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UN BAR SENZA BARBARIE


       UN BAR SENZA BARBARIE


Lo scorso 28 agosto  sono stato in un bar di Ventimiglia. Vicino alla stazione. 
Si chiama Hobbit, di tolkeniana memoria. 
Niente di speciale, un po’ dimesso. 
Vi approdano giovani esistenze africane, per un caffè, un panino, una chiacchiera, una toilette, una richiesta di informazioni. Anche niente. Gli basta star lì a girovagare con la mente, in attesa di passare in Francia. Cioè mai. 

Delia, la proprietaria serve il caffè e serve le parole. 
L’Europa, la Francia, l’Italia con la bava alla bocca non sanno che esiste Delia e il suo bar. Quelli che lo sanno l’hanno messa in quarantena. Qualcuno, più coraggioso, le sputa addosso.


Per questo, chi passa da quelle parti, vada a prendere un panino e una birra. Un panino non slowfood, una birra non artigianale. 
Chi non passa da quelle parti ci vada apposta. Farà felice se stesso.



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