E' morta Adriana Zarri. Era nata nel 1919. Teologa, scrittrice.
Ho letto uno solo dei suoi libri, ma per me al momento giusto. Quando avevo ventuno anni:
Già il titolo aveva, allora, un che di sovversivo. Eravamo nel 1962.
Poi non l'ho più seguita, salvo un "dibattito" insieme a Biella quindici o venti anni fa. Devo confessare che la sua rubrica su Il Manifesto non era la mia lettura preferita.
Mi ha incantato invece l'epigrafe che lei stessa ha dettato:
Non mi vestite di nero:
è triste e funebre.
Non mi vestite di bianco:
è superbo e retorico
Vestitemi
a fiori gialli e rossi
e con ali di uccelli.
E tu, Signore, guarda le mie mani.
Forse c’è una corona.
Forse
ci hanno messo una croce.
Hanno sbagliato.
In mano ho foglie verdi
e sulla croce,
la tua resurrezione.
E, sulla tomba,
non mi mettete marmo freddo
con sopra le solite bugie
che consolano i vivi.
Lasciate solo la terra
che scriva, a primavera,
un’epigrafe d’erba.
E dirà
che ho vissuto,
che attendo.
E scriverà il mio nome e il tuo,
uniti come due bocche di papaveri.
Dimenticavo di dire che il libro La Chiesa nostra figlia era pubblicato dalla casa editrice La Locusta di Vicenza, cioè da Rienzo Colla, morto lo scorso anno. Piccoli libri dalla copertina bianca che rimandavano al poco e al meglio del cattolicesimo italiano
Commenti
Posta un commento