Passa ai contenuti principali

M. KUNDERA, G. LUTTE

 MILAN KUNDERA

GERARD LUTTE

Milan Kundera all'angolo tra Bartolomějská  [sede della polizia] e Na Perštýně 1969. Fotografato dal tipo con la borsa in mano. I "fotografi" della polizia segreta andavano quasi sempre in coppia. 

Due miei brevi articoli pubblicati su Riforma-Settimanale valdese  e su Il Manifesto  [13 luglio 2023]

Chi sono io per commemorare Milan Kundera? Per parafrasare un argentino vestito di bianco che abita a Roma*. Infatti non ho titolo né capacità per farlo. Stiamo parlando di uno scrittore che ha lasciato un’impronta sulla letteratura mondiale, chi non si sentirebbe inadeguato? Se l’impronta andrà oltre il tempo presente, lo deciderà il grande protagonista del romanzo della vita, il Tempo.


Perciò mi intrufolo di sbieco in territorio Kundera per sentieri traversi che mi sono più congeniali. Fino a venticinque anni ero attratto molto più dalla musica che dalla letteratura, scrive. Era figlio di Ludvik, importante pianista e musicologo, e allievo di Vaclav Kapral, padre di  Vítězslava Kaprálová, di cui vorrei qui stendere un incantato elogio per la sua musica e per lei stessa, morta a venticinquenne nel 1940. Sarebbe fuori posto, perciò richiamo le bellissime pagine che Milan ha scritto su Leoš Janáček, maestro di suo padre. Janáček chi? Ci vorrebbe qui un’altra diramazione o, meglio, una compiuta variazione e Kundera almeno su questo avrebbe toni di apprezzamento. 

E’ lui il primo a riconoscere che i capitoli dei suoi romanzi potrebbero contenere l’indicazione moderato, presto, adagio, che le battute si susseguono e sono visibili, che il motivo, la polifonia ecc. Questa è una delle principali ragioni per cui mi sono piaciuti i suoi romanzi, costruiti su un ritmo che si rende tangibile, con cui puoi sintonizzarti e che l’arte della variazione non annulla ma fortifica. Fin dal primo, Lo scherzo, pubblicato a Praga nel 1967, in Italia nel ’69. Una radicale sarabanda su come si era ridotto il regime mentale della Cecoslovacchia soverchiata da uno stalinismo di seconda mano. Ma il ritmo, le dissonanze, i ritornelli, i ritardando e accelerando sono puro Janáček. Nel 1975 andrà in esilio in Francia e diventerà uno scrittore francese, di modi e di lingua. Qualche compatriota non glielo perdonerà.


Ho amato di meno i testi saggistici, perché troppo disinvoltamente genio e kitsch, di cui, nel più pop dei suoi romanzi, L’insostenibile leggerezza dell’essere, fa un’analisi sopraffina anche se un po’ claudicante.

Genio: L’uomo curvo sulla sua motocicletta è tutto concentrato sull’attimo presente del suo volo; egli si aggrappa a un frammento di tempo scisso dal passato come dal futuro; si è sottratto alla continuità del tempo; è fuori del tempo; in altre parole, è in uno stato di estasi in La lentezza. Ho un buon chilometraggio motociclistico alle spalle, l’estasi mi appartiene.  

Kitsch: “Einmal ist keinmal”. Tomáš ripete tra sé il proverbio tedesco. Quello che avviene soltanto una volta è come se non fosse mai avvenuto. Se l’uomo può vivere una sola vita, è come se non vivesse affatto, in L’insostenibile…  Di alto bordo, ma kitsch.


Nel 2009 esce da noi Un incontro e su quest’altro sentiero io mi tolgo un peso dallo stomaco. Ho letto e molto apprezzato, lo confesso, alcuni romanzi del fascista, opportunista, camaleonte, antifascista, incoerente dalla testa ai piedi, Curzio Malaparte. In particolare La pelle. E cosa fa Kundera?  dice che è un arciromanzo e La nuova Europa uscita dalla seconda guerra mondiale viene colta nella Pelle in tutta la sua autenticità; cioè da uno sguardo che, non alterato da considerazioni a posteriori, ne rivela l’abbagliante novità nell’istante stesso della sua nascita. Da allora ho abbandonato le mie letture clandestine e sono uscito all’aria aperta.

Milan Kundera, comme on ne l’a jamais vu, au Centre tchèque de Paris | Radio Prague International

E adesso mi tocca una virata d’alto mare. Il Caos che scansiona l’universale altalena vita/morte l’ha combinata bella. Si fa per dire. Milan Kundera è nato il primo aprile del 1929 ed è morto, come sappiamo, l’undici luglio del 2023. Gerard Lutte** è nato venti giorni prima di Kundera ed è morto nella notte tra il 10 e l’11 luglio 2023.  Mi intenerisce e mi turba questa concomitanza. Forse Lutte qualcosa sapeva di Kundera,  non viceversa. E’ un apparentamento che rende il Caos meno caotico e, pur non avendo più spazio a disposizione, traccio per segmenti la vita di Gerard e il lettore, lettrice faccia dialogare i due dentro di sé, rispettando le fragili grandezze con cui ha a che fare, come fosse l’indice di un romanzo di Milan:

belga di nascita

studia a Roma e a Torino

1957 prete cattolico di confessione salesiana

Insegna Psicologia dell’età evolutiva alla Sapienza, ma vive e agisce tra i baraccati di Prato Rotondo a Roma, poi alla Magliana.

No, così non si fa, dice la Casa Madre, no salesiano, poi no prete

Va in Nicaragua quindi in Guatemala dove fonda il "Movimento dei ragazzi e delle ragazze di strada" (Mojoca),

Il principio psicopedagogico fondativo è  l’amicizia liberatrice.

Muore tra di loro*** 


*     diventa nel sito: Per parafrasare il papa argentino
**   vedi alla fine di questo post
*** così lo dava la prima agenzia, in realtà è morto a Roma

 
   
Russi a casa    Morte agli occupanti

 Non sarebbe contento Milan Kundera delle poche righe che seguono, belle o brutte che siano. Non voleva mischiare la sua scrittura con la politica. Meglio, negava che le sue opere avessero fini politici. Eppure la Primavera di Praga  si diffonde coi suoi profumi in molti delle sue pagine. Una Primavera trasformatisi in un caposaldo mitologico europeo. Fiorito tra il 1963 e il 1968 soprattutto nella fervida immaginazione di una folla di artisti e artiste di ogni campo, letteratura, cinema, teatro, filosofia, poesia…e poi coagulato in un governo dei primi mesi del ’68 e ad agosto già ammazzato dai carri sovietici.

E Milan Kundera? Era nato a Brno da padre pianista e musicologo,  e quelli che se ne intendono ne troveranno l’imprinting tra i punti e le virgole dei suoi scritti, comunista entusiasta nel 47, un anno prima del colpo di Stato comunista a Praga, appunto. Espulso nel 1951, riammesso nel ’56, quando da noi molte teste pensanti se ne andavano dall’omonimo partito a causa dei cingolati a Budapest. Nel Quarto Congresso degli scrittori del 1967 la relazione di Kundera non manda a dire che la decadenza della letteratura cecoslovacca è dovuta all’atmosfera asfissiante dello stalinismo esportato da Mosca e accolto con festante devozione dai cacicchi praghesi. Non era il solo, con lui altri splendidi mitomani proponevano un altro mondo possibile. Sullo scivolo della storia si scorreva a velocità incredibile: un anno dopo gli atti del convegno erano pubblicati in centomila copie. Anni in cui a Praga, e non solo, il mercoledì sera e il giovedì mattino presto si formavano code infinite davanti alle librerie perché era il giorno di arrivo delle novità, poetiche e narrative.

Un nugolo di intellettuali di diversa formazione ed estrazione incide sulla storia concreta e non immaginifica, modifica il sentire di una parte consistente della popolazione, avvia una trasformazione che solo una frana di violenza riuscirà a fermare.  Una rarità della Storia che tuttavia era stata preceduta nel 1963 da un convegno rivoluzionario su Franz Kafka. Non c’erano segnali della sua presenza nella città dove era nato ed aveva vissuto. Era uno scrittore preso da paturnie borghesi. Il convegno incrinava questo cristallino dogma. Kafka avrebbe cominciato a parlare ai suoi concittadini. Fino ad oggi, diventato gadget turistico.

E Milan Kundera? Aveva scritto nei primi anni Sessanta un romanzo intitolato Lo Scherzo, pubblicato poi nel 1967, in Italia nel ’69, in cui l’aver scritto una cartolina indirizzata ad un’amica con qualche frase del catechismo di regime e la chiusa Viva Trotskij, degrada per sempre la vita del giovane mittente.

E poi? Antonin Liehm, amico praghese di Kundera, supera la Cortina di ferro ad inizio ’68 e va a Parigi. In borsa ha il romanzo di Milan. Gallimard lo dà ad una lettrice di ceco che dice che non è interessante. Tra il 20 e il 21 agosto 400.000 soldati sovietici, seimila carrarmati e un migliaio di aerei si impegnano a spiegare ai cechi che è meglio cambiare andazzo. A Parigi il romanzo viene dato ad Aragon, che sa dove mettere le mani, Lo Scherzo  viene tradotto e comincia la monumentalizzazione di Kundera. Nel 1975 espatria con la moglie nella capitale francese e diventa uno scrittore francese.  Più di un decennio dopo i suoi romanzi sono tradotti in ceco e pubblicati a Praga. 

Questo breve testo è stato pubblicato su Il Manifesto corretto e imbottito

Su Kundera la cosa migliore da leggere è: 


Gerard Lutte [1929-2023]


l'ho incontrato a Roma e, brevemente, in Nicaragua e Guatemala.
Sulla sua attività in Guatemala, un video presentato da Lutte stesso. 
Una ricostruzione e un documento d'epoca su Gerard Lutte e le baracche romane.


Commenti

Post popolari in questo blog

MAHMUD DARWISH

  MAHMUD DARWISH  1941-2008

ALAREER GAZA

  REFAAT e SHAIMAA ALAREER Refaat Alareer era un poeta, scrittore e professore universitario di letteratura comparata presso la Islamic University di Gaza, ora ridotta ad un mucchio di polvere. Non ho conoscenza di nessun docente universitario italiano che si sia lamentato delle dieci università di Gaza rase al suolo né delle Medie ed Elementari ridotte in pietrisco. La poesia che si legge sotto era stata scritta il primo novembre dello scorso anno e dedicata alla figlia maggiore Shaimaa . Refaat Alareer è stato ucciso nella notte tra il 6 e il 7 dicembre 2023, insieme ad altri 7 membri della sua famiglia, durante un raid israeliano che ha colpito la sua casa. Shaimaa Alareer , la figlia, è stata uccisa venerdì scorso, 26 aprile con il  marito Mohammed Siyam e il loro figlio Abdul Rahman di pochi mesi, in uno dei tanti bombardamenti israeliani.     Se dovessi morire, tu devi vivere per raccontare la mia storia per vendere le mie cose per comprare un po’ di carta

RESTIAMO UMANI 3

  RESTIAMO UMANI 3    Gerico dell'antichità     Gaza della contemporaneità       Allora il popolo urlò e squillarono le trombe; appena il popolo udì il suono della tromba proruppe in un possente urlo di guerra e le mura crollarono; il popolo attaccò la città, ciascuno dritto davanti a sé, e conquistarono la città. Votarono all'anatema, passando a fil di spada tutto ciò che vi era in città: uomini e donne, ragazzi e vecchi, buoi, pecore e asini.                                                                                             Giosué 6, 20-21   Allora prendemmo tutte le sue città e votammo allo sterminio tutte le città, uomini , donne e bambini e non ne lasciammo sopravvivere nemmeno uno. Ci prendemmo in bottino solo il bestiame e le spoglie delle città, che avevamo conquistate .                                                                                                      Deuteronomio 2, 34-35   No , Netanyahu , non devi trarre ispirazione da ques