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L'ULTIMA CARICA CONTRO I NAZI


 invece stata in Croazia, a Poloj, contro i partigiani, il 17 ottobre dello stesso anno, da parte del reggimento Cavalleggeri di Alessandria. Nell'attesa che gli storici militari si mettano d'accordo possiamo vederci su Youtube un non eccelso film del 1953 con un improbabile Domenico Modugno che canta Calabrisella [http://www.youtube.com/watch?v=F9RfS6mll-Q]
ULTIMA CARICA CONTRO I NAZI
STORIOGRAFIA DAL BASSO

l'unica foto autentica, pare, dell'ultima carica della cavalleria italiana, scattata all'alba del 24 agosto del 1942 nei pressi del villaggio di Izbuscenskij, poco lontano dal Don, da Carlo Comello, che allora aveva 22 anni e faceva parte del reggimento Savoia Cavalleria.


 
I manuali di storia militare la ricordano come l'ultima carica  della cavalleria italiana, quella avvenuta settanta anni fa [ormai ottanta], durante l'invasione dell'Unione Sovietica. Esattamente il 24 agosto1942 a
Isbuscenskij  da parte del reggimento Savoia Cavalleria.
Se si cambia manuale si apprende che l'ultimissima sia invece stata in Croazia, a Polojcontro i partigiani, il 17ottobre dello stesso anno, da parte del reggimento Cavalleggeri di Alessandria.
Nell'attesa che gli storici militari si mettano d'accordo possiamo vederci su Youtube un non eccelso film del 1952 con un improbabile Domenico Modugno  che canta Calabrisella.

Se invece ci interessa una storiografia speciale, ci tocca sfogliare La Stampa di vent'anni fa [trenta]. Oreste del Buono, che era titolare di una fortunata rubrica di lettere a O.d.B, aveva evocato l'ultima carica e il 12 settembre gli scrive il "Cap. Magg. Gamba Dino" che dà il via ad una bellissima ricostruzione di un evento ignoto e che per gli storici accademici sarebbe rimasto tale fino ad oggi [attendo smentite]:



Come un fiume carsico di  storiografia spontanea,  la settimana successiva  O.d.B. pubblica le lettere seguenti:





Colpito da questo antinazismo ippico O.d.B. non poté fare a meno il 15 novembre successivo di pubblicare una sintesi:




In quest'articolo
O.d.B. aggiungeva altro prezioso materiale in forma di lettera:



"io allora abitavo in via Sacchi al numero 22 e ho assistito a quel galoppo di cavalli imbizzarriti. Le dirò di più, uno di quei cavalleggeri fu disarcionato davanti al portone della mia abitazione, lo feci entrare, per fortuna non era ferito. Appena venuta la calma gli diedi abiti borghesi perché potesse raggiungere il suo paese. Ora sono molto vecchia, ma quel giorno lo ricordo perfettamente" Angela Colombo, 4 ottobre;


"Il commilitone di cui si parla e che riuscì a fuggire dando in qualche modo la spinta agli altri è un mio carissimo cugino. Si chiama Mario Donetti e vive e Romagnano Sesia, in provincia di Novara. Nella casa in cui fuggì delle persone lo accolsero, gli fornirono abiti borghesi per poter tornare al suo paese dove si unì ai gruppi partigiani della Valsesia" Carla Chierotti, Torino;

"Allora avevo 17 anni, in quei giorni del settembre '43 ero impegnato, per così dire, a 'saccheggiare' le caserme abbandonate dal nostro esercito, alla ricerca e al recupero di armi. In corso Vinzaglio, angolo corso Vittorio, ebbi ad assistere ad una sparatoria: una camionetta di tedeschi inseguiva un drappello di dragoni a cavallo, sparando raffiche di mitraglia. Questi al galoppo sfrenato si divisero e un piccolo gruppo si diresse verso via Cernaia. Di corsa mi portai in quella direzione e, giunto nei pressi della stazione di Porta Susa, vidi un cavallo accosciato per terra, falciato della mitraglia. Del militare del Nizza Cavalleria, nessuna traccia. In quel tempo la fame era tantissima. Avevo dimestichezza con i coltelli a motivo del mio mestiere di macellatore e, in pochi minuti, attorniato da decine di persone in attesa dei treni per lo sfollamento quotidiano, di quella preziosissima carne (che andavo distribuendo ai presenti) non rimasero che le interiora e le ossa di grandi dimensioni. Poi scomparvero anche quelle"  Piero Cordona, ex gappista.


"
Quale  ex ufficiale del Reggimento Nizza Cavalleria ho partecipato all'episodio descritto dal signor Gamba e pertanto non posso che confermare i fatti ricordati. Il mattino dell'11 settembre 1943, noi, ufficiali del Nizza Cavalleria, ormai prigionieri dei tedeschi nella caserma Morelli di Popolo, a causa dell'errata e fraudolenta segnalazione dell'allora comandante della piazza di Torino al nostro comandante il reggimento, colonnello Gerardo Branca, fummo costretti nel nostro Circolo Ufficiali a deporre le pistole d'ordinanza; dopo di che, così disarmati, fummo invitati a salire su dei camion per essere trasferiti, sotto scorta armata, alla stazione Centrale, su un convoglio ferroviario diretto in Germania. Da notizie pervenuteci in un secondo tempo, seppi che i nostri dragoni nel pomeriggio in quel giorno vennero costretti dai tedeschi, sotto la minaccia delle armi, a trasferirsi, in sella ai propri cavalli, anch'essi allo scalo ferroviario con destinazione i campi di concentramento tedeschi. L'episodio verificatosi nel tragitto dalla caserma Morelli di Popolo allo scalo ferroviario descritto dal signor Gamba può pertanto a buon dirsi essere annoverato come 'L'ultima carica' della nostra gloriosa Cavalleria determinatasi al termine della disgraziata Seconda Guerra Mondiale!..." Giorgio Stampacchia, Treviso;

"Signor Del Buono, non solo cavalli morti sono rimasti sulla strada, ma anche ragazzi feriti che, grazie alla generosità e coraggio di medici, suore e infermieri del vicino ospedale Mauriziano sono stati soccorsi, ricoverati, curati e poi nascosti ai tedeschi tornati per riprenderseli. Uno di questi feriti, mio fratello, cap. magg. Cappa Mario, classe 1916, purtroppo gravissimo, decedette l'indomani, 12 settembre 1943. Noi familiari, sfollati, solo il 13 venimmo a conoscenza della sua morte, ma non di come fosse avvenuta, e non potemmo che provvedere ai funerali, naturalmente come di un civile. Ora, grazie a lei ed alle lettere pubblicate nella sua rubrica, ho potuto contattare il cap. magg. Gamba Dino, che conosceva mio fratello molto bene, avendo trascorso con lui vari anni di vita militare e che lo riconobbe ormai morente al Mauriziano, e così con grande commozione e conforto ho conosciuto finalmente i particolari degli ultimi avvenimenti della vita di mio fratello. Ormai della famiglia sono rimasta solo io e voglio dirle tutta la mia gratitudine. Maria Cappa Mombalero



Porta san Paolo, Roma, luglio 1960  

Nel 1999 sul settimanale locale L'Eco del Chisone, di Pinerolo, dove tenevo una rubrica, proponevo alcune riflessioni:

Sta per essere smobilitato il più antico reparto dell'esercito italiano, piange il TGUno. Il Nizza Cavalleria, storicamente di stanza a Pinerolo, in provincia di Torino. Questioni di bilancio, pare. Un reggimento "onusto" di storia, si dice in questa occasioni. Belle époque e "l'ultima carica" durante la seconda Guerra Mondiale. 

Belle époque.                    10 luglio 1909, La difesa Operaia, locale periodico socialista, scrive: 
A Pinerolo potete attaccare qualsiasi istituzione e ve la caverete sempre liscia; ma provate un po', se ne avete il coraggio, a dire  tutte le sfacciate prepotenze quotidiane compiute dai gallonati! Non vi è permesso.
Il settimanale cattolico L’Eco del Chisone  del 9 maggio 1917, rende note le proteste popolari di piazza contro gli ufficiali di cavalleria che ad ogni occasione sguainano le sciabole contro i "borghesi", colpevoli di non cedere il passo, tanto che il deputato giolittiano Grosso-Campana invierà alla presidenza della Camera la seguente interrogazione: Al Ministro della Guerra per conoscere quali provvedimenti intenda adottare onde impedire il ripetersi della disgustosa scenata avvenuta in Pinerolo fra pacifici cittadini ed ufficiali di cavalleria che, richiamati all’osservanza della legge, credettero rispondere facendo uso delle sciabole.

Settant’anni dopo l’amministrazione di centro sinistra sarà orgogliosamente felice di battezzare Pinerolo, Città della Cavalleria, in nome dell’onore maschile,  della gerarchia, dell’obbedienza cieca, della guerra ecc.

Ultima carica:      Una lapide di retorica contorta presso il Museo della Cavalleria
di Pinerolo celebra le "ultime cariche" in Unione Sovietica. Nessun accenno, ovvio, alla stupidità e alla irresponsabilità di questa fascista guerra di aggressione che costò, per la sola parte italiana, 12.000 morti in battaglia, 70.000 "dispersi" e 27.000 morti nei campi di prigionia sovietici.
 
A questo punto richiamavo la vicenda riproposta da Oreste Del Buono e ricordavo che l'ultima carica era forse stata quella a Porta San Paolo a Roma nel luglio 1960 contro la  manifestazione antifascista [vedi qui].
 
Venivo, nel mio piccolo, duramente criticato dal Generale direttore del Museo della Cavalleria  di Pinerolo che ribadiva come le vere ultime cariche fossero quelle del Regio Esercito in formazione regolare con squilli di tromba ecc.  e non quella fuga collettiva e scomposta, senza armi e senza capi  di cui testimoniava il caporal maggiore Gamba Dino. 

Generale contro Caporal Maggiore




Nel settembre 2013 attraverso il mio blog e i social proponevo questo micro
flash mob, ripreso da La Repubblica e ignorato da La Stampa:

Mecoledi’ 11 settembre prossimo alle ore 18,30 sotto i portici di via Sacchi, angolo via Governolo, ci sarà una semplice ed autogestita cerimonia di memoria di questa Ultima Carica.

Massimo Novelli,   La Repubblica  4 09 2013

Adesso, in occasione del settantesimo anniversario dell'8 settembre '43 e dell'inizio della Resistenza, viene ricordata meritoriamente dallo scrittore e giornalista Claudio Canal, che la racconta sulla sua pagina di Facebook. Si farà di più: mercoledì prossimo, per l'appunto l'11 di settembre, l'estrema carica del Nizza Cavalleria sarà celebrata alle 18.30 sotto i portici di via Sacchi, all'angolo con via Governolo, con una cerimonia «semplice ed autogestita». Come autogestito e semplice, nel senso dell'umano afflato di libertà, fu il comportamento dei cavalleggeri italiani

A continuare la storiografia dal basso contribuiva il seguente commento inviato al mio blog, come si può leggere qui sotto:


1.     Anonymous16 agosto 2013 10:14

Sono il figlio del Cap. Magg. Grosso Antonio 1° squadrone Dragoni Nizza Cavalleria.
Nell'evento d'armi sopra descritto e ricordato grazie all'articolo di O. del Buono mio padre riportò una grave ferita da mitraglia tedesca alla rocca mastoide Dx (Cranio). Raccolto da non si sa, forse partigiani fu trasportato e nascosto nelle cantine della scuola Sassi, allora Ospedale militare, curato tornò a casa.
Si sposò nacqui io nel 1949 ma lui morì per menengite fulminante causata dalla ferita riportata nel 1951. Vi scrivo perché penso che dopo 70 anni (11 Sett. 2013) una piccola cerimonia in via Sacchi a Torino sarebbe un grande ricordo del triste evento anche perché qualcuno o qualche parente potrebbe ancora essere in vita, come mia madre 91 anni perfettamente lucida



 





Commenti

  1. Sono il figlio del Cap. Magg. Grosso Antonio 1° squadrone Dragoni Nizza Cavalleria.
    Nell'evento d'armi sopra descritto e ricordato grazie all'articolo di O. del Buono mio padre riportò una grave ferita da mitraglia tedesca alla rocca mastoide Dx (Cranio). Raccolto da non si sa, forse partigiani fu trasportato e nascosto nelle cantine della scuola Sassi, allora Ospedale militare, curato tornò a casa.
    Si sposò nacqui io nel 1949 ma lui morì per menengite fulminante causata dalla ferita riportata nel 1951. Vi scrivo perchè penso che dopo 70 anni (11 Sett. 2013 una piccola cerimonia in via Sacchi a Torino sarebbe un grande ricordo del triste evento anche perchè qualcuno o qualche parente potrebbe ancora essere in vita, come mia madre 91 anni perfettamente lucida
    Grazie Pier Angelo Grosso [alpik@teletu.it]

    RispondiElimina
  2. Casualmente ho letto su La Repubblica l'articolo di Massimo Novelli e penso di venire in Via Sacchi 11 settembre.
    Credo che la "Storia", nella maggior parte, sia fatta di momenti come questi e che occorra ricordare civilmente ma con fermezza quanto accaduto
    Grazie
    Adriano Gaido (gaidoadrianob@libero.it)

    RispondiElimina

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