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HERERO


Andries Bezuidenhout è un musicista afrikaans del SudAfrica. E' anche poeta e un importante sociologo che scrive libri con questi titoli: New Patterns of Exclusion in the Mining Industry, Contesting the New Politics of Space: Labour and Capital in the White Goods Industry in Southern Africa, Postcolonial Workplace Regimes in the Engineering Industry of South Africa [per cui vai qui].
Nel suo ultimo album Bleek Berus c'è una canzone che dura 12 minuti dal titolo Vernichtungsbefehl che in tedesco significa ordine di distruzione [la si puo' scaricare qui per $ 0,88] . Ricorda il genocidio degli Herero che, se proprio si deve stabilire un primato, è il primo del Novecento, secolo che di genocidi si intende. Infatti è avvenuto nel 1904, precedendo di dieci anni quello più noto degli Armeni.

Non è un caso della storia che il primo esperimento di sterminio avvenga in contesto coloniale e in Africa, in particolare. Un pensiero forte costruiva il mondo in "africani" e tutti gli altri: "…l'Africa, intesa come idea e come concetto, ha avuto - e continua ad avere - la funzione storica di argomento polemico usato dall'Occidente nel disperato tentativo di affermare la propria differenza dal resto del mondo", come scrive Achille Mbembe in "Postcolonialismo", Meltemi, Roma, 2005, pag. 9 [ma perché hanno tradotto con un fuorviante -ismo quello che nell'originale era On the Postcolony?].




truppe tedesche per combattere gli Herero










Nella ricorrenza del centenario, nel 2004, ho scritto l'articolo che segue su Il Manifesto:



 Sara' pure un secolo breve il Novecento, ma è un secolo profondo. A scavarlo vengono alla luce reperti di memoria o di smemoratezza senza pari.
In un paese dell'Africa meridionale, il Botswana, un canto di donne ripete: "Andiamo, andiamo…Johana, prendi il bambino in spalle, andiamo…Vieni, dobbiamo andare! -Il mio bambino, dove è andato il mio bambino? E' caduto - Andiamo, il sole è già salito, prendi il cavallo, andiamo". Come in una ballata di Goethe, mirabilmente messa in musica da Franz Schubert. Ma qui era il Re degli Elfi a portarsi via per sempre il bambino e l'affannosa corsa del cavallo si rivelava del tutto inutile. Nel canto della donna della popolazione Herero vive invece la memoria di una disgrazia collettiva in cui la distruzione delle vite si accompagna alla impossibilità di ripulirsi ritualmente della "ondorera jondiro - l'oscurità della morte" perché il deserto non lascia scampo e bisogna fuggire i carnefici abbandonando i caduti.


































Nello scorso mese di giugno [2004] a Berlino i rappresentanti degli Herero, insieme ad alcune associazioni tedesche, hanno chiesto al governo federale riparazioni, sia simboliche sia monetarie. L'avevano già fatto nel 1995 quando l'allora cancelliere Helmut Kohl era in visita a Windhoek, capitale della Namibia
Riparazioni per che cosa? Per una memoria sovraccarica e perciò dannatamente rovinata che non ce la fa più a contenere il Novecento. Un secolo che sembrava aver stabilizzato la sua cronologia di guerre, stermini, pulizie etniche, genocidi. Riparazioni per che cosa? Per una invenzione che avrà molta fortuna, che prenderà più tardi il nome di genocidio che nella sua programmazione include, come sappiamo, anche la sua dimenticanza.

"Gli Herero devono ad ogni costo lasciare la terra. Se non lo faranno verranno costretti con le armi. Entro i confini tedeschi si sparerà ad ogni Herero, con o senza un'arma, con o senza bestiame. Non escluderò più neppure donne e bambini, o se ne andranno o gli spareremo addosso. Queste sono le mie parole al popolo Herero.
Il grande Generale del potente Kaiser tedesco".
Generale Lothar von Trotha, responsabile delle operazioni militari nella Namibia centrale, allora Africa del Sud Ovest, colonia tedesca dal 1884: "Ieri ho ordinato che i guerrieri catturati siano sottoposti alla corte marziale e impiccati e che tutte le donne e i bambini che cercano rifugio siano ricacciati nel deserto, con una copia del mio proclama nella loro lingua". Un proclama che sarà ricordato come Vernichtungsbefehl - Ordine di sterminio. "Vernichtung", una parola che rimbalzerà in tutta la sua industriale potenza nell'Europa tra le due guerre,. "Io credo che la nazione come tale [gli Herero] debba essere annientata, o, se questo non è possibile con misure tattiche, debba essere espulsa dalla regione con mezzi operativi ed un ulteriore trattamento specifico".   


Gli Herero erano una popolazione che abitava la Namibia centrale, caratterizzata da un forte decentramento che poco alla volta, reagendo prima ai missionari tedeschi poi al colonialismo tedesco, si organizza in forma centralizzata, attorno ad alcuni capi. Un popolo già provata dalla peste bovina diffusasi verso la fine degli anni Ottanta dell'800 e in continua opposizione con gli insediamenti dei coloni, solitamente ex truppe coloniali tedesche.

All'inizio del 1904 i responsabili militari dell'Impero tedesco si convincono che gli Herero stanno preparando una grande rivolta e sulla base di questa falsa convinzione si mobilitano. La manodopera Herero alla ferrovia, nelle miniere, viene catturata. Berlino vieta ogni forma di negoziato e la guerra scoppia. L'11 agosto dello stesso anno gli Herero vengono sconfitti nella battaglia di Waterberg. Scriverà più tardi von Trotha: "L'esercizio della violenza fracasserà il terrorismo e anche se con raccapriccio fu ed è la mia politica. Distruggo le tribù africane con spargimento di sangue e di soldi. Solo seguendo questa pulizia può emergere qualcosa di nuovo, che resterà". Lo sterminio non sta solo nella quantità delle vittime, ma anche nella strategia e nelle tattiche impiegate dai carnefici. Gli Herero sopravvissuti, uomini, famiglie, bestiame, vengono spinti verso il deserto e il suo attraversamento è anche la strada per raggiungere la vicina Botswana - allora Bechuanaland, protettorato inglese.
Ma le truppe tedesche distruggono tutte i pozzi e le sorgenti. Pochissimi ce la fanno. Non ci sono ragioni militari, ma solo politiche per lo sterminio. Recita la Relazione dello Stato Maggiore tedesco: "Von Trotha capì che la rivolta fu il primo segno di una guerra di razza che avrebbe sfidato tutti i poteri coloniali in Africa. Ogni cedimento quindi da parte dei Tedeschi avrebbe dato ulteriore alimento al movimento Etiopico secondo il quale l'Africa appartiene solo agli africani. La guerra deve continuare finché ci sarà il pericolo di una nuova resistenza degli Herero". In nome di questa definitiva valutazione, ogni delitto compiuto contro questi esseri umani non apparirà più come tale. Un dispositivo che sarà la base fondativa di tutti gli stermini novecenteschi, come sappiamo.


C.Rust, Krieg und Frieden im Hererolande,                                                                  Archiv-und Museumsstiftung Wuppertal










1904       










Una foto d'epoca mostra prigionieri Herero impiccati agli alberi, dopo essere stati denudati. "Strange fruits" avrebbe cantato qualche decennio dopo Billie Holiday, avendo negli occhi altri corpi nudi e neri penzolanti da alberi d'America. Anche questi secondo un canone "orientalista" che Edward Said avrebbe spiegato nella seconda metà del secolo e il filosofo africano Achille Mbembe precisato: i colonizzati vengono "femminizzati" - nel deserto Omaheke in Namibia o a Abu Ghraib in Iraq - considerati istintivi, poco dotati di ragione, i corpi violati, sottoposti al ludibrio e allo stupro che sempre le donne hanno patito dovunque.




Quelli degli Herero sopravvissuti vengono incatenati a gruppi di dieci e trasportati nei Konzentrationslager. Altra parola di successo europeo. Lavoro schiavistico puro per uomini, donne, bambini, costretti nelle imprese del governo, dei coloni, dell'esercito, nelle compagnie di trasporto, nelle miniere. "Erano condotti alla morte come bestiame e come tale sepolti" racconta un testimone. Molti corpi e scheletri spediti a Berlino per l'avanzamento della scienza antropologica. Non ci fu scampo per i leaders degli Herero, tutti impiccati. Alle donne fu riservato il ruolo di serve, di prostitute e concubine. "Comfort women", come sarebbero state chiamate in una lingua diversa, altre donne schiavizzate per le maschie voglie dei soldati. Anche in questo caso, scavo nel secolo profondo, strati di memoria da dissotterrare. Anche qui, per le donne coreane prostituite a forza dall'esercito giapponese, richiesta di riparazioni simboliche e materiali. Fragile tentativo di intervenire sul passato e renderlo digeribile.
Bambini Herero ai lavori forzati. Fonte: Archivi Nazionali della Namibia

Le statistiche di fonte missionaria e coloniale parlano di 80.000 Herero prima della guerra [1904-07] e di 16.000 sopravvissuti. Nella guerra perdono le loro terre, il loro bestiame, i loro capi, la loro religione. I decenni successivi saranno impiegati a ricostruire i tratti della loro società e a trasformarla. Nell'odierno centenario della guerra a fare toc toc alle case dei vecchi padroni e colonizzatori e a guadagnarsi forse il triste primato di aver subito il primo genocidio del Novecento, secolo breve.

Bibliografia

Pochi accenni nelle pubblicazioni italiane. Ma vedi:   Francesco Lamendola, Il genocidio dimenticato : la soluzione finale del problema Herero nel Sud-Ovest africano, 1904-1905 , Pordenone, 1988;  la sintesi di John Daniel in "Modelli di violenza nell'Africa meridionale del XX secolo: genocidio, apartheid e stato di guerra regionale" in Storia, verità, giustizia - I crimini del XX secolo, a cura di Marcello Flores, Milano, Bruno Mondadori, 2001;  Sebastian Conrad, L'impero tedesco in prospettiva transnazionale, in  900. Per una storia del tempo presente, 1.2009.
Dello stesso autore la preziosa sintesi: Deutsche Kolonialgeshichte, Verlag C.H.Beck, 2008

Il lavoro fondamentale è quello dello storico dell'università di Colonia, Jan-Bart Gewald, "Herero Heroes - A Socio-Political History of the Herero of Namibia 1890-1923" Oxford, James Currey, 1999, da cui sono tratte le principali citazioni dell'articolo. Gewald non solo ricostruisce la guerra, ma anche l'evoluzione e le dinamiche della società Herero fino alla morte di un suo importante leader, Samuel Maharero.

Esiste anche un "revisionismo" sul genocidio degli Herero, in Germania, in Namibia, in Sud Africa. Ne rende conto Tilman Dedering "The German-Herero-War of 1904: Revisionism of genocide or imaginary historiography?" in The Journal of Southern African Studies, 1, 1993.
Il canto citato sopra è tratto da "Living with the Past: the Songs of the Herero in Botswana", di Kirsten Alnaes, in Africa, 1, 1989;
Il Bullettin del German Historical Institute nel 2005 ha dedicato al tema i seguenti studi
Isabel V. Hullh, The Militay Campaign in German Southwest Africa, 1904/07 leggibile qui
J. Zimmerer, Annihilation in Africa. The Race War in German Southwest Africa (1904-1908) and its Significance for a Global History of Genocide, leggibile qui 
Gesine Krueger, Coming Terms with the Past, leggibile qui


Sul tema delle riparazioni vedi il dossier Réparations, restitutions, réconciliations. Entre Afrique, Europe et Amériques in Cahiers d'études Africaines, 1-2, 2004
e Henning Melber , How to come with terms  with the Past: Re-visiting the German Colonial Genocide in Namibia, in Afrika Spectrum, 40, 2005, leggibile qui

Il genociodio Herero come "premessa" al genocidio nazista è stato discusso da Hannah Arendt in  Le origini del totalitarismo, Milano, Comunità, 1999, pagg. 258-88
Sul trasferimento al Museo di Berlino dei teschi degli Herero uccisi per studi di antropologia, vai al post Nazismo e Neri

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