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 ROHINGYA TRA MYANMAR E BANGLADESH

Era tutto annunciato da tempo: un popolazione dello Stato Rakhine già Arakan nella parte occidentale del Myanmar già Birmania  non ha mai visto riconosciuti i suoi diritti di cittadinanza. Una popolazione di religione musulmana con una lingua appartenente al ceppo indoeuropea. Questa popolazione si autodefinisce Rohingya ed è invece definita Bengali sia dallo Stato birmano sia dal resto della popolazione. È vietato chiamarli con il loro nome.  [La stessa commissione d’indagine guidata da Kofi Annan non usa mai Rohingya].

Una formazione autoproclamata Arakan Rohingya Salvation Army-Arsa, guidata da Ata Ullah, nato in Pakistan e formatosi in Arabia Saudita, ha sferrato alcuni attacchi alle postazioni dell’esercito birmano [Tatmadaw]  che ha risposto con la consueta brutalità. Morti, evacuazione della popolazione civile, sia musulmana sia buddhista. Salita della tensione.

La recentissima dichiarazione in video di Ata Ullah, pur scimiottando scenografie qaediste, si rivolge alla “comunità internazione” affinché difenda i diritti dei Rohingya, perché imponga al governo birmano la reintroduzione delle ONG internazionali che sostenevano la popolazione, perché osservatori internazionali si rechino in loco a constatare la situazione. Niente a che fare con il radicalismo islamista, per ora.

Sui media italiani se ne leggono e vedono di tutti i colori. Qualche minuta precisazione:

      Lo Stato Arakan/Rakhine ha una storia ricca e complessa che risale al IV secolo a.C. intrecciandosi con quella del SudEst Asiatico, delle popolazioni vicine, del colonialismo inglese, dell’occupazione giapponese ecc.
     
     I Rohingya sono musulmani, ma non tutti i musulmani di Myanmar sono Rohingya.
     
      Nello Stato Rakhine/Arakan non tutti i musulmani sono Rohingya, che, su una popolazione complessiva di 3,1 milioni sono un milione.
     
     Nel confinante Bangladesh ci sono più di 400.000 rifugiati Rohingya che il governo considera intrusi e rispedisce appena può in Birmania il cui governo li considera clandestini.
     
     Il nazionalismo birmano di stampo buddhista ha una rilevanza crescente nella politica del paese, anche nelle sue frange xenofobe e fascistoidi.
     
     Aung San Suu Kyi è consigliera di Stato, un ruolo inventato apposta per lei, non previsto dalla costituzione e quindi labile. I ministeri chiave sono in mano ai militari.
     
     Non mancheranno spunti a papa Francesco durante la prossima visita in Bangladesh e Myanmar a fine novembre.

Per qualche veloce approfondimento rimando a:

Per un approfondimento meno veloce:



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