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LIBRORUM N. 2 SCHUMANN & BLACKS

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SCHUMANN & BLACKS



 Non è un romanzo né un saggio di musicologia. Non una biografia multipla e neppure un affresco storico. È tutto questo e anche altro. Ha un formato quasi tascabile, 70 pagine che contengono 13 brevi capitoli. Tredici come i movimenti di Kinderszenen-Scene infantili di Robert Schumann, che avevo in cuffia leggendolo. Mi chiedo se il soave tocco di Martha Argerich mi abbia aiutato o no a seguire la scrittura di Nicolas Cavaillès, limpida, essenziale, palpitante.

La figliolanza di Clara Wieck e Robert Schumann non se la passa bene. Marie, Élise, Julie, Émile, Ludwig, Ferdinand, Eugénie e Félix fanno fatica a trovare la loro strada, chi la perde e chi si perde. Dietro, un’ombra densa che si chiama Clara, pianista eccelsa. Robert, lo sappiamo, vivrà alla fine in un altro mondo oscuro.

Fanciullo che supplica-Bittendes Kind è il brano n. 4 delle Scene Infantili. Potrebbe essere il ritratto di gruppo, che, in un’altra epoca avrebbe potuto essere almeno Glückes genug-Abbastanza felice, quinto brano. Non è bastata la presenza materna dell’amico Johannes Brahms a cambiare la tonalità minore delle loro vite.

Nicolas Cavaillès riesce ad aprire squarci inediti sull’infanzia non solo di questo gruppo e non solo di allora e sulla durezza di una madre catturata da se stessa.




Non verrà mai tradotto in italiano, ci giurerei. Appare troppo di settore: afroamericani, tedeschi, musica classica. E il titolo non aiuta: Cantare come Tedeschi. Musicisti neri nella terra di Bach, Beethoven e Brahms. 
L’autrice, narrando in modo scorrevole, convincente e corposo, affronta invece temi di straordinaria contemporaneità oltre a porre in chiaro diversi e rilevanti temi storici. Poi, e per me è un grande merito, non usa mai l’etichetta postcoloniale che affligge nella sua indeterminatezza ormai qualsiasi indagine che sfiori il rapporto Europa/Resto del mondo e non solo.

Una musica non è unicamente definita da composizione ed esecuzione, ma anche da ascolto. Se a Berlino negli Anni Trenta un’afroamericana cantava meravigliosamente Du bist die Ruh, lied di Schubert o, addirittura, Erbarme dich, mein Gott dalla Passione secondo Matteo di Bach ed Es ist vollbracht dalla Passione secondo Giovanni, c’era da chiudere gli occhi e chiedersi cosa stesse succedendo al mondo. Dove era andata a finire la linea del colore che separava radicalmente bianchi da neri, come avevano tempestivamente e insistentemente spiegato Kant e Hegel? Era andata a finire che la linea si era girata su se stessa ed era tornata indietro: Marian Anderson cantava come una bianca. La potenza costruttiva dell’ascolto la sbiancava, carpiva la sua negrezza e la rendeva accettabile, perfino osannabile. Quando nel 1939 cantò al Lincoln Memorial a Washington c’erano 75.000 persone ad ascoltarla e applaudirla e le Figlie della Rivoluzione Americana (DAR) le impedirono invece di cantare in quanto nera nella Sala della Costituzione, sempre a Washington D.C. Erano gli Stati Uniti trionfalmente segregazionisti che avevano un ascolto molto produttivo.

Kira Thurman è una afrodiscendente che insegna Storia e Lingua e Letteratura Tedesca all’Università del Michigan oltre ad essere pianista professionista. Nel suo libro non racconta solo molte storie interessanti, come quella di Hazel Harrison, solista afroamericana che nel 1904 interpretò a Berlino i concerti per pianoforte e orchestra di Chopin e di Grieg con i Berliner Philharmoniker, ma anche ricostruisce le atmosfere storiche, le pregiudiziali razziste, le egemonie culturali e le loro trasformazioni. Chiarisce molto bene come i tedeschi, gli europei concepivano e concepiscono i neri. Resta ancora tutt’oggi da spiegare come i tedeschi, gli europei concepiscano se stessi.


Marian Anderson con Kosti Vehanen al Mozarteum di Vienna nell’agosto 1935.                                                                Collezione Università di Pennsylvania


Nicolas Cavaillès, Gli otto ragazzi Schumann, trad di Laura Frausin Guarino, Pagine d'Arte, 2018

Kira Thurmann, Singing Like Germans.  Black Musicians in the Land of Bach, Beethoven, and Brahms, Cornell University Press, 2021

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