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arti talismaniche, Nigeria

 


pubblicato su Avvenire dell'8 luglio 2021

claudio canal


Una mostra di tasso barbasso e di ciottoli di qualche ignorato torrente catturerebbe non poco il nostro sguardo se ospitata nella trecentesca  Cappella Palatina  del Maschio Angioino di Napoli. L’incanto  dello spazio e della luce increspata che attraversa la navata promuovono qualsiasi manufatto a dignità d’arte e di pensiero.

Se poi la Cappella è sede di una mostra che non solo arricchisce la nostra conoscenza, ma contribuisce a modificare il nostro modo di guardare in perfetto abbinamento il mondo e la sua storia, anche se l’intitolazione non aiuta: Nel nome di Dio Omnipotente. Pratiche di scrittura talismanica dal Nord della Nigeria, a  cura di Gigi Pezzoli e Andrea Brigaglia.

 

Il Nord della Nigeria è un’area molto vasta di cui solitamente abbiamo notizia per efferatezze della banda Boko Haram, ma poco sappiamo della sua storia politica e culturale perché per noi appartiene ad un sottomondo che possiamo permetterci di ignorare. Quando a inizio Ottocento Uthman dan Fodio unifica città-stato e staterelli nel Califfato di Sokoto, uno dei più vasti imperi africani, la figlia Nana Asma’u [1793-1864] scrive poemi in arabo e nelle lingue locali fula e hausa, oggi complessivamente parlate da cento milioni di persone, organizza circoli educativi e letterari di donne che chiama Yan Taru [quelle che si riuniscono assieme, in hausa). Ritiene l’educazione delle donne fondamentale, Donne, un avvertimento: non lasciate la casa senza buone ragioni. Si può uscire per cercare cibo o educazione. Nell’Islam è un dovere religioso cercare la conoscenza. Le donne possono liberamente lasciare la casa con questo scopo. Le donne del gruppo poi si sparpagliano per formarne altre come educatrici itineranti (jajiis) e come seguaci del sufismo. Nana Asma’u esercita dunque un ruolo pubblico e avrà per questo una profonda influenza su altre donne, pensatrici e predicatrici,  dell’Africa musulmana.

Questa lunga premessa per dire che entrare nella mostra non è sporgersi su una curiosità più o meno esotica, ma è fare un viaggio dentro noi stessi, nell’umanità che ci unifica. 

Sulla destra della navata le tavole di legno su cui sono riprodotte in calligrafia brani del Corano. Qui il Misericordioso, il Compassionevole, il Santo, l’Altissimo… è nella sua forma di Totalmente Altro incarnato nella parola scritta, nella singola lettera. La calligrafia è di per sé un atto di fede, un rito di preghiera e di meditazione, non solo promemoria.  

Sulla sinistra la vita con i suoi oltraggi, le sue incertezze e i suoi miraggi. Talismani di augurio e di protezione che utilizzano una iconografia tripudiante che moltiplica i simboli, che traduce geometrie mentali e spirituali in segni colorati di straordinaria bellezza. Composizioni che diresti venire da un’estetica futura, atterrata su tavole di legno, pelli di montone, fogli bianchi. Applicando le considerazioni di uno studioso nigeriano sull’arte calligrafica contemporanea, azzarderei a dire che nell’ala sinistra della mostra aleggia una desacralizzazione o, almeno, una de-enfatizzazione delle calligrafie ispirare all’Islam.

Le prossime edizioni della mostra potrebbero rovesciare lo standard espositivo: non solo grandi tabelloni informativi, tipo wikipedia murale, ma spiegazione diligente delle tavole più significative. Favorire l’interpretazione e non solo l’ammirazione.

 La mostra è visitabile dal lunedì al sabato, dalle 10 alle 17, fino al 10 luglio. Ingresso gratuito.  www.blacktarantella-art.it/innomedidioomnipotente/ 

lo studioso citato è Mustapha Hashim KurfiHausa Calligraphic and Decorative Traditions of Northern Nigeria: From the Sacred to the Social, in Islamic Africa, 8 (2017) 13-42

Su altri aspetti della storia presente e passata della Nigeria, ho scritto qui

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