micro esame
di storia
- Quali sono stati in Italia i tracolli politici e
sociali del secolo scorso? I naufragi
supremi dell’organizzazione sociale? - Presto detto, risponde lo studente giudizioso,
Caporetto e l’8 settembre 1943.
testimonianza, novembre 2020
Sono
Covid-positiva da quasi tre settimane. Nessuno mi contatta per fare il tampone.
Il numero della ASL di Torino dedicato all’emergenza Coronavirus ha il telefono
staccato, un disco ripete da giorni "dato l'elevato numero di richieste
non possiamo gestire la telefonata" e riattacca, il numero verde 1500 dice
di essere un semplice centralino informativo, per l’operatività bisogna sentire
la ASL o il numero verde della regione Piemonte. Questi ultimi mi avvertono che
la figura di interfaccia tra me e loro deve essere esclusivamente il medico
curante e il mio medico ci mette 3 giorni a rispondere ai miei tentativi di
contatto.
Non posso andare a fare il tampone a piedi perché in quanto positiva mi è
vietato uscire di casa, non ho l'auto per andare in un drive through. Anche
ipotizzando che qualcuno mi presti l'auto, a Torino gli unici drive through
sono solo su appuntamento stabilito dalla ASL, che non mi ha mai contattato né
riesco a contattare.
La soluzione sarebbe un tampone domiciliare, ma come organizzarlo se nessuno mi contatta e non riesco a contattare nessuno?
Come avviene
sempre quando il pubblico vacilla, mi rivolgo privatamente. Anche questo non è
possibile, ho chiamato 5 studi e tutti mi rispondono che se sono positiva
l’accesso in clinica è severamente vietato, ma a domicilio non ne fanno. Devo
aspettare “La Chiamata”, mi ripetono ossessivamente.
Dopo 16
giorni di isolamento, un numero della ASL finalmente mi contatta. È per il
tampone di controllo, penso entusiasta.
No.
“Volevo
informarla che il suo tampone è positivo, deve darmi i nomi di tutti i suoi
contatti per metterli in isolamento”. Quando insisto seccata che il tampone
risale a 16 giorni prima, che ovviamente ne ero già informata e che avevo già
fatto da sola il tracciamento dei miei contatti, i quali ormai hanno già finito
il loro periodo di isolamento, l’operatrice non sa più cosa rispondere. “Va
be’, mi dia giusto il nome del suo fidanzato, qualcosa devo pur scriverla…”
Quando
finalmente dopo giorni riesco a sentire il medico curante, sconsolato mi
risponde che non ha ricevuto informazioni chiare su come va prodotto un
certificato di fine isolamento dopo 21 giorni. Strano, un altro medico di base,
a una mia amica positiva, ha assicurato che dopo 21 giorni sarà libera dall’isolamento,
in automatico e senza alcun certificato.
Ai miei contatti recenti, che avevo provveduto da sola ad avvisare (“il contact tracing” efficiente, già), non va tanto meglio:
- a una serie di persone con cui avevo bevuto una birra in un bar, l'1500 risponde
che non sussistono i motivi per una quarantena: il contatto non era a rischio,
o non troppo (a quanto pare bere una birra al bar non è un contatto a rischio,
allora perché abbiamo chiuso i bar?).
- alcuni
sono stati mandati dai propri medici di famiglia a fare il tampone trascorsi
neanche 3 giorni dall'ultimo contatto avuto con me, senza aspettare i 10 giorni
di attesa previsti dal decreto e dunque col rischio di avere un esito falso
negativo
- alcuni sono stati inseriti dai propri medici di famiglia nel “Portale”, in
presunte liste d’attesa di tampone, e mai richiamati, come me
- alcuni aspettano il tampone, o il suo l'esito, da più tempo della durata del
loro isolamento fiduciario, e i datori di lavoro non hanno idea di come
configurare legalmente la loro assenza
- A
Chivasso si dorme in auto dalle 2 di notte per fare un tampone alle 11 di
mattina
- ad
alcuni è stato detto che un esito negativo del tampone corrisponde
all’immediata fine dell'isolamento fiduciario, ad altri che dovevano in ogni
caso rimanere in casa almeno 10 giorni anche se negativi, ad altri ancora fino
a14
- ad una
conoscente, la ASL ha scritto una terrificante e-mail in cui dichiaravano che,
nonostante il tampone negativo, doveva rimanere comunque 14 giorni in
isolamento fiduciario ma che “nel frattempo aveva il permesso di recarsi in
ufficio”. Controsenso ritrattato dalla ASL stessa dopo alcuni giorni e tanta
insistenza della “assistita”
- ad alcuni è stato detto che finito il periodo previsto e con esito negativo
del tampone, potevano essere reintegrati immediatamente in ufficio, ad altri è
stato detto che per il rientro serve un certificato scritto dal proprio medico
curante. Altri ancora questo certificato devono andarlo a chiedere alle ASL di
competenza, che tutti hanno difficoltà a raggiungere telefonicamente o via
mail. Secondo altri ancora, bisogna rivolgersi al SISP.
- Ai miei contatti con figli inoltre va ancora peggio, nessuno si assume responsabilità di dire cosa fare dei bambini mentre tutti questi tempi si allungano (i pediatri non vogliono assumersi la responsabilità di decidere e ASL o SISP sono irraggiungibili). Bambini che restano settimane imprigionati in un limbo in cui non possono andare a scuola e non si sa bene cosa fare di loro.
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