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Guerra n. 3


GUERRA n. 3


Sembra che tutti sappiano da che parte stare in questa terribile invasione dell’Ucraina. E torna tale e quale quell'altro gioco feroce,  momentaneamente in pausa: No Vax/Sì Vax.

Io vorrei stare da parte, non sentirmi partecipe. Ovviamente non posso. E non posso perché non sono allo stadio. Non ho una squadra del cuore da sostenere. Più cerco di capire e più sono impaurito e smarrito.

Vedo in diretta [3 marzo] i terrificanti bombardamenti di Kharkiv, la seconda città dell’Ucraina, a stragrande maggioranza russofona, e l’arrivo dei paracadutisti russi. Leggo su  Interfax [agenzia di stampa russa] che il ministro degli esteri Lavrov dichiara oggi [giovedì 3 marzo] che non c’è nessun soldato russo a Kharkiv. Forse patisco di allucinazioni.

Seguo da diversi anni Aleksandr Dugin, sociologo e filosofo ispiratore di Putin. Le sue opere sono tradotte in italiano. Ha fatto spesso tour di conferenze in Italia, soprattutto per i giovani della Lega e non solo. Parla un ottimo italiano. Una settimana fa ha scritto su una rivista russa [chi, come me, non conosce il russo, può usare l’utile traduttore di google] un notevole articolo in cui spiega il perché dell’interesse, chiamiamolo così, di Putin e della Russia verso l'Ucraina e, senza mai nominare la NATO, sulla necessità storica della loro ineluttabile unione, le ragioni profonde del nazionalismo panrusso e il suo legame con la tradizione cristiano ortodossa. Non a caso la rivista che lo ospita si chiama Katechon [ chi volesse conoscere il ruolo che questa importante nozione teologica ha nella storia del cristianesimo legga il libro di Massimo Cacciari,  Il potere che frena, Adelphi].   

Era dunque una manovra diversiva la richiesta di garanzie sul ruolo militare della Nato nell’Est Europa avanzata a metà dicembre scorso dalla Federazione Russa? E’ stato un errore di arroganza la risposta negativa e sprezzante degli Stati Uniti? Ogni interpretazione è verosimile.

 

A vederli sullo schermo tutti i bombardamenti sono spettacolari e con un certo lugubre fascino. Chi di noi attempati non ricorda, senza andare troppo indietro, Belgrado, Baghdad, Gaza [che è abbonata], Damasco…? I villaggi afghani non meritavano di essere proiettati, quelli birmani non saltano agli occhi di nessuno. Neppure quelli yemeniti. Ecc. Stanno già nel dimenticatoio quelli sulla Cecenia, Putin regnante.

E' così difficile immedesimarsi nelle persone che invece i bombardamenti li vivono da sotto, non essendo perlopiù ferrate di geopolitica come noi,  appiccicati alle nostre tastiere?



  


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