MORTI DI REGGIO EMILIA
uscite dalla fossa
canta la canzone
scritta da Fausto Amodei
- era il luglio di cinquant'anni fa
- a marzo del 1960 si era costituito il governo del democristiano Tambroni, sostenuto, per la prima volta dal dopoguerra, dal voto determinante dei fascisti del Movimento Sociale Italiano-MSI, gli eredi dei quali sono oggi al governo
- il 19 di luglio dello stesso anno il governo è costretto alle dimissioni. Nella storia repubblicana sarà il primo, e unico, governo a cadere per le proteste di massa.
Fausto Amodei è vivo e vegeto, non si chiama Omodei, come scrive il sito de La Stampa, vive da sempre a Torino e va spesso in giro a cantare le sue canzoni, quelle nate con il gruppo di allora I cantacronache e quelle che ha scritto dopo. La canzone "Per i morti di Reggio Emilia" è qui.
La decisione dell'MSI di tenere il suo congresso a Genova suscita la reazione popolare, guidata dai "camalli", i lavoratori del porto, che culmina con la manifestazione del 30 giugno in una città presidiata dalla polizia.
Sandro Pertini parla alla folla:


A Roma, nel quartiere di Porta San Paolo [dove nel settembre del 1943 c'era stato l'unico episodio di scontro armato con i tedeschi da parte dell'esercito italiano, in quel caso i Carabinieri] la polizia carica manifestanti e deputati. La polizia a cavallo è guidata da Raimondo d'Inzeo, olimpionico [in quell'anno ci sono le Olimpiadi a Roma].
Il giorno successivo a Reggio Emilia la polizia spara sui manifestanti. Vengono uccisi: Lauro Ferioli, 22 anni, Ovidio Franchi, 19, Emilio Reverberi, 39, Marino Serri, 41, Afro Tondelli, 36 .
Il poliziotto si inginocchia, prende la mira e spara.
Il giorno successivo: scioperi di protesta in tutta Italia. A Palermo la polizia spara sui manifestanti. Vengono uccisi: Giuseppe Malleo di 16 anni, Andrea Cangitano di 14, Francesco Vella, di 42, Rosa La Barbera di 53. Un morto a Catania.
“l’ordine e la legalità sono stati ristabiliti in tutto il Paese”.
Il 19 ultimo consiglio dei ministri del governo Tambroni.
Tambroni e...Andreotti
Oggi, 2010, i familiari chiedono la revisione del processo che si era chiuso nel 1964 davanti alla corte d’assise d’appello di Milano con l’assoluzione con formula piena del vicequestore Giulio Cafari Panico e dell’agente Orlando Celani (per insufficienza di prove), accusato di aver sparato ad Afro Tondelli.
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