PEDAGOGIA DELLA LIBERAZIONE
Edgar Clement |
Questo grandioso retroterra di confronto pedagogico merita di essere conosciuto e ragionato. Qui di seguito alcuni materiali di diversa origine e calibratura:
due video di documentazione:
Una interessante rivista di temi pedagogici on line fa il punto sulla situazione
Ayotzinapa, il crimine di stato coperto dall’omertà dei militari
MESSICO. Un
nuovo rapporto accusa l’esercito messicano di nascondere informazioni sui 43
studenti scomparsi nel 2014. Gli infiltrati nella scuola, i legami con i
narcos, le prove alterate: «Mancano 70-80 documenti»
Il Gruppo indipendente di Esperti
interdisciplinari (Giei) ha presentato il 31 marzo – il giorno in cui sarebbe
dovuto terminare il suo lavoro d’indagine – il suo quinto report intitolato Una
visión global sobre los hechos, los responsables y la situación del caso
Ayotzinapa. Ciò che accadde a Iguala, la scomparsa di 43 studenti messicani,
nella notte tra il 26 e il 27 settembre 2014, fu un crimine di stato.
ANGELA MARIA BUITRAGO e Carlos Martin Beristan hanno mostrato prove secondo cui «l’esercito messicano continua a negare l’esistenza di documenti e non risponde agli ordini presidenziali». I due rappresentati del Giei hanno anche ribadito che a causa della paura non si riesce a rompere il muro di silenzio necessario a risolvere il caso e così, nonostante ci siano «tante persone che sanno cose», non si trovano a ora nuove testimonianze.
Il rapporto sostanzia maggiormente quanto
rivelato nell’ultimo anno. Il documento, presentato in conferenza stampa nella
sede della Commissione dei diritti umani di Città del Messico, ripercorre tutto
quello che gli esperti indipendenti hanno potuto verificare dopo essere tornati
operativi nel paese.
Viene evidenziato che «diversi membri
dell’esercito erano legati a (il cartello) Guerreros Unidos» e che «allo stesso
modo ci sono prove documentali recenti, del secondo semestre del 2022, in cui
il ministero della difesa nazionale dispone che le risposte da fornire sul caso
devono “essere concordate” tra le diverse realtà e “concesse nei termini che
sono stati concordati”».
CI SONO EVIDENTI «prove tecniche che molti (militari, ndr)
abbiano mentito sui loro movimenti», si legge nel punto 10 del rapporto,
assieme a «ufficiali dell’esercito del Battaglione 27 e del Battaglione 41 che
erano collusi con il traffico di stupefacenti, come si evince dalle
intercettazioni telefoniche da Chicago, Usa, che indicano pagamenti e rapporti
con almeno un comandante e un capitano e da dichiarazioni di testimoni protetti
che hanno raccontato di come ricevevano denaro periodicamente in modo da
permettere ai Guerreros Unidos di muoversi indisturbati, il che spiega, in
parte, il ruolo avuto nella notte di Iguala, l’occultamento e la mancanza di
protezione dei giovani nonostante le informazioni che erano in loro possesso».
Beristan ha aggiunto: «Sappiamo che ci
sono almeno 80 o 90 documenti mancanti. Lo sappiamo perché abbiamo ricevuto
documentazione delle intercettazioni che le autorità ricevevano quotidianamente
dai tre infiltrati tra gli studenti». «Abbiamo avuto accesso a documenti che
testimoniano la decisione interna di non dare altre informazioni, di dare come
risposta che non c’è di più. Il Giei ha un documento che prova questo. È
inaccettabile», ha aggiunto Beristan.
Questi documenti e queste prove non solo
potrebbero determinare, secondo i due portavoce del Giei, le responsabilità sul
caso ma potrebbero aiutare a capire dove i 43 siano finiti.
LA SCUOLA NORMALE rurale di Ayotzinapa fu infiltrata da almeno tre
militari, uno è tra gli scomparsi, un altro – come si legge nel rapporto – il
27 settembre 2014 ha deciso di sospendere l’operazione perché «non più al
sicuro». I tre davano informazioni giornalmente e nella notte del 26 settembre
comunicavano in tempo reale con i propri superiori.
Il Giei continuerà a investigare fino al
10 giugno, quando presenterà le conclusioni di un lavoro portato avanti
superando ostacoli istituzionali, al servizio dei genitori dei 43 desaparecidos
e dialogando costantemente con la commissione Per la Verità su Ayotzinapa.
Un’indagine che ha obbligato le
istituzioni a parlare di «crimine di stato», mostrando le responsabilità
dell’esercito – e le sue compromissioni con il crimine organizzato –, del
ministero della difesa e della procura, impegnati tra le altre cose ad alterare
la scena del crimine nella discarica di Cocula, così come delle polizie e della
politica anche a causa del loro «dialogo» con i gruppi criminali.
Il fantasma della notte di Iguala, senza
la reale possibilità di un’indagine approfondita, aleggerà sopra il paese
lasciando più di un dubbio sulla democrazia in Messico.
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