Questa è la copertina di un libro che racconta una storia quasi ignota in Italia e la racconta con partecipazione e commozione intervistando i protagonisti e la protagonista, Ludmila Javorová. Una donna che nei primi anni Settanta è stata, insieme ad altre quattro o cinque, ordinata prete dal vescovo cattolico Felix M. Davídek, a Brno, in quella che allora era la Cecoslovacchia comunista nel pieno della "normalizzazione" dopo l'invasione dei carri armati sovietici nel 1968. Ordinazioni avvenute, come quelle di vescovi sposati, in clandestinità perché il regime, formalmente tollerante, in realtà teneva sotto controllo ogni attività politica e religiosa. Ancora di più quelle di una associazione come Koinótés, costituita da laici, preti, suore, vescovi. L'ordinazione non è avvenuta "per forza maggiore", ma dopo un dibattito e confronto durato anni e ispirato alla teologia di Theilard de Chardin secondo cui tutto ciò che accade una volta nel processo di creazione resta presente in essa e contribuisce alla "conformazione finale del mondo".
Davidek dopo il rilascio dal carcere |
Quando nel 1995 Ludmila Javorová rende nota la sua condizione e il fatto che continua, e vuole continuare, a celebrare messa, le gerarchie romane vanno nel panico. Due loro ossessioni, non a caso legate al sesso, donne preti e vescovi sposati, imboccano la strada maestra solita, che è quella della repressione. Nessun dialogo, abiura, mettere sotto silenzio, ecc.
Ludmila Javorova oggi |
Ma Ludmila e alcuni dei vescovi sposati non si conformano. Il caso resta aperto.
Il libro di suor Miriam Therese Winter, tradotto dall'inglese e pubblicato in Italia nel 2005, racconta minuziosamente la vicenda e riporta molte riflessioni di Ludmila Javorová.
E' una lettura pacata e profonda. Fa bene a tutti, cattolici, cattoliche e non. Lo si può richiedere direttamente alla casa editrice, € 18,00
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Nel 1999 la rivista internazionale di teologia Concilium aveva pubblicato di Petr Fiala e Jíří Hanuš: Ordinazione delle donne nella chiesa clandestina in Cecoslovacchia. Il fascicolo [3/99] era dedicato al tema: La non-ordinazione delle donne e la politica del potere.
Una delle curatrici, la nota esegeta e teologa Elisabeth Schüssler Fiorenza, si "divertiva" nel suo contributo a proporre alle gerarchie ecclesiastiche di nominare Cardinali le donne, dal momento che il Sacro Collegio è una invenzione medievale per dare al pontefice una corte nobiliare -infatti si chiamano "principi della Chiesa"-, non ha fondamenti nella Scrittura, quindi non ci sono vincoli di nessun genere, se non atavici pregiudizi, e fino al 1800 si poteva diventare cardinali pur essendo laici. E' tuttavia una corte importante che elegge il Papa. Perché non assegnare questo compito alle donne, ben più della metà dei fedeli cattolici romani?
La gerarchia cattolica, in quanto congregazione di maschi che si autorappresentano, condividerà il suo potere solo quando non potrà più farne a meno per assenza di candidati maschi al sacerdozio. E potrebbe essere abbastanza presto.
Chi fosse interessato/a potrebbe leggersi l'articolo di Karin Heller, L'ordination des femmes à l'épreuve d'une theologie de l'agapè in Revue théologique de Louvain, 41, 2010 [Lovanio è una famosa università cattolica in Belgio]
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