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POLITICA DELLA MEMORIA
 
Storia, memoria, uso pubblico della storia, memoria condivisa, I quadri sociali della memoria, La memoria, la storia, l'oblio, memoria collettiva, politiche della memoria, Il presente come storia,  storia della memoria, La memoria culturale, Giornata della memoria, conflitti di memorie, Giornata del ricordo, commemorazione...
combinati con:
genocidio, sterminio, olocausto, Shoah, omocausto, soluzione finale, persecuzioni razziali, porajmos, Auschwitz...   costituiscono oggi il vocabolario del nostro immaginario, cui hanno contribuito in modo esuberante i media di ogni tipo, la scuola, le istituzioni pubbliche, la ricerca storica.
Uno dei risultati deformanti è che viene da pensare che sia sempre stato così, che la memoria oggi dominante, seppur conflittuale, dello sterminio nazista si sia saldata direttamente con i fatti senza soluzione di continuità in uno sviluppo continuo e crescente, come dire: dal 1943 al 2013.
Non è difficile dimostrare che non è così, che la memoria dello sterminio è stata una costruzione culturale che ha avuto un inizio e successive impennate.
Se si considerano i manuali di storia per le scuole medie superiori un buon indice dell'agglomerato di storia che deve essere "istituzionalmente" trasmesso alle nuove generazioni allora vale la pena esaminarne alcuni tra i più diffusi pubblicati tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta, a quindici dalla conclusione della Seconda Guerra mondiale.


Giorgio Spini [1916-2006], storico di area liberal democratica, già appartenente al Partito d'Azione, interessato a diversi temi storici come la Firenze medicea, religione e società nel mondo moderno, in particolare il ruolo dei protestanti, la storia americana ecc.  I suoi tre volumi intitolati Disegno storico della civiltà italiana, Cremonese, Roma, risultavano particolarmente invisi al mondo cattolico clericale che non sopportava lo sguardo laico che Spini offriva non solo della società italiana ed europea, ma della Chiesa cattolica stessa. Tuttavia il manuale ebbe una cospicua diffusione.
Nel volume terzo, edito nel 1958, bel penultimo capitolo prima della Conclusione, dedicato a La II guerra mondiale [complessive 26 pagine], a quello che noi chiamiamo, impropriamente, Olocausto, vanno le seguenti righe, a pagina 500:
"Germania e Giappone dominavano esclusivamente mercé la forza del terrore, e del terrore appunto lo Hitler in special modo stava facendo uso mai visto prima nella storia. Milioni di prigionieri di guerra e di civili erano stati portati in Germania a lavorare in condizioni di schiavitù. Altri milioni di esseri umani, specie ebrei od oppositori del nazismo, venivano sterminati fra torture e sofferenze spaventevoli nei campi di concentramento tedeschi ove uno dei più foschi strumenti del regime, lo Himmler, ne aveva organizzato su basi scientifiche il massacro".

Armando Saitta [1919-1991], illustre storico di ispirazione marxista, noto soprattutto per i suoi studi sulla storia francese dell'epoca rivoluzionaria, pubblicò un manuale  dal titolo Il cammino umano, La Nuova Italia, Firenze, il cui terzo volume ebbe una prima edizione nel 1954, una seconda "completamente rifatta" nel 1960, una terza nel 1961. Il brano che segue  è tratto dalla quarta ristampa del 1965 [capitolo XXV, su XXVII, La seconda guerra mondiale e la Resistenza, per complessive 32 pagine]:
"La Germania domina ormai su più di metà del continente europeo, applicandovi il più spietato e sistematico terrorismo: gli Ebrei, ma non soltanto essi, sono deportati in massa, torturati, seviziati, infine uccisi con raffinato sadismo nei campi della morte  di Buchenwald, di Dachau, di Mauthausen. Meno fortunate [?] sono le operazioni italo tedesche nell'Africa settentrionale, ove gli Inglesi riprendono nuovamente l'offensiva..." [pag. 568].

Francesco Moroni [pseudonimo del salesiano Franco Amerio?] è autore di un manuale Corso di storia, edito dalla SEI di Torino, che fu soprattutto adottato dagli insegnanti di ispirazione cattolica.
Nel III volume, 4° ristampa emendata, 1964,  il capitolo finale, pagine 511 e seguenti, Nuovi aspetti e nuove problemi della civiltà contemporanea in cui si delineano i tratti della società novecentesca [onnipotenza dello Stato e riduzione delle libertà, primato della politica, verso una società di massa, crisi dei valori...], non vi è traccia dello sterminio nazista. In effetti la trattazione della Seconda Guerra mondiale viene rimandata ad un IV volume, Sunti, Indici, Complementi, 1959. All'interno del paragrafo La situazione sul fronte russo, a caratteri più piccoli, viene scritto:
"I Tedeschi, anziché favorire gli autonomismi e promuovere amministrazioni indigene, preferirono lo sfruttamento immediato attraverso il duro regime  di occupazione militare. Come nelle altre regioni occupate, anche nelle province russe, i Tedeschi applicarono i disumani metodi usati in Patria contro i cittadini ritenuti tiepidi o sospetti o avversi. Ciò valse soprattutto per gli Ebrei e per l'intelligenza polacca. Deportazioni in massa; campi di concentramento; camere a gas; forni crematori; gli uomini ridotti a cavie sperimentali; l'eliminazione fisica di centinaia di migliaia di infelici attuata secondo "metodi scientifici". Lugubre rinomanza ebbero i nomi di località quali Auschwitz, Buchenwald, Dachau, Mauthausen"

Sono gli anni della grande trasformazione della scuola. Gli studenti delle scuole medie superiori passano dai 400.000 del 1951 ai 760.000 del 1960 al milione e 400.000 del 1967  [Guido Crainz, Il paese mancato. Dal miracolo economico agli anni d 60, Donzelli, 2003, pag. 203]. Sono anche gli anni in cui le strategie narrative sullo sterminio nazista cominciano a delinearsi con maggior precisione. Come si vede nei testi riportati siamo ancora ben lontani dall'assumerlo come un evento cardine delle società occidentali e ben lontani dal definirlo Shoah/ Olocausto, cioè come un evento che pone gli ebrei al centro dell'epoca contemporanea. Lo sterminio qui è visto come parte di operazioni militari portate agli estremi.
Grazie a "contributi esterni", come la canzone Auschwitz di Francesco Guccini, del 1967, e soprattutto al crescente impatto del libro di Primo Levi, Se questo è un uomo [pubblicato nel 1947 dall'editore De Silva e rifiutato da Einaudi che lo ripubblicherà solo nel 1958], negli anni successivi si strutturerà poco alla volta quello che noi oggi definiamo la memoria dell'Olocausto.
Come si sia costruita questa memoria è documentato dal libro di  Robert S. C. Gordon, Scolpitelo nei cuori. L’Olocausto nella cultura italiana (1944-2010) Bollati Boringhieri, 2013,  a cui sarebbe da aggiungere, per un settore particolare, Emiliano Perra, Conflicts of Memory: the Reception of Holocaust Films and Tv Programmes in Italy, 1945 to Present Peter Lang, 2011, in attesa che venga tradotto. 

Commenti

  1. Claudio, 't pole nen piantela lì parei.. va avanti, dis lon che 't pense...
    A mi tuta sta facenda 'd lu sfrutament 'd la memoria (cume 'd le parole), la creasiun 'd stu univers 'n dua tuti sun d'acordi, a 'nfa ste mal. A culpis tanti valur che cherdiu mei, 'n cuntrapusisiun cun lon ca l'era ufisial: ades a smia che le cose a siu ribaltase (a me smia d'esi na merda), ma l'e pa parei, ansi a l'e anche pes.
    Crdu che 't l'abie chei cosa da dì e crdu c'an giuteria.

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