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SCONNESSI?

  Sconnessi? 03-10-2024  - di:  Claudio Canal Guardare avanti , si dice.  Guardare fisso , invece, la propria mano che sostiene un apparecchietto nero con schermo, detto  smartphone . Consultare, sbirciare, controllare, scrollare, ascoltare, pagare, scrivere, parlare, filmare… Al ristorante, per strada, in chiesa, nel passeggino, al cinema, in arrampicata, al supermercato, in auto, in classe, in ospedale, sul bus, sul water, a letto, in bici, al lavoro, ai mari e ai monti… in tasca, in mano. A testa bassa. Paesaggio umano smisuratamente  social . Ognuno di noi al guinzaglio del proprio  smartphone . Ad ogni latitudine, più o meno. Ad ogni età, neonato e pensionato, per ogni sesso. Super intersezionale. La psichiatria, che ha il naso fino, ha inventato il  problematic smartphone use   (PSU)   Ma quale  problematic ?  Obvious smartphone use . Non è un gingillo, è una Lampada di Aladino dai mille favori.  È  un  e ssere  più che uno  s trumento  t ecnico . Non sono un  f ilosofo e torno a
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BESAME MACHO

  BESAME MACHO manuale di maschiologia comparata

RESTIAMO UMANI N. 10

  credits THE SOUND OF GAZA Non è una nuova band, è, letteralmente, il Suono di Gaza. I raid israeliani in forma di bombardamento elencati con i gentili nomi dati da Israele formano un Haiku grazioso: Arcobaleno    e     Giorni di penitenza 2004 Piogge estive     e    Nuvole d’autunno 2006 Inverno caldo 2008 Piombo fuso 2009 Colonna di nuvole 2012 Margine di protezione 2014 Guardiani delle Mura 2021 Nella fase precedente il 7 ottobre il sound of Gaza era questo :  un ossessivo ronzìo ad alto volume generato dai droni di “sorveglianza” israeliani. Iniziata la rappresaglia Spade di ferro dopo quella data, il concerto si è trasformato nelle deflagrazioni a tappeto dei bombardamenti, dei droni armati, dei caccia e nei boati del crollo dei palazzi.  Si è completato con questi altri suoni: lascia che ti dica, amico mio, che non conosco più il sapore del sonno. I corpi dei bambini, le urla dei feriti e le loro   immagini intrise di sangue non mi abbandonano mai. Le grida d

Restiamo Umani n-9

Restiamo umani n. 9  NECROPOLITICA QUOTIDIANA Hanno diritti i morti? diritti (appena appena ) umani ? Diventare merce da morto è l'inferno   Il 7 aprile scorso è morto da detenuto Walid Daqqa . Ha trascorso 38 anni nelle carceri israeliane. Aveva 62 anni e un tumore al midollo osseo. Cittadino israeliano appartenente alla minoranza arabo-palestinese. Nel 1986 era stato arrestato con l’accusa di essere, in quanto dirigente del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina [FPLP], il mandante del rapimento e poi dell’uccisione del soldato israeliano Moshe Taman, avvenute due anni prima.   I parenti hanno saputo dai media della sua morte. Il cadavere non è stato loro consegnato. La famiglia ha comunque organizzato una cerimonia funebre nel giardino disponendo le sedie, ma è intervenuta la polizia che ha sbaraccato tutto. Più tardi è stata eretta la consueta tenda da lutto e di nuovo la polizia è intervenuta arrestando alcuni presenti . Non è una prescrizione biblic

KADARE'

Ismail Kadaré molto giovane MAESTRO DI MITOLOGIE COLLETTIVE E PERSONALI                                                           l'ho  pubblicato su         8 luglio 2024  È morto il primo di luglio  Ismail Kadaré , albanese, aveva 88 anni. Maestro di mitologie collettive e personali, su cui ha costruito la lettura del mondo e di se stesso.  Mitologie plausibili e non semplici fandonie. Ha scritto moltissimo, romanzi, saggi e raccolte di poesie. Buona parte della sua sterminata opera è stata tradotta in italiano oltre che in un gran numero di lingue non solo europee, spesso avendo come base una traduzione francese invece che l’originale. Anche in Italia, nonostante l’albanologia sia particolarmente sviluppata in alcune università. Una produzione così cospicua non può che avere i suoi alti e bassi, ma Kadaré si fa comunque leggere così come appare, affascinando per gli intrecci di  storie entro contesti storico-culturali diversi. Il miracolo avviene fin dal suo primo capolavoro,  I

invisibile silenzio strategico

INVISIBILE SILENZIO STRATEGICO C’è una guerra, atroce in modo del tutto speciale. Eccidi, esecuzioni e stupri di massa, bombardamento di paesi, pulizia etnica spietata. E’ iniziata 14 mesi fa, ha generato   7.1 milioni di sfollati interni e   1.8 milioni di rifugiati e richiedenti asilo al di fuori del Paese [ UNHCR ] e oltre a 15.000 o, più probabilmente, 150.000   morti [v. International Rescue Committee ]. 25,6 milioni di persone si trovano in condizioni di fame acuta [ Nazioni Unite ].   Cifre ruvide che nascondono gli esseri umani invece di mostrarli.  Siamo in Sudan.   E’ atroce in modo speciale questa guerra, anche perché parla esplicitamente di noi, del nostro modo di guardare il mondo. Non è un problema di ottica, ma di diritto autogenerato di selezionare ciò che merita e ciò che non merita il nostro sguardo.  Una guerra che devi cercarla con il lanternino su media di qualsiasi tipo, compresi i loquaci ed intasati social .  A cui corrisponde il nulla.  Nessuna mobilitazi