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ROSSANA OMBRES



In questo ciclo di narrazioni ho presentato una "rilettura" di Rossana Ombres. Una scrittrice completamente e ingiustamente dimenticata. Per più di vent'anni collaboratrice e critica letteraria de La Stampa di Torino, dei cui articoli vorrei costruire una piccola antologia. 

I suoi romanzi hanno per protagoniste sempre donne insofferenti e, quando ambientati a Torino, presentano della città l'altro lato, quello strambo, sotterraneo, deforme,  rispetto a quello razional-illuminista.   Una forza narrativa geniale e del tutto tipica, senza affinità con altri ambienti di scrittura.  Ma forse conviene lasciare la parola a Cesare Segre che la ricordò con un articolo sul Corriere della sera del 7 agosto del 2009. Era morta il 2 agosto e per due giorni nessuno ne aveva reclamato la salma.   Proprio lei che era stata una delle poche a presenziare, quasi vent'anni prima, ai solitari funerali di Giorgio Caproni. 


"Scesa sempre più a fondo nel silenzio, Rossana Ombres ci ha mandato il suo ultimo messaggio morendo, giorni fa, a Livorno, una delle città del suo cuore, dove s' era trasferita da poco. Era nata a Torino nel 1931, e vi s' era poi laureata; ma considerava sua vera patria, anche perché vi passò tutta l' infanzia, Casale Monferrato, riferimento principale delle poesie Le ciminiere di Casale (1962), e teatro di molti romanzi, tra cui Baiadera, del 1997, storia dell' amicizia, finita tragicamente, fra due donne. Rossana soffriva, si potrebbe dire, di eccesso di radici: quelle monferrine dei genitori, quelle livornesi di un bisnonno, e poi ancora radici calabresi ed ebraiche; anche Roma, dove passò gran parte della sua vita adulta, fu certo importante per lei. Forse l' eccesso di radici fu una delle spinte al suo sperimentalismo; sperimentalismo, più che linguistico, culturale e tematico, in grado di valorizzare gli elementi volta a volta messi in gioco. Rinvii letterari e folclorici si mescolavano nella sua scrittura con allusioni bibliche e cabalistiche, dando al lettore attento l' impressione di ricostruire, da un puzzle, una visione unitaria. Non molto diversamente da Kafka, la Ombres utilizzava il tesoro dell' immaginazione ebraica fissata in racconti a sfondo simbolico o mitico. Esordì con poesie come Orizzonte anche tu (1956), L' ipotesi di Agar (1968, nella famosa collana rosa di Einaudi). I suoi testi, evidentemente sperimentali, colpirono subito i critici, che ne notarono anche le implicazioni teatrali; non per nulla la Ombres produsse poi il poema drammatico Orfeo che amò Orfeo (1975). Sempre nell'àmbito della poesia, il Bestiario d' amore del 1974, che vinse il premio Viareggio, segna certo il punto più alto dell'invenzione di Rossana, anche per la sua ricchezza d' immagini e di connessioni tematiche, tanto da mettere in essere un vero mondo alternativo, in cui il lettore viene continuamente sorpreso. Il titolo era un' allusione letteraria a un prezioso testo francese del Duecento, recentemente pubblicato da un filologo; ma serviva anche a richiamare l' attenzione su un certo impianto trattatistico. I critici non hanno mancato di notare l' «universo funerario» (Garboli) e l' andamento onirico di queste poesie straordinarie, certo non distensive, ma neppure prive di elementi giocosi. Poi la Ombres si dedicò in modo quasi esclusivo alla narrativa, con Principessa Giacinta (1970, premio Sila 1971), Memorie di una dilettante (1977), e così via, sino a Un dio coperto di rose (1993, premio Grinzane-Cavour 1994) e Baiadera (1997), vero monumento anche linguistico a Casale, il cui dialetto antico viene ricostruito audacemente nei dialoghi. Ricostruzione poetica, dato che nel dialetto la Ombres vedeva una concentrazione di elementi anche leggendari, e una storia sempre a lei presente, quella di trovatori provenzali che, fuggendo nel Duecento dalla persecuzione contro gli Albigesi, avevano trovato accoglienza signorile nel Monferrato. Lo scrupolo filologico della ricostruzione anche urbanistica è un modo di aggrapparsi al reale, resistendo alle tentazioni dell' immaginazione. Perché senza dubbio la Ombres non rinuncia mai del tutto alla presenza dei fatti e delle situazioni, e della storia. I romanzi di Rossana hanno spesso come protagoniste donne goffe, solitarie e sfasate, che scoprono le loro verità e la loro salvezza attraverso illuminazioni e simboli. Anche quando si rivolse, e felicemente, al mondo infantile, con Le belle statuine (1975), Rossana era molto più attenta alle bambine che ai bambini, nel congegnare storie e fantasie ispirate da una raccolta di cartoline illustrate che finisce per costituire una rievocazione della prima metà del Novecento. Riandando ora, sommariamente, alle reazioni dei critici, ci si accorge che, se essi sono stati pronti ed esatti nel cogliere molti elementi costitutivi e innovativi della scrittrice, non si sono invece impegnati molto a descriverne lo sviluppo coerente. Dedicarle uno studio esauriente sarebbe un giusto omaggio a una poetessa e narratrice che, alla distanza, prende sempre più spicco; e valorizzerebbe un tipo di sperimentalismo cui non si è data tutta l' attenzione che merita."
    
Notturno 

Oggi ora in questo momento il mondo mi vola addosso.
Non ho fatto, nei giorni passati,
che guardare paesaggi
lagune isole moriture colline tronfie ancora per poco
lunghe soporose arcate accudite da gechi e lumache:
morti arcaici animali premurosi di morte cose. Questo,
tutto questo
si vede quando già
il proprio sangue naviga lontano, doppia
nella tempesta il capo Horn
quando il rossore della carne
avvilisce nella grotta del vampiro, e il seme
della continuazione
appartiene a provette grafiche
sospese in un laboratorio sotterraneo.
Le carte sparse in questo tavolo, come somigliano
alle suppellettili della morte:
questo foglio è una tibia sguarnita
e questo quaderno una lampada dove l’olio finì in fretta
in una chiarata convulsa e sbilenca;
le altre robe scritte sono abiti che il defunto
non può più indossare
e vanno per il robivecchi.
L’abito che vedete qui, usatelo per vestire il cadavere
aggiustategli sopra una ciocca di fiori che tolga
lo stantio di questi vecchi materiali da costruzione.
Vi sorrido e vi saluto col fazzoletto
affacciata da una casa lontana.


Pesce indecifrabile

Il profeta ha mangiato un uovo fresco
dopo di averlo lavato con  vino
di uva onestamente vendemmiata
dopo di avergli scritto sopra una benedizione
per riuscire a ricordare ciò che ha imparato di notte
leggendo e continuando la lettura coi sogni
nel colore delicato della notte.

Ora ha pescato il pesce-indecifrabile
incunabolo sottomarino della memoria.


Straordinariamente interessante l'appendice al  romanzo Baiadera  intitolata Dalla lingua del sogno:
"La mia prima lingua è stata quella di Casale Monferrato. Una lingua dove si mescolano schegge di provenzale tedesco francese, ebraico arabo yiddish: falde di torinese ligure lombardo emiliano e, qualche volta, veneziano. Su radici spesso latine e celtiche...
Una lingua che presto  si perderà completamente."
Continua per due pagine un ragionamento linguistico culturale di gran pregio, seguono 7 pagine di dizionario delle parole di origine dialettali usate nel romanzo, come ad esempio:

Ciapulare (ciapülà): tagliare a pezzettini,  con il ciapülàr (la mezzaluna),
Dar da mente (dà da ment): ascoltare con attenzione,
Tuirato (tuirà): mescolato con una posata; per estensione, persona afflitta da incertezze e affanni

Una buona introduzione  critica  alla poetica di Rossana Ombres lo si trova nel capitolo: "R.O. The Sacred Spaces of the "ribellione fantastica" di Danielle E. Hipkins in Contemporary Ialian Women Writers and Traces of the Fantastic. The Creation of Literary Space, Legenda, Londo, 2007.
 

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