Ha 23 anni
Baldi Moussa e viene dalla Guinea e uno si chiede dove cazzo sta la Guinea. Lui
lo sa, è un cittadino di quel paese e vuole andare in Francia. E’ anche un negro il che non facilita.
Quindici
giorni fa stava a Ventimiglia in attesa di varcare il confine.
Un famoso e
ambiguo filosofo italiano direbbe che era lì in riva al mare con la sua nuda vita, che a me pare una cretinata.
Era una vita completa la sua, fatta
di pensieri, ricordi, affetti e soprattutto aspettative. In realtà nessuno
l’aveva provvisto di un pezzo di carta con su scritto nome e cognome e licenza
di soggiornare.
C’è chi dice
che Baldi stesse chiedendo l’elemosina nei pressi di un supermercato e chi dice
che volesse addirittura fottere un cellulare. Sia come sia, la Giustizia
italiana si è prodigiosamente personificata in tre coraggiosi e regolari maschi
italiani che l’hanno linciato, come si vede bene qui.
Una roba all’americana, tipo Ku Klux Klan, per sopperire agli annosi ritardi
della giustizia dei tribunali.
Dopo
l’ospedale di Ventimiglia Baldi è stato
trasferito in una cella del Cpr di Torino che, per chi ha fatto il militare,
suona male perché significava –non so oggi- Cella
di punizione di rigore, invece è l’affettuoso acronimo di Centro di Permanenza per il Rimpatrio.
Cioè, per intenderci, un carcere, anzi, peggio, perché in un carcere qualche
servizio di base viene fornito.
In cella
Baldi si è chiesto più volte che ci
faccio qui? Ma non essendo uno scrittore famoso che trasforma in bestseller
le sue esperienze, non è riuscito a darsi una ragione. Non è chiaro se la
domanda se la siano posta anche brigadieri, marescialli, vicequestori ecc. che
lì l’hanno sistemato. Nel caso, l’hanno sicuramente trovata negli ineccepibili
fascicoli dei regolamenti dello Stato di Diritto.
Siccome
nella cella d’isolamento i muri non rispondevano alla sua domanda, Baldi Moussa
ha arrotolato il lenzuolo in dotazione e si è impiccato.
Torino, 21
maggio 2021
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