LA STRISCIA NON
STRISCIA
Per Israele
è militarmente una bazzecola fare tiro al bersaglio sui palestinesi. E’ da
decenni che lo fanno e si divertono pure. Ma nella prossima
guerra con l’Iran ci sarà poco da divertirsi, per loro e per noi. Non
basteranno sei giorni, credo.
Non sono
ovviamente io a lanciarmi in previsioni di questa portata, bensì il segretario
alla difesa degli Stati Uniti, James Mattis, che non sa quando e dove, ma non ha
dubbi sul come inizierà questa guerra.
Gaza
è una dipendenza coloniale di Israele.
La forma è l’assedio. Non puoi esportar spinaci perché Israele non vuole, non
puoi pescare al largo perché Israele non vuole, non puoi importare cemento
perché Israele non vuole, non puoi uscire da Gaza perché Israele [spesso anche
l’Egitto] non vuole, non puoi avvicinarti al confine perché ti sparano al
cuore, non puoi…
Puoi
disperarti e puoi impazzire, ed è quello che Israele vuole. Puoi sognare
l’apocalisse, il giudizio finale, l’armaggedon, ed è quello che Israele vuole
così può dimostrare a sé, soprattutto, e al mondo che Gaza è un covo di
fanatici e deliranti zeloti pronti a tutto.
Gaza
era già qualcos’altro prima di essere solo una striscia. Crocevia di civiltà e di culture. 4000 anni di storia, di
cui Sansone, Alessandro Magno, pensatori, artisti, monaci, giuristi, vescovi e
califfi avrebbero non poco da raccontare.
Non
so niente degli uomini e delle donne comuni
del passato, ma so qualcosa dell’oggi. La mia ultima visita a Gaza è avvenuta
ormai troppi anni fa, ma posso affidarmi ad un racconto che mi arriva di là e
esprime una intelligenza e una vitalità non oscurate dalla sofferenza sempre a
portata di mano. Non è un inno alle singole iniziative. È il tentativo di
posare uno sguardo non assediato.
GAZA SKY GEEK è il primo incubatore di tecnologia in Gaza, dal 2011. Forma, collega,
promuove ricerca e applicazioni tecnologiche. Avvia nuove imprese dette anche
start up. Accalappia fondi, quando ci riesce. C’è lo zampino di Google e la passione non reclusa di
moltissimi giovani. Ho l’impressione che darà frutti inaspettati.
Avevano
nomi quasi gentili, Piombo fuso
[2007/08] e Margine di Protezione
[2014], le operazioni militari condotte da Israele contro Gaza radendola al suolo
[ c’è un Kurt Vonnegut e il suo Mattatoio N.5 per Gaza?].
Due
giovani ingegneri, cioè due giovani donne ingegneri, hanno ideato un mattone
fatto di cenere, che nelle discariche di Gaza non manca. Un mattone più leggero
e più a basso costo. Resistente ed ecologico. L’hanno chiamato Green Cake. Lo stanno
lanciando anche fuori Gaza. Loro si chiamano Majd Mashhrawi e Rawan Abdullatif.
Ci
sono anche progetti casalinghi di
rendere l’acqua bevibile. Ci ha pensato l’ingegner Fayez al-Hindi.
Poi
c’è chi costruisce un’auto a energia
solare. Memori forse del fatto che otto anni fa ad
Hebron qualcuno ci era già riuscito:
Si
potrebbe continuare a lungo viaggiando in mezzo ai cannibali
di Gaza, come li ha chiamati il ministro della difesa di Israele Avigdor
Lieberman.
Accontentiamoci
di Majdi
Abu Taqiyya che trasforma le pallottole israeliane in piccole opere d’arte.
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