Restiamo umani n. 9
Hanno
diritti i morti? diritti (appena appena)
umani?
Diventare merce da morto è l'inferno
Il 7 aprile scorso è morto da detenuto Walid
Daqqa. Ha trascorso 38 anni nelle carceri israeliane. Aveva 62 anni e un tumore
al midollo osseo. Cittadino israeliano appartenente alla minoranza arabo-palestinese. Nel 1986 era stato arrestato con l’accusa di essere, in quanto
dirigente del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina [FPLP], il
mandante del rapimento e poi dell’uccisione del soldato israeliano Moshe Taman,
avvenute due anni prima.
I parenti hanno saputo dai media della sua morte.
Il cadavere non è stato loro consegnato. La famiglia ha comunque organizzato una cerimonia
funebre nel giardino disponendo le sedie, ma è intervenuta la polizia che ha
sbaraccato tutto. Più tardi è stata eretta la consueta tenda da lutto e di nuovo
la polizia è intervenuta arrestando alcuni presenti.
Non
è una prescrizione biblica la sottrazione della salma, è un esercizio di
necropolitica a cui Israele è particolarmente devoto perché consolida il suo
suprematismo, il comando sulla vita e sulla morte dei palestinesi. Una
pratica non occasionale, senza scomodare
Antigone e Sofocle.
Walid, come essere e come non essere ci poni troppe questioni. E’ più nobile che tu
valga da morto come merce di scambio o che i tuoi ti seppelliscano nell’amara
terra amata? Hamas, che da sempre scimmiotta l’arcinemico Israele, non ti
vuole, non sa che farsene di un palestinese (israeliano) per di più morto. Quelli
che contano per H. sono gli israeliani al 100x100, ostaggi morti o vivi che siano, perché merce preziosa, un brand più autorevole in questo non tanto libero
mercato della morte. E poi, proclama
il ministro israeliano della sicurezza Itama Ben-Gvir, mi spiace che sia morto di
morte naturale, avrebbe meritato la pena di morte.
Campo
di battaglia la vita, campo di battaglia la morte.
Un solo libro di Walid Daqqa, che si è laureato e dottorato in
carcere, è disponibile in italiano. E’ una bella favola intitolata La storia
del segreto dell’olio, traduzione Federina Pistono, Atmosphere
Libri, 2020.
Anat
Matar è inclusa nelle liste di proscrizione del sito Im
Tirtzu che, dichiara pomposamente, ricerca il bene e combatte il male ed
elenca più di 3000 docenti universitari israeliani che, in quanto molto critici
del governo del paese, sono avanguardie delle forze del male. Le liste sono
dettagliate: ha scritto un articolo in cui…ha partecipato ad un seminario in
cui…ha sottoscritto un appello per…
Non
so se le loro case siano già state marchiate con la stella di David in attesa
della punizione non solo divina.
Questi docenti spina nel fianco dei governi di Israele che Im Tirtzu ci fa conoscere meritano il nostro appoggio.
** Una biopolitica fai da te dal basso. L’antropologa Laura Ferrero ha approfondito con una originale indagine in loco le molteplici implicazioni della pratica attraverso ampie interviste alle mogli/madri e puntuali ricostruzioni del contesto:
-Prigionieri
politici e contrabbando di sperma dalle carceri israeliane.
Nuovi scenari riproduttivi e di genere in Palestina,
in Antropologia, 3, 2022,
-Palestinian Sperm-Smuggling: Fatherhood, Political Struggle and The Israeli Prisons, in Isidoros, K., Inhorn, M.C., eds., Arab Masculinities. Anthropological Reconceptions in Precarious Times, Bloomington, Indiana University Press, 2022
-The wives of the heroes: Palestinian women building families on their own, in Wynn, L.L., Foster, A.M., eds., Sex in the Middle East and North Africa, Vanderbilt, Vanderbilt University Press
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