalle atomiche americane. Con una
sostanziale differenza, che il radicalismo islamico sa maneggiare la morte,
quella procurata e quella subita, facendone un valore da perseguire perché spazza gli infedeli e forgia nuovi eroi.
Alcuni passaggi di Ismail Haniyeh,
capo dell'Ufficio politico di Hamas, il primo giorno dell'operazione Alluvione
Al-Aqsa, il 7 ottobre 2023:
“O figli del nostro popolo
palestinese, o figli della nostra Ummah [la comunità musulmana]. Oggi avete un
appuntamento con una grande vittoria e un trionfo smagliante. Dalla prima linea
dell’indomabile e orgogliosa Gaza, l’operazione Alluvione Al-Aqsa è
stata lanciata dalle Brigate Al-Qassam [l’ala militare di Hamas], dalle fazioni
della Resistenza e dai figli del nostro popolo palestinese. Avete visto le
grandi immagini di questi combattenti pii e coraggiosi che hanno tracciato le stimmate dell'umiliazione, della
sconfitta e del collasso sul volto del nemico...
...Gli autori di queste imprese sono “uomini
che sono stati sinceri nel loro impegno verso Dio. Alcuni di loro sono giunti
alla fine [il martirio], altri attendono ancora; e non sono cambiati [nel
loro impegno].” (Corano, capitolo 33, versetto 23). Questi uomini hanno plasmato
le porte della Grande Vittoria e le hanno aperte per il nostro popolo e la
nostra Ummah. Questi uomini, che conoscono il Corano a memoria, digiunano e
pregano in adorazione del Dio Altissimo ed Eccelso, hanno attaccato e “ penetrato
all'interno delle dimore” (Corano, capitolo 17, versetto 5) nel cuore del
nostro territorio occupato [dal nemico], intorno a Gaza e più lontano: “Aiuto
[da] Dio e una [promessa di] vittoria imminente”. (Corano, capitolo 61,
versetto 13)…
…Abbiamo solo una cosa da dirvi:
uscite dalla nostra terra. Allontanatevi dalla nostra vista. Andatevene dalla
nostra città Al-Quds [Gerusalemme] e dalla nostra Moschea Al-Aqsa. Non vogliamo
più vedervi su questa terra. Questa terra è nostra, Al-Quds è nostra, tutto è
nostro qui. Siete stranieri in questa terra pura e benedetta. Non c'è posto né
sicurezza per voi.”
Hamas con il pogrom del 7 ottobre ha
cambiato la rappresentazione del mondo.
I pedagogici video dell'orrore con cui i miliziani si sono autofilmati sono rivolti al resto del pianeta, non solo islamico, a dire: ecco
quello che bisogna fare se si vogliono veramente cambiare le cose.* Gli islamici
palestinesi si sono infatti formati sui testi del jihadista Abd Allāh al-Azzām, nato a Jenin e saltato in aria a
Peshawar nel 1989. Pensatore efferato ma conseguente.
Pochi ne parlano, ma c’è anche il Jihad Islamico Palestinese-PIJ e le sue Brigate Al-Quds, in competizione con Hamas, però con gli stessi obiettivi e agguerrita e consistente presenza a Gaza e in Cisgiordania.
Un dettaglio mi colpisce: nel
massacro sono stati uccisi 33
thailandesi e 18 rapiti, poi nepalesi, filippine ecc. I
thailandesi sono braccianti, emigrati “economici” si dice da noi. Perché
ucciderli e rapirli? Per Netanyahu non valgono niente, non sono merce di
scambio. Per Hamas sarebbero un peso, ma, secondo la logica fondamentalista, erano
al servizio di ebrei e questo bastava e basta a renderli complici e degni di
scannamento. In più sono miscredenti, in quanto buddhisti, abitanti della Casa della guerra-Dar al-harb e
non della Casa dell’Islam-Dar al-Islam.
In Italia molti pensano che Hamas sia
l’avanguardia della lotta contro l’occupazione israeliana e la liberazione del
popolo palestinese. Il pogrom è già svanito, riassorbito in questa logica e
ridotto all’ennesimo episodio di una lunga storia. Si cimentano goduti in questa posizione anche due campioni delle
lotte di liberazione dei popoli come Erdogan e Putin che si stanno organizzando
per trarne tutto il vantaggio possibile.
C’è qualcuno in Israele, fuori
Israele, sulla luna, in grado di fornire ai palestinesi una speranza concreta
che li svincoli dai deliri millenaristici di Hamas e dintorni?
C’è qualcuno in Palestina, fuori
della Palestina, su Marte, capace di frenare i deliri di onnipotenza degli
israeliani e concretamente rassicurarli che i pogrom sono (forse) finiti?
Ipotesi:
a. Due popoli, due Stati. Morta da
tempo. 2kmq Stato di Palestina, 2kmq Stato di Israele (coloni) e così via aggrovigliando
la Cisgiordania.
b. Uno Stato federativo unico [era l’ipotesi
vagheggiata da un sionista di destra, V. Jabotinsky: presidente ebreo, vice
presidente arabo, a turno]. Difficile, ma pensabile fino al 6 ottobre.
Demandata alle future generazioni, molto future.
c. … da pensare, molto in fretta, senza per forza ricorrere al dogma europeo dello Stato-Nazione
Sto qui davanti
al computer a parlare della morte altrui
quando dovrei pensare alla mia, discretamente consapevole della mia
insignificanza. Troppe inutili tifoserie ovunque e per qualsiasi cosa, non corro ad iscrivermi al club degli ultras delle due squadre
in campo, animati da una indelebile indignazione che durerà un attimo come
quella riservata alla guerra in Ucraina. Viene distribuita gratis l’indignazione,
ma, come gli psicofarmaci, ti fa star bene al momento, sei dalla parte
giusta, ma il suo effetto dura poco e dovrai aumentare ogni volta la dose con
disastrosi effetti collaterali, soprattutto una specie di velo che non fa più vedere la realtà.
Guardo al
futuro. Al 1968: una canzone di Fayrouz, ovvero Nouhad Haddad, splendida
cantante libanese che si rivolge alla “comunità internazionale” cinicamente
assente verso il destino dei palestinesi.
QUI
il testo italiano.
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