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ANTENATI/E IGNOTI/E



bruno munari, la presenza degli antenati 


           claudio canal

antenati ignoti/antenate ignote

n. 1

febbraio 2021


Un infinito desiderio di amicizia è scritto sui gradini che scendono verso l’acqua di un canale nel centro di Amsterdam. Una scalinata di pietra rosa  per ricordare gay e lesbiche uccisi nei campi di sterminio nazisti. La frase è tratta da un romanzo di Jacob Israel de Haan, nato nel 1881 in una famiglia ebreo ortodossa.  

Collabora al giornale socialista, da cui viene licenziato perché omosessuale. Nel 1904 scrive un romanzo ambientato in un quartiere popolare di Amsterdam, primo romanzo apertamente omoerotico. Qualche anno dopo torna al giudaismo, va in Russia per sostenere i diritti dei detenuti, a Londra a trovare Oscar Wilde in carcere. “I miei peccati sono i peccati di Dio in me”. 

Nel 1919 emigra in Palestina e si unisce all’organizzazione ortodossa Agudat. Continua la sua collaborazione a pubblicazioni olandesi e inglesi. Molto critico verso il sionismo, svolge consulenze giuridiche per i palestinesi. 

Il 30 giugno 1924 viene ucciso da Awraham Tehomi (1903–1990), che agisce per conto dell’Haganah, le forze paramilitari sioniste durante il Mandato Britannico,  nucleo del futuro esercito israeliano. L’assassinio viene attribuito agli arabi per ragioni legate alla sua omosessualità. 

Solo sessant’anni dopo Tehomi dichiarerà alla televisione “Io ho fatto ciò che l’Haganah aveva deciso che si doveva fare. E niente si faceva senza l’ordine di  Yitzhak Ben-Zvi [secondo presidente di Israele]. Non ho rimorsi perché De Haan voleva distruggere la nostra idea di sionismo”.



 “Perciocché, se siamo loro inferiori d’autorità, ma non di merito, questo è un abuso, che si è messo al mondo, che poi a lungo andare si hanno fatto lecito e ordinario…

Gli uomini vogliono che anzi noi siamo le ignoranti e le pazze; e che non siamo buone a nulla; e ben dicono il vero, che facciamo da pazze in questo a soffrire tante loro crudeltà e non fuggiamo quanto dal fuoco la loro tacita e continua persecuzione e l’odio particolare, c’hanno contra di noi. 

E non crediate che contra il nostro sesso solo siano tali, che ancor tra loro stessi si ingannano, si rubbano, si distruggono e si cercano d’abbassar e di rovinar l’un con l’altro; pensate quanti assassinamenti, usurpazioni, giura­menti falsi, bestemmie, giuochi, crapula e tali vizi che commettono tutto il giorno. … di modo che, se non perdonano a loro medesimi, che si sprezzano e si rovinano considerate quello che sono verso di noi. O ci siano padri, o fratelli, o figliuoli, o mariti, o amanti, o altri conoscenti in ogni grado ci offendono, ci abbassano e quanto possono s’ingegnano di confonderci ed annichilarci…

…Deh poveri uomini – disse allora Cornelia – quanto la errano essi a non far stima di noi, noi governamo lor la casa, la robba, i figliuoli e la vita e senza noi vaglion niente e non sanno far un servizio, che sia bene; cavateli da quel poco di guadagnar che fanno, di che son buoni? Come starebbon se noi non gli attendessimo? E con che amore? …

Guai al mondo se non vi fussero le donne, non vi sarebbe alcuna allegrezza, alcun ornamento, alcun ristoro di tante miserie…”

 

Moderata Fonte ovvero Modesta Dal Pozzo. Nasce a Venezia nel 1555, scrive il poema Tredici canti del Floridoro. Muore a 37 anni di parto del quarto figlio nel 1592. 

Nel 1600 esce postumo Il merito delle donne, dialogo tra sette donne che discutono sulla loro condizione senza haver rispetto di uomini che le notassero o le impedissero.

 


consigliabile l'ascolto di Sonata in dialogo detta la Viena, Bergamasca, di Salomone Rossi - 1570/1630 - musicista ebreo di Mantova


 

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