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ERNESTO CARDENAL



ERNESTO CARDENAL

Quando a Managua compariva negli incontri pubblici con gli altri “comandanti” della giunta sandinista che aveva rovesciato il dittatore Somoza, il poeta padre Ernesto Cardenal stava sempre un po’ a lato, sembrava d’ingombro. Qualche rara volta interveniva come ministro della cultura parlando del grande progetto di alfabetizzazione. Bienaventurado el hombre que no sigue las consignas del Partido/ Fortunato l’uomo che non segue le direttive del Partito. Forse rimuginava già allora questi suoi antichi versi. Non stava petto in fuori. Non doveva impressionarlo più di tanto la retorica strarivoluzionaria del comandante dei comandanti Daniel Ortega. Neppure il ditino alzato di papa Wojtyla che nel 1983 l’avrebbe strapazzato davanti alle telecamere di tutto il mondo, deve averlo particolarmente indignato. Lui che aveva scritto una Preghiera per Marilyn Monroe: Signore/ accogli questa ragazza conosciuta in tutta la terra con il nome di Marylin Monroe/ anche se questo non era il suo vero nome/ ( ma Tu conosci il suo vero nome, quello dell’orfanella violentata a 9 anni/ e della piccola commessa che a 16 aveva voluto ammazzarsi)…


Adesso ha 92 anni ed è ricoverato in ospedale e tutti speriamo che gli sia ancora concesso del tempo. Non ha atteso la degenerazione feroce dell’ex compañero Daniel per criticare duramente la sua svolta politica. 
Lo scorso 19 giugno ha firmato una lettera pubblica insieme a Enrieth Martinez, coordinadora universitaria por la Democracia y la Justicia, indirizzata a José “Pepe” Mujica, ex presidente dell’Uruguay:

Il mondo deve sapere e pronunciarsi su ciò che sta avvenendo in Nicaragua: una vera crisi dei diritti umani e terrorismo di stato. Riconoscendo che sei un difensore dei diritti umani, della lotta per la dignità e fonte di ispirazione per tutta l’America Latina, la gioventù e il popolo che lottano nelle strade del Nicaragua, abbiamo bisogno che tu unisca la tua voce alla nostra causa che è degna e giusta.
Da aprile 2018, i giovani nicaraguensi sono tornati nelle strade per chiedere democrazia e libertà. Hanno adempiuto la profezia di uno dei principali artefici della crociata nazionale di alfabetizzazione in Nicaragua, padre Fernando Cardenal, che mai si stancò di affermare che così sarebbe accaduto. Deplorevolmente l’energia e la determinazione della gioventù hanno ottenuto la più violenta repressione governativa che questo paese abbia visto nella sua storia.
Il 19 aprile, due mesi fa, il governo di Daniel Ortega e Rosario Murillo ha provocato la morte di più di 180 nicaraguensi, nella loro maggioranza giovani e anche bambini. Ci sono più di 1.500 feriti, molti desaparecidos e prigionieri politici. Questi numeri aumentano ogni giorno che Ortega resta al potere.
Sabato 16 giugno, una famiglia completa è stata bruciata viva in un incendio provocato per rappresaglia dagli squadroni della morte del regime poiché non avevano permesso che dei cecchini  entrassero nella loro casa per uccidere da lì coloro che protestavano in strada.
Nonostante la repressione, la mobilitazione urbana si è mantenuta ferma, obbligando Daniel Ortega e Rosario Murillo a sedersi ad un dialogo nazionale con interlocutori che non fossero solo il grande capitale. Per la prima volta, in undici anni, hanno dovuto sedersi con studenti universitari, movimento contadino e società civile.
La strategia del regime orteghista è stata di bloccare il dialogo per scatenare la propria strategia del terrore nelle strade. C’è ancora incertezza sulla possibilità che il dialogo dia una risposta alla protesta popolare che chiede che se ne vadano immediatamente dal potere e che ci sia giustizia.
La pressione popolare ha anche permesso che si realizzasse una visita di lavoro della Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH), il cui rapporto preliminare coincide con il rapporto di Amnesty International riguardo le gravi violazioni dei diritti umani avvenute in Nicaragua per mano del regime orteghista. Ambedue le organizzazioni sono riuscite a documentare l’uso eccessivo della forza e della violenza da parte dei corpi di sicurezza dello stato e delle forze parapoliziesche d’assalto armate, inclusi franchi tiratori che hanno sparato proiettili mortali facendo moltissime vittime, tra cui il giornalista Ángel Gahona e vari bambini.
Ortega e Murillo non possono continuare a trovare legittimità nei movimenti di sinistra che con i loro atti senza scrupoli hanno tradito. Gli eroi e i martiri della rivoluzione sandinista non meritano che la loro memoria sia macchiata dagli atti genocidi di un dittatore che li ha traditi. Le vittime di Ortega e Murillo meritano giustizia.

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