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I sogni di Netanyahu


RESTIAMO UMANI n. 7 
I SOGNI DI NETANYAHU
                                     Lola Dupre, Studio per The New York Times Magazine

I sogni di Netanyahu

Non sogna Netanyahu. I sogni sono incontrollabili, non puoi bombardarli. Ha però degli incubi anche diurni che non riguardano i suoi crimini di guerra a Gaza, bensì la possibilità di essere giudicato, quando tutto sarà finito, da un facsimile della Commissione Winograd che valutò non all’altezza l’operato del governo e dell’esercito israeliani nella guerra contro il Libano nel 2005.

Bibi, sei stato un incapace e un cialtrone, gli toglie il sonno e la serenità. Ancora di più gli agita le notti l’accusa di aver coccolato per anni Hamas, per contrastare, pensava il furbastro, l’Autonomia Nazionale Palestinese, e prima ancora il satanico Arafat, che pretendevano uno Stato Palestinese.

 

Perché prendersela solo con lui? Cosa sognano i ministri del suo governo? Quelli dichiaratamente fascisti e quelli un po’ meno? Temo di saperlo. E il Parlamento, la Knesset, che all’unanimità, destra, sinistra, centro, diagonale, ha votato per i bombardamenti? Sogni d’oro, sembra.

 

Una notevole porzione di israeliani scende in piazza inviperita contro Netanyahu, è corrotto, vuole una magistratura asservita, se ne fotte degli ostaggi in mano ad Hamas, ma la medesima piazza non batte ciglio quando i suoi coloni assaltano i palestinesi in pogrom programmati a tavolino e lo sterminio di Gaza è diventato un brusio di fondo a cui ci si abitua in fretta. Disturba il sonno a pochi. 

 

Netanyahu e gli altri non sono, purtroppo, eccezioni. Provocare devastazioni, agire con violenza estrema è un eccitante che fa godere. E’ un erotismo diffuso sul pianeta. Vanta anche un nome: sadismo, difficile da separare dal potere e dai suoi strumenti, eserciti, polizie, carceri, burocrazie.

 

Si scoprono a Gaza fosse comuni con centinaia di corpi: l’Unione Europea ha chiesto per ben mezz’ora un’indagine indipendente mentre J. Biden ha minacciato Netanyahu, se non darà una spiegazione coi fiocchi, di non mandargli il consueto panettone a Natale, se sarà di nuovo USA President Santo Protettore di Israele.

 

Antisemita!

È il mantra planetario che farebbe ridere se non fosse tragico per la verità e la falsità che contiene, a pari merito.  

Fondare l’esistenza di un popolo sullo Stato, ossia sull’ingranaggio del potere, è l’essenza dell’ideologia fascista. A qual pro tenere in vita un popolo ebraico la cui sostanza non sia altro che una sovranità ebraica, una bandiera ebraica,  un governo ebraico, un esercito ebraico e tutti gli altri accessori del cannibalismo nazionalista? Scriveva nel 1969 Jeshajàhu Leibowitz a Gerusalemme.

Oggi, 2024, tutti i cittadini e le cittadine israeliane hanno l’obbligo di prestare il servizio militare, esclusi gli israeliani arabi (2 milioni), cittadini di serie B, e gli israeliani ebrei ortodossi, cittadini premium. Ma per questi ultimi la pacchia è (forse) finita, stante una sentenza della Corte Suprema.

Sia come sia, lo Stato Israeliano prevale sui rimasugli dell’Ebraismo. La società israeliana è composta di ebrei la cui stragrande maggioranza ha troncato i propri rapporti con l’intrinseca sostanza del popolo ebraico storico, la quale altro non era che l’Ebraismo.  Si sta qui formando un popolo nuovo, sintetico, privo di una specifica e originale sostanza – un popolo la cui peculiarità nazionale è rappresentata unicamente dalle proprie strutture politiche: non il popolo ebraico che edifica il suo Stato ma uno Stato che si crea il suo proprio popolo. Nella coscienza collettiva di questo popolo vi è quindi un unico contenuto di valore: lo Stato…lo Stato diviene esso stesso fine, valore supremo, e la realtà nazionale trova espressione unicamente nel nazionalismo e nel patriottismo, religione di questo popolo. Il quale popolo in mancanza di altri contenuti ideali e spirituali si raduna compatto attorno alla bandiera, all’esercito, alla potenza politica, all’eroismo di battaglia e di conquista – i valori fascisti” scriveva ancora Leibowitz nel 1974.

Antisemita?

 

Il maestro Massimo

Già c’erano avvisaglie, ma non ancora lo scontro generalizzato nelle università degli Stati Uniti e non solo. Qualche quisquiglia in alcuni atenei italiani a proposito della cooperazione con università israeliane su progetti “militarizzabili”. Prontamente manganellate dalle forze dell’ordine molto sensibili al tema. Ed ecco apparire il nostro massimo maestro di pensiero, Massimo Cacciari, a dire la sua [La Stampa, 8 aprile 2024 - vedi sotto] e trasformarla in Tavola della Legge per ogni futura dichiarazione in merito.

Cosa ci comunica M.C.? La ricerca scientifica è globale per natura. Oibò! Può piacere o no, ma lo spirito scientifico vola dove vuole. Caspita! Da piccolo mi avevano insegnato che era una cosa più teologica che soffiava qua e là. L’avranno sostituita senza che me accorgessi. Poi M.C. richiede che  si aumentino le borse di studio per studenti stranieri. Giusto! Gli Erasmus si allarghino ai paesi orientali e medio-orientali. Bravo! Io li allargherei perfino ai paesi africani. Anzi, che dico?, li allargherei a tutte e dieci università di Gaza, se non fossero ormai mucchietti di pietrisco per bulldozer. Questo non diteglielo a M.C. perché poi ci sta male, gli rovina l’Oikos e tutto va in Krisis. Seguono una serie di consigli paterni agli studenti, contro chi manifestare, con chi discutere e con chi no. Alla fine, l’avrei giurato, arriva il Logos che sistema tutto, e tutti quanti vissero felici e contenti.


Del vero problema che ponevano le manifestazioni studentesche italiane, cioè del ruolo della ricerca a fini militari delle università israeliane, non c’è traccia, non perché M.C. sia d’accordo nel farla comunque questa ricerca (ubi vult), ma perché non ne sa proprio niente e tuttavia scrive, parla, parla, scrive, ammonisce, deplora qualsiasi cosa, pur di stare sotto le luci della ribalta.


Hamas e i corpi delle donne

Tutte, tutti abbiamo visto, credo, il video di Shani Louk, ragazza israelo-tedesca. 7 ottobre, scorso. C’è poco da aggiungere, l’aria era quella. Molto viriloide.

Zeitun  è una piattaforma e una newsletter settimanale che denuncia ogni gesto di oppressione di Israele contro i palestinesi. Lo fa in modo, a mio parere, un po’ ossessivo rischiando di dimostrare soprattutto l’onnipotenza di Israele stesso.

Qualche settimana fa ha offerto la traduzione di un articolo tratto da Mondoweiss e firmato da Rete di solidarietà femminista per la Palestina (?):

Ecco cosa dice in realtà per conto dell’ONU Pramilla Patten nel suo rapporto sulle violenze sessuali del 7 ottobre e lo introduce così:

l rapporto dell’ONU sulle violenze sessuali del 7 ottobre non ha evidenziato prove di stupri sistematici da parte di Hamas o di qualsiasi altro gruppo palestinese, nonostante i media abbiano ampiamente riportato il contrario.

Al che ho tirato un sospiro di sollievo, non erano stupri sistematici, ma solo dei chi capita capita. Penso che sia stato di conforto anche alle donne violentate saperlo.

L’Operazione Al-Aqsa Flood-Alluvione Al-Aqsa, come Hamas  ha etichettato il pogrom del 7 ottobre, può andare orgogliosa di sé.

 

 








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