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Visualizzazione dei post da luglio, 2023

palestre di precarietà

  Perché questo libro è importante? Perché Luca Ricolfi e Paola Mastrocola lo getterebbero schifati nel fuoco purificatore e il ministro dell’Educazione Nazionale scatenerebbe ispettori a ispezionare gli Istituti Scolastici nominati. Perché l’autore trascorre molto tempo in aula e fuori con gli studenti [tutti maschi]  e ne raccoglie parole, idee, sensazioni, invettive. Parlano, non sono parlati. Perché gli Istituti coinvolti sono un professionale e un tecnico della periferia di Roma, cioè due scuole de mmerda. Perché la pietrificata gerarchia del sistema scolastico italiano si manifesta per quello che è. Perché questi maschi sono sgradevoli, simpatici, intelligenti, ottusi, disperati, appassionati, anarchici, reazionari, sfrontati, timidi, maschilisti, fieri, fragili, razzializzati, razzisti… Perché io so’ un povero de merda! Perché gli Istituti si reggono sulla finzione di servire a qualcosa oltre alla custodia di adolescenti sfigati e turbolenti. Perché gli studenti sa

M. KUNDERA, G. LUTTE

  MILAN KUNDERA GERARD LUTTE Milan Kundera all'angolo tra Bartolomějská  [sede della polizia] e Na Perštýně 1969. Fotografato dal tipo con la borsa in mano. I "fotografi" della polizia segreta andavano quasi sempre in coppia.  Due miei brevi articoli pubblicati su Riforma-Settimanale valdese   e su Il Manifesto   [13 luglio 2023] Chi sono io per commemorare Milan Kundera? Per parafrasare un argentino vestito di bianco che abita a Roma * . Infatti non ho titolo né capacità per farlo. Stiamo parlando di uno scrittore che ha lasciato un’impronta sulla letteratura mondiale, chi non si sentirebbe inadeguato? Se l’impronta andrà oltre il tempo presente, lo deciderà il grande protagonista del romanzo della vita, il Tempo. Perciò mi intrufolo di sbieco in territorio Kundera per sentieri traversi che mi sono più congeniali. Fino a venticinque anni ero attratto molto più dalla musica che dalla letteratura , scrive. Era figlio di Ludvik, importante pianista e musicologo, e alliev

Jenin, Jenin

  Arab American University a Jenin , Territori Occupati da Israele, Faculty of Modern Sciences. Il campus sta a un quarto d’ora dal centro storico della città e ha più di 10.000 studenti suddivisi in diverse facoltà. La nostra fantasia alla parola Jenin sfoggia altre immagini, vere come vera è questa. Sono giorni di luglio in cui di là, a Tel Aviv , e di qua, a Jenin , si impiantano set di film che raccontano storie molto diverse. A Tel Aviv il capo della polizia della città, Ami Eshed, si dimette, eufemismo, perché non riesce a spaccare le ossa come gli chiede il ministro della Sicurezza, Itamar Ben-Gvir, ultraortodosso o anche solo ultras. Una marea di manifestanti occupa l’aeroporto e blocca l’autostrada. Polizia a cavallo, idranti, lacrimogeni. Come nei mesi precedenti, quando si protestava sventolando la bandiera israeliana contro la progettata riforma giudiziaria che, dicono gli oppositori, trasformerebbe lo Stato di Israele in uno Stato fascistoide o anche fascista. 

György Ligeti

  Nel 1923 nasceva  György  Ligeti. Cent'anni fa.  Moriva nel 2006.   Gli dedicavo allora su Riforma-settimanale valdese  un breve ricordo: Ho incontrato molti anni fa la musica di György Ligeti, morto la scorsa settimana a Vienna ad 83 anni. Non si trattava di suoni ma di macchie. Era lo spartito di Volumina per organo, composto nel 1961/62. Grafismi in ebollizione, lunghe strisciate nere e non una nota come noi la conosciamo. Mi ci volle del tempo per riprendermi. Alla fine fu un amore incondizionato. Mi rendo conto che questa non è propriamente una dichiarazione di alto tenore musicologico, ma così per me è stato. E i tentativi di tradurla sulle due tastiere e la pedaliera dell’organo dovettero avere effetti dirompenti sulla spiritualità dei pochi fedeli che transitavano fra le navate della chiesa. “ L’organo destò il mio interesse a causa della sua ricchezza di possibilità timbriche ancora inesplorate, ma anche, e soprattutto, a causa delle sue deficienze: la sua goffaggine, l

l'ultima finestra giraffa

  la casa editrice del libro è morta, il libro in Italia si trova solo nell'usato o nelle biblioteche [per fortuna]. L'autore è invece molto vivo, io vivacchio. Il libro è vivacissimo. E' stato tradotto nelle lingue per noi canoniche  e in altre misteriose: mongolo, indonesiano, farsi, shona, armeno... L'ho presentato con l'autore 19 anni fa e poi ancora due anni dopo, sempre con Zilahy. INVITO ai mille adirpoco editori italiani di lasciar stare certi nonnulla e a rieditare : Péter Zilahy,  L'ultima FinestraGiraffa ,  trad. Bruno Ventavoli,  Alet, Padova, 2004   Questo è un libro da capogiro . Termina   con " Molti anni dopo, di fronte al plotone d'esecuzione, il colonnello Aureliano Buendia si sarebbe  ricordato di quel remoto pomeriggio d'estate in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio " ovvero l'incipt di Cent'anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez, da cui, volendo si potrebbe rimbalzare da un finale ad un in