Passa ai contenuti principali
questo articolo-intervista avrebbe dovuto essere pubblicato su Il Manifesto  nell'ottobre 2012. Poi, per ragioni tecniche (?), e' saltato.
Lo pubblico qui.
energia dal cielo?


Ci sono giacimenti sopra le nostre teste. Di energia, da “trivellare” con aquiloni. Uno spasso per i bambini. Si aggiunga che si parla di ciclo yo yo degli aquiloni e la felicità infantile sarà totale. Invece a parlarmene è un signore molto serio che non si interessa di ludistica, supponendo che ci sia una scienza con questo nome. Un ingegnere promotore di un’idea e responsabile della KiteGen Research s.r.l. Siamo a Chieri, una ventina di chilometri da Torino al di là della collina. Una cittadina con un passato di manifattura tessile, importanti testimonianze d’arte e una piazza appena intitolata a Bettino Craxi. In questo momento il nome della KiteGen è abbinato a quello dell’Alcoa in Sardegna e alla sua fase terminale. Claudio De Vincenti,  sottosegretario allo sviluppo economico ha appena detto [nizio ottobre 2012] che interessate all’azienda sarda sarebbero, dopo il ritiro della Glencore, un’altra ditta svizzera, la Klesh, una innominata impresa australiana e la KiteGen chierese. Una dichiarazione un po’ campata in aria, dal momento che l’australiana senza nome e la svizzera potrebbero forse essere interessate al rilevamento dell’Alcoa, a costo energetico ridotto, cioè sovvenzionato dallo Stato, mentre la piemontese è interessata ad affiancare i proprietari con una innovativa tecnologia di produzione energetica a basso costo. Che sia rivoluzionaria l’ingegner Massimo Ippolito non ha dubbi.  E a sentirlo parlare c’è il rischio di farsi prendere dall’entusiasmo e sposare subito la causa.
[ Vedi il blog della KiteGen: http://kitegen.com]
                  Quale causa? Quella per cui si può ricavare energia dai venti di alta quota con opportuni catturatori che assumono la forma degli aquiloni,  kites, appunto, regolati da terra. In questa visione dell’energia l’ingegnere non è solo. Sul fascicolo del 9 settembre scorso   
[vedi abstract in
 http://www.nature.com/nclimate/journal/vaop/ncurrent/full/nclimate1683.html  del prestigioso Nature – Climate Change, è apparso uno studio della ricercatrice del L. Livermore National Laboratory, Kate Marvel e dei suoi colleghi della   Stanford University,  Ben Kravitz e Ken Caldeira, in cui si sostiene che l’eolico di alta quota potrebbe fornire più di 1800 TW-Terawatt di potenza, quello di superficie tramite pale eoliche ha un potenziale di 400 TW, e che a livello globale il mondo  sta attualmente usando 18 TW. Che sia possibile non significa che sia fattibile.
                    Dice l’ingegnere: e se avessimo un’Arabia Saudita sulle nostre teste? Non so, non mi pare che gradirei molto, se poi fossi una donna, ancor meno. Intendeva, l’ingegnere: l’Arabia Saudita produce 12,5 milioni di barili di petrolio al giorno  che equivalgono ad una potenza termica estratta di 1 TW che è, più o meno, l’equivalente dell’1% di quello che si potrebbe estrarre dai 100 TW che scorrono su di noi come venti. Guardo con una certa preoccupazione il cielo trasformato in miniera, il blu dipinto di blu mi svanisce davanti agli occhi e  anche il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me  di Kant si prendono una bella batosta.
Torniamo agli aquiloni che da piccolo non sono quasi mai riuscito a far volare, per cui il mio scetticismo è granitico. I kites, gli aquiloni attualmente in prototipo, sfruttano la velocità e dunque la potenza dei venti di alta quota che generano una trazione della forza di alcune tonnellate. Manovrati da terra attraverso due cavi percorrono traiettorie a otto e azionano un alternatore producendo energia elettrica. Tutta la dinamica è controllata dalla postazione a  terra e, rispetto ad una turbina eolica, sfrutta un volume di atmosfera molto più ampio. Ne sanno qualcosa i kitesurfers che volteggiano felici sulle nostre spiagge.
                         Sulla carta un aquilone da 150 metri quadrati di superficie potrebbe raggiungere i 3 Megawatt di potenza con un fattore di capacità di circa 6000 ore all’anno. Naturalmente l’occasione di costruire una batteria di installazioni su di un territorio renderebbe l’operazione ancora più fruttuosa e la possibilità di attingere all’energia eolica di molto superiore.  Le prove eseguite con un prototipo del KiteGen© alla Cascina del Mago, senza allusioni, a Sommariva Perno in provincia di Cuneo, hanno dato buoni risultati e chi vuol godersi l’eterna poesia del volo o la severa complessità tecnica vada su YouTube. Il succo di questa progetto, concreto e visionario nello stesso tempo, è che il costo dell’energia così prodotta scenderebbe di molto e sarebbe competitiva con tutte le altre fonti. Passare da una certezza scientifica ad un piano industriale richiede  però soldi. Siccome non stiamo parlando di hedge fund, di derivati, di Cds  e di Otc, cioè della mega macchina finanziaria che estrae energia direttamente dall’anima e dal portafoglio degli esseri umani, non si vedono all’orizzonte banchieri  pronti  a far volare gli aquiloni, a favorire le fattorie del vento, a investire per rendere il progetto un piano industriale coi fiocchi. 
Operai dell'Alcoa,  Credits: Roberto Monaldo/La Presse

          Per questo l’ingegnere e i suoi collaboratori si sono posti come “solutori” della questione dell’Alcoa che nessuno vuole perché il costo dell’energia non sovvenzionata è troppo alto. La KiteGen© si propone come produttore di energia a costo accettabile una volta dimostrata la validità e la concretezza delle soluzioni tecniche. Verrebbe da dire, e allora dimostratela questa validità, metteteci - banche, privati, governo, UE - le convalide, i test, i collaudi necessari, possibilmente non di imprese concorrenti, verificate i dubbi, fate marciare l’idea. Insomma, la soluzione forse non solo per l’Alcoa è nell’aria.

Furto dell'idea KiteGen in Germania?  vedi:
http://www.youtube.com/watch?v=MK6i8r-Un8A&feature=youtube_gdata_player


Aggiornamento, maggio 2013: 
la corporation della famiglia regnante saudita, la SABIC, annovera la KiteGen come partner [http://www.sabic.com/ventures/portfolio]. Al momento non è chiara la forma assunta da questa collaborazione, se acquisto, joint-venture o altro.  E' però significativo questo interessamento non generico.




Commenti

  1. "... Sulla carta un aquilone da 150 metri quadrati di superficie potrebbe raggiungere i 3 Megawatt di potenza con un fattore di capacità di circa 6000 ore all’anno ..."

    Nella realtà invece il Kitegen non ha riversato in rete nemmeno un kWh e il volo più lungo non ha superato i 60 minuti, e il sistema di guida è già in crisi con un kite di meno di 20 metri quadrati.

    "... Le prove eseguite ... hanno dato buoni risultati ...".
    Se per 'buoni risultati' si intende un volo di circa 60 secondi terminato in crash senza aver prodotto energia, allora sì, le prove hanno dato 'buoni risultati'.

    RispondiElimina
  2. @Barbagianni
    Vedo che sei veramente assiduo nello scovare post su KiteGen e ripetere la stessa siocchezza sotto vari nomignoli. Chi ti paga?
    Non posso credere visto la maniacale attenzione che ci riservi che tu non sia perfettamente a conoscenza di tutti i voli produttivi e sperimentali. Anche riprodotti con successo da decine di laboratori nel mondo, infatti basta cercare su youtube.

    RispondiElimina
  3. Oh, chi si vede!
    Metti per piacere i riferimenti ai voli produttivi e sperimentali?
    Sarebbe una gioia dover riconoscere che mi sono sbagliato.
    Già che ci sei, mettici anche i rif a qualche decina di laboratori che hanno riprodotto.
    Potresti fare una cosa molto semplice e chiara, metterli sul blog Kitegen.
    Dubito che lo farai, ma nel caso ti assicuro che leggerò con molta attenzione.

    Ciao da barbagianni.



    RispondiElimina
  4. Scusa,
    ti ho disturbato inutilmente; avevi già risposto nel 2006:

    "... Se mi ritrovo un cafone che basa le sue dimostrazioni di non fattibilità sui propri problemi cognitivistici, aggiungendo una buona dose di malafede non vedo cosa altro dire.".

    Quindi, immagino, dati e riferimenti pertinenti non ne fornirai.

    Chissà quando è che il kitegen d' arabia comincia a produrre, non si sta nella pelle.
    Quello ce lo farai sapere, spero!
    Quando potrebbe essere, secondo te?

    ciao


    bg


    RispondiElimina
  5. Ippolito,
    meno male ho questo contatto,
    emergenza!
    Web Reputation Agent in azione:

    http://ocasapiens-dweb.blogautore.repubblica.it/2014/07/21/la-seconda-legge-di-cipolla/comment-page-1/#comment-587802

    e successivi.

    Saluti

    bg

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Restiamo umani n. 11

  RESTIAMO UMANI   N. 11                                                 Gaza, prima     Se affermi che a Gaza si sta compiendo un genocidio, gli Altri ti dicono che sei un antisemita. Se affermi che a Gaza non si sta compiendo un genocidio, gli altri Altri ti dicono che sei un fottuto sionista complice. Genocidio vocabolo di distrazione di massa. Io dico che a Gaza è in atto un massacro, un annientamento, uno sterminio. Può bastare? Ridico che il 7 ottobre è stato un pogrom con i fiocchi, dove i fiocchi sono stati i nepalesi, thailandesi, filippini, palestinesi israeliani,   assassinati o presi in ostaggio. Il resto sono 379 militari israeliani uccisi, in questo caso si chiamerebbe Operazione Militare , se non ci fossero 797 civili uccisi   -tra cui bambini e donne stuprate- e 251 persone rapite, si chiama Pogrom e no...

SCONNESSI?

  Sconnessi? 03-10-2024  - di:  Claudio Canal Guardare avanti , si dice.  Guardare fisso , invece, la propria mano che sostiene un apparecchietto nero con schermo, detto  smartphone . Consultare, sbirciare, controllare, scrollare, ascoltare, pagare, scrivere, parlare, filmare… Al ristorante, per strada, in chiesa, nel passeggino, al cinema, in arrampicata, al supermercato, in auto, in classe, in ospedale, sul bus, sul water, a letto, in bici, al lavoro, ai mari e ai monti… in tasca, in mano. A testa bassa. Paesaggio umano smisuratamente  social . Ognuno di noi al guinzaglio del proprio  smartphone . Ad ogni latitudine, più o meno. Ad ogni età, neonato e pensionato, per ogni sesso. Super intersezionale. La psichiatria, che ha il naso fino, ha inventato il  problematic smartphone use   (PSU)   Ma quale  problematic ?  Obvious smartphone use . Non è un gingillo, è una Lampada di Aladino dai mille favori.  È  un  e s...

RESTIAMO UMANI N. 10

  credits THE SOUND OF GAZA Non è una nuova band, è, letteralmente, il Suono di Gaza. I raid israeliani in forma di bombardamento elencati con i gentili nomi dati da Israele formano un Haiku grazioso: Arcobaleno    e     Giorni di penitenza 2004 Piogge estive     e    Nuvole d’autunno 2006 Inverno caldo 2008 Piombo fuso 2009 Colonna di nuvole 2012 Margine di protezione 2014 Guardiani delle Mura 2021 Nella fase precedente il 7 ottobre il sound of Gaza era questo :  un ossessivo ronzìo ad alto volume generato dai droni di “sorveglianza” israeliani. Iniziata la rappresaglia Spade di ferro dopo quella data, il concerto si è trasformato nelle deflagrazioni a tappeto dei bombardamenti, dei droni armati, dei caccia e nei boati del crollo dei palazzi.  Si è completato con questi altri suoni: lascia che ti dica, amico mio, che non conosco più il sapore del sonno. I corpi dei bambini, le urla dei feriti e le loro...