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RACKETE


Il ministro di polizia sbraita, ma la beatificazione di Carola Rackete avanza, com’è giusto, se pensiamo che l’ultimo comandante di nave di cui si ha memoria si chiamava Schettino. Si è incerti ancora sul titolo della canonizzazione: Antigone o donna con le palle?
Abbiamo adesso, noi dessinistra, un altro santo cui demandare le nostre ansie e la nostra impotenza. Abbiamo cioè un eroe [mi rifiuto di definirla un’eroina, non solo per l’evocazione della sostanza]. Effettivamente ci ha insegnato cosa significa essere determinati e coerenti.
Mi restano in sospeso due ma:
ma che fine hanno fatto gli ospiti della nave? Dove li hanno sbattuti? Qualche nome e cognome lo sappiamo? Stanno bene? Hanno bisogno di qualcosa o di qualcuno? Li rispediscono al di là del mare? Li rinchiudono in attesa di? Perché non sono al centro della rappresentazione teatrale cui abbiamo assistito? Vedo sui social dotte disquisizioni su quale articolo del codice richiamare per denunciare gli stronzi che la insultavano allo sbarco o sulla consistenza della vetroresina della barca della finanza. Carola Rackete [non Carola, non siamo stati all’asilo insieme né condiviso una quattro stagioni da Gennaro Esposito] adesso che puoi, fa’ il tuo primo miracolo: dirigi lo sguardo di noi dessinistra dalla parte giusta.
Ma perché quando la Sea Watch era in attesa davanti al porto di Lampedusa nessuno, nessuna associazione, ONG, cooperativa, chiesa… ha noleggiato tre o quattro pescherecci, qualche barca a vela, barchetta a remi o pedalò e imbarcato fino al porto i migranti? Perché avrebbero arrestato i “comandanti”? Bene, ci saremmo autodenunciati a migliaia così come avremmo partecipato alla raccolta fondi per il noleggio dei natanti. Un gesto finalmente collettivo. Una santa in meno nel martirologio dessinistra


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