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LUBLINO E SINGER





Si è aperto ieri 25 agosto a Varsavia il Festival Singer di cultura ebraica.
Per Singer si intende Isaac Bashevis Singer [1902-1991] scrittore in yiddish e inglese.
Una quantità incredibile di musica, teatro, mostre per rimarcare  la indelebile e massiccia presenza della popolazione ebraica in Polonia. Spazzata dallo sterminio nazista.


Il governo di Varsavia ha emanato a gennaio di quest’anno una legge che prevedeva pene carcerarie fino a tre anni per chi pubblicamente e contro i fatti avesse associato la nazione polacca all'Olocausto o avesse parlato di campi della morte polacchi per indicare quelli costruiti dai nazisti nel territorio occupato.  Poi a giugno, viste le proteste internazionali, ne ha un poco mitigato la durezza.

È un problema europeo, e non solo polacco, quello dei volenterosi collaboratori della svastica. A cominciare dall’Italia, che ne era ufficialmente e militarmente  alleata.
Primo Levi, tanto per fare un esempio tra i tanti, fu arrestato dagli italiani e solo più tardi consegnato ai tedeschi.  Così in Francia, Olanda ecc.

Per non parlare della Polonia su cui, per chi volesse saperne di più, l'editoria italiana propone almeno due importanti  libri, 
di Jan Tomasz Gross,  I carnefici della porta accanto. 1941: il massacro della comunità di Jedwabne in Polonia, Mondadori, 2002 
e di 
Adam Michnik, Il pogrom, Bollati Boringhieri, 2007, che racconta, appunto, il pogrom avvenuto nel luglio del 1946 a Kielce, dopo la fine della guerra e contro i pochi ebrei superstiti.

Della grande e straordinaria produzione letteraria di Isaac B. Singer voglio ricordare qui il meraviglioso Il mago di Lublino [diverse edizioni, trad. di Bruno Oddera, edizione originaria 1960, scritto in yiddish]. 

A Lublino si possono ancora oggi riconoscere tracce della secolare presenza della cultura ebraica, sia nella versione hassidica sia in quella laica, il Bund, per esempio. Alla periferia il campo di concentramento e di sterminio di Majdanek testimonia paradossalmente della centralità ebraica della città.


Ghetto di Lublino, 1941

















La struggente bellezza di Lublino non lascia indenne chi frequenta le sue vie, piazze e palazzi.   

Lo posso testimoniare: ai primi di aprile ero lì.





 Al termine del soggiorno risali sul treno e te ne vai. Solo allora riconosci che un’assenza ti seguiva come un’ombra. Non hai visto ebrei.

Ghetto di Lublino, anni Trenta. Foto di Roman Vishniac




vedi bequadro


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