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emilio guarnaschelli e nella masutti

UNA PICCOLA PIETRA

Nel marzo 1988, dopo un pomeriggio trascorso a conversare con Mario Guarnaschelli, pubblicavo il seguente articolo su Il Manifesto.
Il Muro di Berlino era ancora in piedi e l'Unione Sovietica pure.




L'avevo conosciuto alla presentazione del libro Una piccola pietra. Con lui avevo incontrato Nella Masutti e Dante Corneli, il "redivivo tiburtino" che, sopravvissuto a venti anni di gulag, avrebbe dedicato il resto della sua vita a documentare le persecuzioni subite dagli esiliati italiani nell'URSS staliniana. Allora, Dante, mi regalo' tutti i suoi libri, pubblicati, meno uno, a proprie spese.
Adesso sono tutti morti, ma la storia di Emilio Guarnaschelli non è liquidabile con facilità: il suo innamoramento del paese del Socialismo, il suo arrivo a Mosca nel 1933, la sua delusione ragionata, la sua persecuzione feroce e, infine, la sua fucilazione come controrivoluzionario e trotzkista il 7 aprile 1938 nel gulag/miniera di Razvedcik, non sono solo la storia di una vita, ma la rivelazione di che cosa è stato il Novecento e il comunismo stalinista in particolare.



Il libro Una piccola pietra, pubblicato prima da Garzanti e poi da Marsilio, contiene le lettere di Emilio al fratello: testimonianza viva di un viaggio verso l'orrore, interpretato con lucidità e anche con fermezza politica, nonostante i tentennamenti del fratello che, militante clandestino del Partito comunista nell'Italia fascista, non riesce credere a ciò che Mario gli racconta: "La conclusione è che non intendo dire ciò mi si impone di dire. Voglio anatomizzare le questioni politiche, e invece si deve credere, non dubitare. Il solo dubbio è segno d'opposizione. Caro mio, questa è teologia. ... Mi si calunnia di trotzkismo. Merda al trotzkismo, però ... è da discutersi"    

                                                                                           




Nella Masutti, sedicenne, figlia di un espatriato italiano a Mosca stalinista per scelta, dopo averlo incontrato lo seguira' nel paese di confino, Pinega, dove la media del lunghissimo inverno e -25°/-40°, in condizioni del tutto inumane. Un amore eroico e quotidiano, che le lettere, alcune di Nella, ben testimoniano.
La pièce teatrale che ho scritto e interpretato insieme a Silvia Genta, con un itervento finale in lingua russa di Paola Merlo, Laura Ferrero alla consolle, voleva essere un tributo alla memoria di Emilio Guarnaschelli, un con/tributo alla nostra, e un abbozzo di risposta alle parole di Osip Mandel'štam, morto nel 1938 nel gulag di transito di Vtoraja rečka:

Togliendomi i mari, la corsa e il volo
e dando al piede l'appoggio di una terra coatta
che cosa avete ottenuto? Bel calcolo:
non potevate amputarmi le labbra che si muovono.


























La bibliografia sul GULag [acronimo di Direzione Centrale dei Campi di Lavoro correzionale, in russo, ma ormai sinonimo di tutto il sistema concentrazionario sovietico e non solo] è oggi molto ampia. Gli studi fondamentali di Oleg Chlevniuk e di Anne Applebaum sono disponibili da un po' di anni in italiano. 

Sulla persecuzione in particolare degli italiani in URSS è da vedere di Elena Dundovich e Francesca Gori Italiani nei lager di Stalin, Laterza, 2006.
Su Guarnaschelli , Francesco Bigazzi, L'odissea di Emilio Guarnaschelli, in Gabriele Nissim, Storia di uomini giusti nel Gulag, Bruno Mondadori, 2004, e Giorgio Fabre, Roma a Mosca. Lo spionaggio fascista in URSS e il caso Guarnaschelli, Dedalo, 1990. Libro, a mio parere, prolisso e confuso.


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