Teatro Regio dopo l'incendio del 1936 |
Il "Regio" pesa terribilmente sul bilancio comunale come il figlio scapestrato su d'una famiglia borghese.
Questa affermazione, scritta nel 1912, continua: Onde, per evitare il disastro completo, finale, si mette ancora Wagner sul programma, che, a sentire alcuni miei amici, "fa dormire". Ma andare a sentire Wagner è bon ton.
Curt Seidel si chiamava l'autore di queste righe, giovane tedesco critico d'arte, residente a Torino dal 1905 al 1912, in un libretto scoppiettante intitolato Torino mia. Impressioni di uno straniero, Tipografia Mittone, con xilografie di Nicola Galante.
Lo sguardo sulla città e i suoi abitanti è acuto e partecipe, ci sono le attraenze e i limiti vividamente scolpiti. E vidi il tuo Valentino nell'austera mestizia d'un dorato crepuscolo d'estate. E collo scendere dell'ombra, dalla luce soffusa - istanti solenni in cui tutte le anime si raccolgono- collo scendere dell'ombra sulle cose circostanti e su di me, l'anima mia errante che si travagliava dibattendosi tra dubbi e le illusioni, tra la viva gioia della vita ed il silenzio dell'eterna notte, trovò quiete e pace.
Si sarebbe suicidato proprio nel parco del Valentino l'anno successivo all'età di 27 anni, entrando inconsapevolmente nel pantheon dei musicisti rock , Jimi Hendrics, Janis Joplin, Jim Morrison, Kurt Cobain, Amy Winehouse...,morti alla stessa età. A cui aggiungo arbitrariamente Giovan Battista Pergolesi.
Il volumetto è una rarità bibliografica, si può tuttavia scaricare liberamente qui o in cartaceo nell'Almanacco Piemontese del 1975 edito dal meritorio Andrea Viglongo [1900-1986], amico e compagno di Gramsci e Gobetti.
La pubblicazione ha resistito fino al 2011 [e io ho fatto in tempo a collaborarvi].
L'importante rivista L'artista Moderno. Rivista illustrata d'arte applicata, edita a Torino [dal 1901 al 1935], dedica a Seidel un commosso fascicolo, il n. 22 del 1913, scaricabile qui.
Aveva una passione per Medardo Rosso, torinese, ma poco seguito in patria.
Così ne scriveva su L'Artista Moderno:
E' un peccato che Seidel non abbia potuto vedere l'evoluzione artistica dell'amico e, di fatto, coetaneo Nicola Galante. Sarebbe stata una meraviglia continua.
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