Passa ai contenuti principali
Su Il Manifesto  di sabato 6 dicembre 2014 ho pubblicato la recensione alla Cantata scenica LO STRIDERE LUTTUOSO DEGLI ACCIAI. Lo ripubblico qui, senza i refusi e i tagli ormai d'obbligo
A pronunciare ad alta voce Thyssen Krupp Acciai Speciali si produceva un effetto non gradevole anche prima della tragedia del 2007 a Torino, figurarsi dopo.  Sette operai bruciati vivi dalla fuoriuscita  di olio bollente. Si può rappresentare l’inferno nel Duemila?
              A questa domanda risponde Lo stridere luttuoso degli acciai Cantata scenica per soprano, voce recitante, voci su nastro, ensemble e live electronics, andata in scena in prima assoluta lo scorso giovedì  4 e in replica fino a domenica 7 pomeriggio , in perfetta ricorrenza dei giorni infernali, al teatro Astra di Torino. La musica è del compositore mantovano Adriano Guarnieri, il testo del poeta Giorgio Luzzi.
             La notte ho dormito un sonno disordinato. L’inferno della scena ha fatto il suo lavoro e più che lo schermo-sudario dietro cui si agitano ombre umane e nomi operai, fuochi e fiamme industriali, è stata l’immanenza del suono a non lasciare scampo. Un piccolo ensemble di cinque strumentisti, pianoforte, flauti, violoncello, percussioni, trombone, diretti da Pietro Borgonovo, si incarica di trasformare in materia sonora la faida tra verità e menzogna della Thyssen Krupp Acciai Speciali, gli implacabili violoncello e trombone strisciano tra i sedili degli spettatori e ti seguono anche quando un po’ spossato te ne esci. Sei a casa e ancora ti risuonano addosso, Thyssen Krupp Thyssen Krupp. Chi un po’ conosca altre composizioni di Adriano Guarnieri sa che questo è il contratto originario della sua musica, potresti anche alzarti e andartene dopo le prime due note, ma se resti dalla terza in avanti  l’incantesimo non ti abbandona più, vieni trascinato in mondi sonori inesplorati.  Lo stridere luttuoso degli acciai prevede una voce di soprano dal vivo, Sonia Visentin, spesso in un registro meravigliosamente post umano, mescolato ad una schiuma di voci che non sono altro che la sua campionata polifonicamente. Voci così infernali da risultare quasi angeliche, se è vera la storia di Lucifero, angelo decaduto ecc. Così si fa ingresso nella memoria, della Thyssen Krupp e di noi stessi, una voce così soverchiante che ponendo a giudizio l’ordine simbolico e la  gerarchia industriale  intacca anche altri ordini simbolici e altre gerarchie, di cui noi spettatori siamo membri.
                                    Quando sembrava che il mondo fosse nettamente diviso in bianco/nero, alto/basso le cantate si dividevano in sacre e profane, Lo stridere luttuoso degli acciai sarebbe stata senza dubbio riconosciuta come una cantata sacra. Il bellissimo testo di Giorgio Luzzi comincia così: Questa notte mi sento davvero come un vecchio treno/ ostacolato dagli ossi dei bisonti. In fondo alla strada, nei tralicci/ del mondo, la Thyssen-Krupp va a fuoco. La sua potenza poetica esplode in Morte, Vendetta, Lutto, Memoria, Classe, Speranza... Cioè  sacre santità novecentesche, non sappiamo quanto ancora attuali. Al momento, insostituibili e non sostituite.  Una voce recitante, Michela Mocchiuti, fa proprie alcune delle sette stanze di questo testo carnoso e visionario, le proclama, con la voce e con le unghie, perché in questa cantata niente è rappacificato. Non so se fosse nelle intenzioni degli autori, musicista, poeta, registi, ma il rimando ad altre morti sul lavoro, per il lavoro, per il non lavoro, ti viene in mente, nomi che hai dimenticato, situazioni che ricordi vagamente, battaglie che hai ammirato, altre che non sai più collocare. Nella Cantata di Guarnieri c’è un momento strumentale molto spoglio, oserei la parola: lirico, una forma di  war requiem, dove però i caduti non sono soldati combattenti, ma uomini/donne viventi la loro vita e risucchiati anche loro da un olio bollente di una thyssenkrupp diffusa che non perdona, una impalcatura, una polvere, un debito, una scossa elettrica, un ribaltamento,  una non-fortuna o in-fortunio Ma in quel filo/ che le separa, amara/ la classe torna a intendere il suo nome, / confuso coro, iroso tra i rossori.


messinscena Controluce Teatro d’Ombre - Cora De Maria, Alberto Jona, Jenaro Melendrez Chas / con Stefano Botti, Elena Campanella, Arianna De Angelis, Alice Corio e la collaborazione di Piccola Accademia del Teatro Ragazzi e dell’Animazione - FONDAZIONE TRG ONLUS / assistente alla messinscena Luca Zilovich / soprano Sonia Visentin / voce recitante Michela Mocchiuti / Icarus Ensemble: pianoforte Kumi Uchimoto, flauto Gabriele Betti, violoncello Marco Radaelli, trombone Cristiano Boschesi, percussione Gabriele Cappelletto / direttore Pietro Borgonovo / regia del suono e live electronics Tempo Reale (Francesco Giomi, Damiano Meacci) / sagome originali Cora De Maria / oggetti scenici Lisa Guerini / light design Simona Gallo / FONDAZIONE TEATRO PIEMONTE EUROPA con il patrocinio di Goethe-Institut Turin / in collaborazione con Tempo Reale (Firenze)

Commenti

Post popolari in questo blog

Restiamo umani n. 11

  RESTIAMO UMANI   N. 11                                                 Gaza, prima     Se affermi che a Gaza si sta compiendo un genocidio, gli Altri ti dicono che sei un antisemita. Se affermi che a Gaza non si sta compiendo un genocidio, gli altri Altri ti dicono che sei un fottuto sionista complice. Genocidio vocabolo di distrazione di massa. Io dico che a Gaza è in atto un massacro, un annientamento, uno sterminio. Può bastare? Ridico che il 7 ottobre è stato un pogrom con i fiocchi, dove i fiocchi sono stati i nepalesi, thailandesi, filippini, palestinesi israeliani,   assassinati o presi in ostaggio. Il resto sono 379 militari israeliani uccisi, in questo caso si chiamerebbe Operazione Militare , se non ci fossero 797 civili uccisi   -tra cui bambini e donne stuprate- e 251 persone rapite, si chiama Pogrom e no...

NETANYAHU E SABBATAI ZEVI

  Goya, Bobalicon NETANYAHU E SABBATAI ZEVI Siamo impotenti contro Netanyahu –Mileikowsky nome originale- e la sua gang di banditi al governo. Fanno quello che vogliono. Noi ci mettiamo a polemizzare se sia meglio usare il termine genocidio oppure gridare allo sterminio o all’annientamento o all’ecatombe.   Loro non hanno questi problemi linguistici. Hanno problemi logistici, come spedire droni a bombardare le tende, l’esercito a spianare Gaza con i bulldozer, i piloti a centrare medici, giornalisti e affamati, i coloni a condurre la guerra parallela per la terra in Cisgiordania, subdominio poco per volta gazificato.  Netanyahu & C. non hanno nessuna vergogna. Bombardare come si deve. Come fosse un rituale da portare a termine. Se ne fanno un vanto. I soldati cliccano ì selfies di fronte alle loro distruzioni e ridono a crepapelle. Gaza diventa la “Riviera Gaza” per ospitare il palazzinaro Trump che va matto per gli affari immobiliari, e i gazawi deportati in Sud Su...

IL CONCERTO ANGELICO

IL CONCERTO ANGELICO LA MUSICA PARADISIACA NELLA PITTURA MONREGALESE DEL QUATTROCENTO All’epoca, quali risonanze procurava nell’animo dei fedeli il concerto angelico dipinto nella cappella di San Bernardo a Castelletto Stura [Cuneo] ?         Risposta inarrivabile, naturalmente. Fuori delle possibilità di una concreta indagine storica. La domanda, tuttavia, potrebbe forse proficuamente orientare il nostro sguardo, se mantenuta come orizzonte interpretativo.         I fedeli hanno di fronte un Paradiso festoso concentrato sulla operante Trinità e su una Vergine incoronata Regina del cielo . Già questa centralità di Maria è debito alla fantasia spirituale e teologica, dal momento che i riferimenti neotestamentari sono scarsi e quelli per l’ Assunzione e l’ Incoronazione nulli. Il silenzio dei testi ha ispirato fin dai primi secoli le più diverse ipotesi speculative. Un complesso lavoro di allegorizzazione di figu...