LA SECONDA VITA
''L'ho fatto per tutti quelli che soffrono in silenzio'' Nitish: "non voglio vendetta e non me ne vado, ho tanti amici."
Come sarebbe andata la storia senza Hemrajsing Dabeedin? «Non lo so. Ma so che io non ce la facevo piu'. Stavo male, malissimo. E vedevo tante persone stare male come me, anche uomini di cinquant'anni, umiliati e insultati ogni giorno. Anche persone dello stesso livello del professor Soria». I silenzi di NITISH «il buono», come tutti l'hanno conosciuto, di soprannome e di fatto, valgono quanto le sue parole. Ogni increspatura del discorso lo inquieta. Ogni incertezza di significato lo mette a disagio, preoccupatissimo di non offendere il prossimo. Di non esagerare. In questo, il ragazzo di Mauritius che ha fatto crollare l'impero del Premio Grinzane Cavour, e' molto torinese. Nell'accezione migliore, ovviamente. Poca scena. «Durante quest'anno ho capito una cosa. Ci sono quelli che dicono di volerti aiutare. E poi ci sono quelli che ti aiutano. Voglio ringraziare tanto i miei amici. I nomi non mi sembra giusto farli, loro sanno di esserlo e mi sono sempre stati vicini. Come questa citta' bella, accogliente e mai razzista». Faceva il domestico a casa Soria. Il professore lo chiamava schiavo. Costretto a lavorare anche venti ore al giorno. Per un cappuccino sgradito, venti euro in meno sullo stipendio. Era costretto a mangiare rifiuti e carne di mucca, proibita dalla sua religione induista. Mai messo in regola. Insultato, molestato. E' stato NITISH il buono, 28 anni, il granellino che ha inceppato l'ingranaggio gigantesco. Lui, con una denuncia solitaria firmata ad ottobre 2008 a fare aprire gli occhi alla citta'. Sulle angherie del presidente del Grinzane, ma anche sulla malversazione di milioni di euro di fondi pubblici. Signor Dabeedin, come sta? «Purtroppo non mi sono ancora liberato da certi pensieri. Mi sta seguendo uno psicologo. Come dite voi? Stressato. Non e' facile riuscire a dimenticare quello che e' successo». Si e' mai pentito del suo coraggio? «No, perche' dovrei? Era un rischio, ma bisognava correrlo. Sapevo perfettamente a cosa andavo incontro. Non conosco bene la legge, ma un po' si'. Ero senza permesso di soggiorno, potevano non credermi». Oggi dove lavora? «A casa di un signore anziano che abita nella zona di corso Turati. E' una brava persona. Mi lascia uscire, mi tratta bene. Lui ha scoperto quello che e' successo leggendo i giornali. Sei mesi fa ho avuto il permesso di soggiorno per motivi giudiziari. Durante l'ultima sanatoria ho fatto la richiesta di regolarizzazione. Sono quasi a posto». Ha piu' ricevuto una chiamata dalla famiglia Soria? «No, nemmeno me lo aspettavo. Per dirmi cosa? Presto iniziera' il processo. Spero che non duri troppo a lungo. Non mi interessa vendicarmi. Io spero solo che il professore paghi per il male che ha fatto». Come riassumerebbe tutta la storia? «Purtroppo ho conosciuto una persona molto cattiva. Ma ho avuto anche la fortuna di conoscere persone molto brave, che non mi hanno lasciato solo. Tutto questo, insieme, oggi e' la mia vita». Cosa sogna? «Non lo so. Vorrei mettermi tranquillo. Voglio togliermi i pensieri difficili dalla testa. Nel mio paese ho studiato medicina e biologia, non dico che voglio diventare dottore, non sono cosi' bravo. Ma senza offesa per nessuno, non vorrei nemmeno lavorare da domestico per tutta la vita. Pero' e' complicato: che lavoro puo' fare uno come me in Italia?». Qual e' stato il lato piu' duro dopo la denuncia? «I miei genitori. Si sono preoccupati tantissimo. Hanno saputo dal giornale piu' importante ''Le Mauricien''. E' stata proprio una brutta figura». Perche' una brutta figura? «Perche' c'era scritto violenza sessuale, mentre in realta' sono state delle molestie. Fa un grande differenza per me, perche' io mi sono difeso. Ma la cosa peggiore e' che hanno tradotto male dall'italiano tutto quello che e' successo. Hanno scritto che avevo fatto delle cose terribili, che facevo film porno e mi prostituivo» . Come e' riuscito a ristabilire la verita'? «I miei genitori sono venuti a trovarmi a luglio, non ci vedevamo da quattro anni. Sono stati per cinque settimane a Torino. Gli ho spiegato tutto, hanno visto dove vivo, come mi comporto. Hanno parlato con i miei amici. Hanno capito. Ma e' stato brutto». Un progetto? «Magari se avessi un lavoro diverso potrei avere una casa mia». Viaggi? «Sono andato al mare solo due giorni con la madre del professor Soria». Cosa le piace? «Musica tecno, canzoni italiane e spagnole. Mi piace correre e cucinare. Tantissimo giocare a biliardo». Posti di Torino? «Vado al pub, prendo un aperitivo con gli amici. Ai Murazzi sono andato solo una volta, mi tengo lontano dai posti illegali». Ha mai pensato di tornare a casa? «No, mi piace lavorare e Torino e' troppo bella». NITISH, dove ha trovato il coraggio? «L'ho fatto per me, ma anche per le altre persone che soffrivano in silenzio. Alle volte ci penso: perche' nessuno e' andato a denunciare il professor Soria? Mi rispondo che anche io ho avuto paura, anche io sono stato zitto a lungo. Vedevo tante persone stare male come me Pure uomini di 50 anni del rango del professore insultati ogni giorno.
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Mi piace ricordare che da aprile ho messo in scena una pièce dal titolo:
Cerimonia di consegna del
Premio Crinzane 2009
a Nitisch
talento emergente
delle isole Mauritius
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