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SYKES-PICOT





il 16 maggio 2016  ho pubblicato su

IL MEDIO ORIENTE DI SYKES E PICOT CENT'ANNI DOPO

Che cosa resta dei confini tracciati con le matite colorate? La sfida dell’Isis e la proposta di due bambini

Claudio Canal
da LIMES
                                      Ci sono coppie che hanno fatto la storia: Romolo e Remo, Antonio e Cleopatra, Stanlio e Ollio, Cip e Ciop. Tra queste, Sykes e Picot. Ricorre il 16 maggio il centenario dell’Accordo che prende il loro nome. Sarebbe diverso il Medio Oriente se non ci fosse stato questo accordo? C’è chi lo sostiene.
Ma chi erano i due? Consiglieri diplomatici dei loro governi, rispettivamente Gran Bretagna e Francia, avevano ricevuto l’incarico, con il benestare della Russia, di stabilire sulla carta le reciproche zone di influenza in Medio Oriente a guerra terminata. Anche se la guerra era nel pieno della carneficina su tutti i fronti e non era ancora chiaro chi sarebbero stati i vincitori. L’Impero Ottomano era comunque agonizzante. L’Italia aveva dato il suo fattivo contributo dichiarandogli guerra nel 1911 per conquistare la Libia. Si trattava dunque per le potenze europee di spartirsi la torta.
Sykes e Picot mai avrebbero sospettato – ma chi l’avrebbe immaginato allora? – che cent’anni dopo, nel 2014, una forza politico-militare imbevuta di teologia apocalittica avrebbe dichiarato la fine del loro accordo? E l’avrebbe fatto con un video, una film, come si diceva, in cui un cileno parlando inglese innalza la bandiera nera dell’ISIS e mostra le sue prodezze belliche.qui
                          Erano tutti e due, Sykes e Picot, conoscitori dell’area, ma di più Mark Sykes,
Mark Sykes
baronetto di Sua Maestà, amico di T.E. Lawrence “d’Arabia”. Nel 1915 scrisse anche un libro intitolato L’ultima eredità del Califfato. Pochi anni dopo, nel 1919, sarebbe morto non ancora quarantenne durante i colloqui di pace a Parigi a causa della “spagnola”, l’influenza che tra il ’18 e il ’20 fece cinquanta milioni di morti. Nel 2008 la sua salma fu riesumata alla ricerca del terribile virus. Meno agitata la vita e la morte (1951) dell’avvocato François Georges Picot, ricordato soprattutto per la pronipote attrice in un film con Woody Allen. 
Georges Picot
                    La coppia storica si era messa subito al lavoro con righello e matite colorate: zona rossa, zona blu, marrone ecc. a identificare le aree di influenza britannica e francese. L’accordo doveva restare segreto, pura espressione del cinismo imperialista delle allora grandi potenze. Ma la rivoluzione di ottobre in Russia scombina le carte. I bolscevichi vanno a frugare negli archivi e scoprono l’inciucio che si precipitano a rendere noto sulla Pravda nel novembre del 1917, cui segue poco dopo The Guardian.
Alcuni dei punti dell’accordo saranno modificati nei trattati di pace successivi. Per esempio, quello di Sèvres del ‘20 tra Francia, Gran Bretagna, Usa e Impero Ottomano, raccomandava la formazione di uno Stato Kurdo che, come sappiamo, è ancora da venire.
                               Non creava Stati il Sykes-Picot, stabiliva la geografia delle influenze politiche e commerciali: una sfera britannica su ciò che oggi chiamiamo Iraq, Giordania, Israele/Palestina e una francese sugli odierni Libano e Siria. Il “mondo arabo” non aveva atteso l’imbeccata europea per sviluppare l’idea e la pratica dello Stato, come in Marocco, Tunisia, Egitto, Yemen. L’accordo S-P definiva le influenze e le interferenze coloniali, ma i confini, come li preciserà la conferenza di Sanremo, non erano totalmente arbitrari, stavano su configurazioni che avevano una propria consistenza storica e si disponevano su società con popolazioni plurali, diverse per religione, lingua, storia, molto mescolate tra di loro. Risulterà sempre problematica l’idea di uno Stato monoetnico all’europea, soprattutto avendo alle spalle secoli di architettura statuale completamente diversa. I confini, nel millet ottomano, erano religiosi, non geografici. Un’altra cartografia mentale.
Ha ragione dunque l’Isis a proclamare raggiante la fine dell’Accordo Sykes-Picot? Non credo. Era morto già da alcuni decenni, trasformato da colonialismo in dispotismo di oligarchie fondate sulla repressione e la paura. Alla fine sepolto dalle “guerre umanitarie” che hanno devastato l’area rossa, blu, gialla, verde, marrone e di altri colori non previsti dal S-P.


P.S. Syke, bambina siriana e Pico, ragazzino iracheno, sono stati convinti a mettersi attorno ad un tavolo con grande carta geografica e pennarelli multicolori a lato. Incaricati, nel centenario, di stipulare un Nuovo Accordo S-P, hanno al termine dichiarato: mille miliardi di dollari sono stati spesi per la guerre in Medio Oriente in questi anni. Ne vogliamo altrettanti: 500 per ricostruire le case nella Zona Rossa, Siria e dintorni, così come le abbiamo disegnate, poi giardini, scuole, pasticcerie, ospedali, campi di calcio, piscine e parchi giochi. 500 per Zona Blu, Iraq ecc. come sopra, in più fabbriche di biciclette, play station e gelati alla panna. Zona Verde, Israele, una squadra di psichiatri per salvarlo da se stesso.

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