libri e caporali
Mentre leggevo un bel libro edito da Bompiani su di un filosofo tedesco e nazista, roba spessa, mi capita l’occhio sulla tipografia che l’ha stampato Grafica Veneta di Trebaseleghe in provincia di Padova. Un colosso. Vado sul sito: "innovazione e cambiamento, per crescere". Cambiamento sicuro, crescita anche, visto che si sono buttati sulla produzione di mascherine: "Piacevole da indossare", "ottimale per tutti gli usi". Non manca il fiuto per gli affari alla Grafica Veneta. Bravi. Sull’innovazione non saprei.
Uno come me che pensa che il libro sia quella cosa che bla e bla e bla, non può fare lo schizzinoso. Mi viene in mente il veneto Aldo Manuzio lo stampatore umanista. Sto divagando.
"Un uomo di origine pakistana è stato trovato lungo la SS 16 a Piove di Sacco in provincia di Padova, le mani legate dietro la schiena e ferite su tutto il corpo" ho letto su un giornale di pochi giorni fa. "Altri, sanguinanti, feriti, spaventati. Chiedevano aiuto, erano stati derubati dei documenti e dei pochi soldi che avevano".
Indagano i carabinieri e scoprono che sono dipendenti della BMServices di Lavis in provincia di Trento il cui titolare è un pakistano, con cittadinanza italiana. "Lo spettro della mafia pachistana", titola il Corriere. Oibò, ci mancava. Vengono arrestati nove pachistani e l’amministratore delegato e il responsabile tecnico della Grafica Veneta, che dava in subappalto varie lavorazioni. L’ho già sentita questa parola: subappalto. Sul sito, Fabio Franceschi, presidente della Grafica Veneta si indigna. Cosa andate a pensare, noi siamo immacolati, che ne sapevamo di cosa facevano i subappaltati? Ma che dite, caporalato?
Ci sarà un processo e chi vivrà vedrà. Io per l’intanto ho cominciato a controllare dove sono stampati i libri che ho sottomano. Perché la lettura, la cultura, le idee, la civiltà…
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