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PEDAGOGIA DELL'ORRORE

PEDAGOGIA DELLA LIBERAZIONE


Mural della Scuola Normale Rurale di Ayotzinapa

C’è da noi solo una pallida eco degli avvenimenti messicani: 43 studenti scomparsi, sicuramente uccisi, sgozzati? bruciati? dall’esercito? dai narcotrafficanti?
Edgar Clement
Le vene aperte del Messico sono queste: 27.000 desaparecidos in 7 anni, più di 100.00 morti ammazzati. Siamo ai livelli dell’orrore argentino ai tempi della giunta militare di Videla, ma questo non pare toccarci granché. Per gli squartamenti, le decapitazioni, le crocifissioni non c’è bisogno dello stato islamico, in Messico va bene anche la devozione alla Vergine di Guadalupe o alla Santa Muerte. Per chi ha fegato, è sufficiente digitare decapitaciónes in google-immagini per constatare l'orrenda macelleria umana. Io ho resistito una frazione di secondo.
Il paese sembra prendere atto dello stadio finale in cui si trova dal momento che non si riesce più a distinguere criminalità e Stato. Uno Stato che dovrebbe processare se stesso.  Le manifestazioni che oggi attraversano il Messico lo affermano. Anche noi, che ne siamo passivamente complici, lo speriamo.
Le vicende sono note, per chi le abbia seguite. Per chi se le sia perse, qui

Chi sono questi studenti "normalisti"? Perché questo nome? Come in Italia, prima della riforma Gentile del 1923 che istituiva gli Istituti Magistrali, le Scuole Normali erano le scuole che formavano gli insegnanti delle scuole elementari. In Messico i normalisti sono gli studenti che frequentano le Escuelas Normales Rurales, attualmente in fase di riduzione per assenza di finanziamenti secondo i dettami dell'imperante neoliberismo sociale e pedagogico. Questo tipo di scuole, che risalgono agli Anni Venti in base ad un progetto del presidente  Lazaro Cardenas, si sono sempre più caratterizzate per una pedagogia sociale e radicale, per una critica "controegemonica" che non poteva non infastidire gli apparati dello Stato e quelli dei narcos. Di qui la loro criminalizzazione.

La scuola di Ayotzinapa, nello Stato di Guerrero, da cui venivano gli studenti scomparsi, aveva già subito violenze e repressioni proprio per la sua pedagogia "insurgente y libertaria": nel dicembre 2011 tre di loro erano stati uccisi dalle forze dell'ordine durante una manifestazione. L'elaborazione di una pedagogia della liberazione da parte di contadini diventati maestri per i contadini non poteva che essere di disturbo al narcostato locale. La teoria e la prassi ispirate alla pedagogia degli oppressi di Paulo Freire continuano ad essere un elemento incomodo e non addomesticabile se non con l'erogazione di pura violenza.

Questo grandioso retroterra di confronto pedagogico merita di essere conosciuto e ragionato. Qui di seguito alcuni materiali di diversa origine e calibratura:
due video di documentazione: 
Se si osserva l'iconografia dei murales si capisce perché sindaci e boss non sopportino le contestazioni di questi studenti.
Molti murales sono riprodotti quiVedi anche:qui


Una interessante rivista di temi pedagogici on line fa il punto sulla situazione

E' da seguire anche su altri temi, per esempio, nell'ultimo fascicolo, il commento e il rimando agli articoli di Yong Zhao, How Does PISA Put the World at Risk. Sana lettura anche per noi.  

Qui Miguel N. Rodriguez, partendo da un caso singolo, tenta di ricostruire i dilemmi del maestro rurale, tra posizione critica e cooptazione egemonica.

Diverse sono le ricostruzioni storiche del ruolo svolto dalle scuole normali rurali in Messico e in America Latina.
Qui: Gregorio de Jesus H. Grajales ne traccia un abbozzo problematico e sintetico.

Di impianto più accademico le due segnalazioni seguenti: 

Universidad Pedagogica Nacional : risorse digitali e qui moltissime riviste latinoamericane con libero accesso.
Ho trovato discretamente informativi e non banali i seguenti due volumi:
 

                               


 Il secondo aggiorna il lettore italiano sui progetti e sui conflitti delle politiche scolastiche in Messico, il primo esamina, tra l'altro,  il retroterra filosofico che contrappone la pedagogia universitaria a quella normalista: 

b. molto paludata:


aggiornamento 
8 aprile 2023    IL MANIFESTO

Ayotzinapa, il crimine di stato coperto dall’omertà dei militari 

MESSICO. Un nuovo rapporto accusa l’esercito messicano di nascondere informazioni sui 43 studenti scomparsi nel 2014. Gli infiltrati nella scuola, i legami con i narcos, le prove alterate: «Mancano 70-80 documenti»

Andrea Cegna

Il Gruppo indipendente di Esperti interdisciplinari (Giei) ha presentato il 31 marzo – il giorno in cui sarebbe dovuto terminare il suo lavoro d’indagine – il suo quinto report intitolato Una visión global sobre los hechos, los responsables y la situación del caso Ayotzinapa. Ciò che accadde a Iguala, la scomparsa di 43 studenti messicani, nella notte tra il 26 e il 27 settembre 2014, fu un crimine di stato.

ANGELA MARIA BUITRAGO e Carlos Martin Beristan hanno mostrato prove secondo cui «l’esercito messicano continua a negare l’esistenza di documenti e non risponde agli ordini presidenziali». I due rappresentati del Giei hanno anche ribadito che a causa della paura non si riesce a rompere il muro di silenzio necessario a risolvere il caso e così, nonostante ci siano «tante persone che sanno cose», non si trovano a ora nuove testimonianze. 

Il rapporto sostanzia maggiormente quanto rivelato nell’ultimo anno. Il documento, presentato in conferenza stampa nella sede della Commissione dei diritti umani di Città del Messico, ripercorre tutto quello che gli esperti indipendenti hanno potuto verificare dopo essere tornati operativi nel paese.

Viene evidenziato che «diversi membri dell’esercito erano legati a (il cartello) Guerreros Unidos» e che «allo stesso modo ci sono prove documentali recenti, del secondo semestre del 2022, in cui il ministero della difesa nazionale dispone che le risposte da fornire sul caso devono “essere concordate” tra le diverse realtà e “concesse nei termini che sono stati concordati”».

CI SONO EVIDENTI «prove tecniche che molti (militari, ndr) abbiano mentito sui loro movimenti», si legge nel punto 10 del rapporto, assieme a «ufficiali dell’esercito del Battaglione 27 e del Battaglione 41 che erano collusi con il traffico di stupefacenti, come si evince dalle intercettazioni telefoniche da Chicago, Usa, che indicano pagamenti e rapporti con almeno un comandante e un capitano e da dichiarazioni di testimoni protetti che hanno raccontato di come ricevevano denaro periodicamente in modo da permettere ai Guerreros Unidos di muoversi indisturbati, il che spiega, in parte, il ruolo avuto nella notte di Iguala, l’occultamento e la mancanza di protezione dei giovani nonostante le informazioni che erano in loro possesso».

Beristan ha aggiunto: «Sappiamo che ci sono almeno 80 o 90 documenti mancanti. Lo sappiamo perché abbiamo ricevuto documentazione delle intercettazioni che le autorità ricevevano quotidianamente dai tre infiltrati tra gli studenti». «Abbiamo avuto accesso a documenti che testimoniano la decisione interna di non dare altre informazioni, di dare come risposta che non c’è di più. Il Giei ha un documento che prova questo. È inaccettabile», ha aggiunto Beristan.

Questi documenti e queste prove non solo potrebbero determinare, secondo i due portavoce del Giei, le responsabilità sul caso ma potrebbero aiutare a capire dove i 43 siano finiti.

LA SCUOLA NORMALE rurale di Ayotzinapa fu infiltrata da almeno tre militari, uno è tra gli scomparsi, un altro – come si legge nel rapporto – il 27 settembre 2014 ha deciso di sospendere l’operazione perché «non più al sicuro». I tre davano informazioni giornalmente e nella notte del 26 settembre comunicavano in tempo reale con i propri superiori.

Il Giei continuerà a investigare fino al 10 giugno, quando presenterà le conclusioni di un lavoro portato avanti superando ostacoli istituzionali, al servizio dei genitori dei 43 desaparecidos e dialogando costantemente con la commissione Per la Verità su Ayotzinapa.

Un’indagine che ha obbligato le istituzioni a parlare di «crimine di stato», mostrando le responsabilità dell’esercito – e le sue compromissioni con il crimine organizzato –, del ministero della difesa e della procura, impegnati tra le altre cose ad alterare la scena del crimine nella discarica di Cocula, così come delle polizie e della politica anche a causa del loro «dialogo» con i gruppi criminali.

Il fantasma della notte di Iguala, senza la reale possibilità di un’indagine approfondita, aleggerà sopra il paese lasciando più di un dubbio sulla democrazia in Messico.

  






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