Si fa un gran parlare di Cina per tutte le ragioni che sappiamo. Qualcuno la definisce ancora un paese “emergente”, quando ci vuole poco a capire che è ormai completamente “emerso”, come, d’altra parte, Brasile, India ecc. Ma i nostri ritardi linguistici rivelano anche le nostre ansie. Ci affascina e ci fa paura, la Cina. Abbiamo capito che sta ben salda nel nostro futuro. Parliamo meno dell’Africa, ma ultimamente qualcosa si muove e il continente appare ogni tanto al nostro orizzonte.
Quello che non si è ancora generalizzato è la “Cinafrica”, come la chiama qualcuno. Cioè la massiccia presenza della Cina, in termini di investimenti, persone, strutture, in Africa. Sarà che Cina si presta a diversi giochi linguistici, Cindia già l’abbiamo lasciato alle spalle, ma questa Cinafrica è la realtà, il processo decisamente nuovo sul piano mondiale. Non osservarlo, non intenderlo, sarebbe uno sbaglio colossale, se vogliamo capire qualcosa del mondo che ci circonda.
Cos’è questa presenza cinese in Africa: una nuova forma di colonialismo o una cooperazione tra pari, Sud-Sud? Un’alleanza tra le neo-borghesie rapaci di entrambi o uno scambio di investimenti e risorse? La puzza al naso dei bianchi è sostituita dalla dedizione al lavoro e al sudore degli operai cinesi in Africa? Il ravvivato interesse USA per l’Africa ha a che fare con la paura di una egemonia cinese nell’Africa dalle grandi risorse di materie prime? E’ sì o no un terremoto geopolitico che darà il via ad un Grande Gioco mondiale?
Si potrebbe continuare a lungo con domande sostanziali e pungenti.
Traccia di risposte si possono trovare in una discreta pubblicistica che l’editoria italiana, questa volta bisogna riconoscerlo, è stata pronta a mettere in circolazione.
Aveva aperto nel 2007 una casa editrice milanese, dedita all’Asia, la ObarraO, con un importante lavoro pionieristico: Safari cinese. Petrolio, risorse, mercati. La Cina alla conquista dell’Africa, di C.Brighi, I. Panozzo, M.Sala. Gli autori facevano una storia del rapporto Africa/Cina, dai tempi del maoismo e del “socialismo africano” fino, quasi, ai nostri giorni. Quando scrivevano che la Cina invade l’Africa avevano l’accortezza di mettere tra parentesi “invade”, dal momento che le categorie di colonialismo e imperialismo in questo caso sono ingarbugliate e devono di nuovo essere ridefinite..
Il titolo del volume pero’ ci segnala la natura compromessa del nostro sguardo sull’Africa: il safari, come si sa, è una partita di caccia grossa. Come se gli africani fossero oggetto di caccia al pari di leoni, zebre e rinoceronti. Trappole linguistiche che raccontano una lunga storia del nostro rapporto con l’Africa. In Africa gialla. L’invasione economica cinese nel continente africano di Angelo Ferrari, UTET, 2008, la razzialità dei colori si palesa fin dal titolo e con noncurante leggerezza si dispone nelle pagine del libro, per altri versi molto interessante. Come se parlando a qualsiasi titolo dell’Africa non potesse non venir fuori la politica razziale dei colori che ha dominato la modernità europea:”L’aereo per Luanda sembra essere di loro proprietà. Il colore dominante è il giallo”[pag.26] o “…gli aerei in arrivo a Luanda sono stracolmi di gialli” [pag.44]. Non si arriva ai musi gialli, ma poco ci manca, dando per inteso che i cinesi siano effettivamente gialli di pelle e che il termine sia innocuamente neutro.
Cinafrica. Pechino alla conquista del continente nero, di S.Michel, M. Beuret, trad. di C. Maiocchi, Il Saggiatore, 2009, sfugge quasi completamente alla razzialità dello sguardo e, soprattutto, è il risultato di una investigazione condotta non solo in Africa, ma anche in Cina, seguendo i protagonisti nei loro spostamenti e nelle realtà di residenza originaria. Un lavoro scrupoloso, arricchito dalle foto di Paolo Woods. E’ anche il libro che tenta di trovare frammenti di risposta alle questioni poste più sopra.
Che se ne fa l’Africa del capitalismo rampante della Cina? Alla domanda cerca di rispondere Stefano Gardelli in L’Africa cinese. Gli interessi asiatici nel Continente Nero, Università Bocconi Editore, 2009. Una sintesi non frettolosa che implica ulteriori interrogativi sui modelli di sviluppo di stampo “occidentale e “orientale” che in Africa si esibiscono ed entrano in concorrenza.
Ma chi volesse avere informazioni più dettagliate dovrebbe procurarsi la rivista Meridione. Sud e Nord del mondo, Napoli, edizione ESI, fascicolo n. 4/2008 interamente dedicato a Cina e Stati Uniti in Africa: opportunità di sviluppo o neocolonialismo del Terzo Millennio? Il caso di alcuni paesi (2000-2006) a cura di Liliana Mosca e Lucia Sorrentino, attraverso cui accedere anche all’abbondante bibliografia internazionale in costante aggiornamento.
Ripartirà l’Africa grazie alla Cina?
Ho pubblicato questo articolo su RIFORMA del 30 luglio 2009 [www.Riforma.it]
La bibliografia internazionale è esorbitante, segno, forse, che la centralità del tema non è sottovalutata:
Politique Africaine gli dedica tutto il fascicolo di marzo 2007, n. 105, per poi tornarci ampiamente nel 2009, n. 113 www.politique-africaine.com/, così aveva fatto la Review of African Political Economy, n. 115 del marzo 2008, www.roape.com/.
Tra i tanti libri segnalo il seguente, scaricabile da www.fahamu.org/dowloads/china_2.pdf
China’s New Role in Africa and the South
A search for a new perspective
Edited by Dorothy-Grace Guerrero and Firoze Manji
Fahamu, 2008
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