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CANTO DELLA TEMPESTA CHE VERRA'

recensione pubblicata su ALIAS, 
supplemento culturale de Il Manifesto del 31 agosto 2014


Lui è un trentenne che insegna francese in un liceo e cita spesso Rousseau. L’altro è un primo ministro spregiudicato, noto tombeur  de femmes. Lei è di ottima famiglia ed  è di una bellezza raffinata. “Siamo nel passato. Io adoro il passato. E’ assai più riposante del presente e ben più sicuro dell’avvenire recita il protagonista di un film, che tutti vedono,  con Simone Signoret, Serge Reggiani, Gerard Philippe e Isa Miranda. Le canzoni di Edith Piaf  e di Perry Como fanno da sottofondo alla vicenda.
Poco più di vent’anni dopo, nello stesso luogo si aggirano  un milione e mezzo di anime morte abbattute con un colpo alla nuca, a badilate o dagli stenti. Erano il “vecchio popolo” che non ce l’aveva fatta ad andare al di là del cielo, a costituire la nuova stirpe  del socialismo dal volto disumano. Protagonista  delle due storie il brillante professore di francese, bong ti muoy-fratello numero uno, Saloth Sar ovvero Pol Pot.
Peter Fröberg Idling 

          Noi leggiamo la prima storia avendo in mente la seconda, che nel romanzo dello svedese Peter Fröberg Idling  invece non compare mai esplicitamente [Canto della tempesta che verrà, trad. dallo svedese di Laura Cangemi, Iperborea, Milano, 2014, pagg. 415, € 17,50]. Avrebbe avuto la stessa solidità narrativa se il triangolo amoroso fosse stato ambientato in un altro contesto con un protagonista meno detestabile? Lo sapremo al prossimo romanzo di Idling, essendo questo il suo debutto narrativo. Il suo libro precedente Il sorriso di Pol Pot, stessa editrice e traduttrice, era una riuscitissima inchiesta sulla missione conoscitiva di un gruppo di noti esponenti della sinistra svedese che nella Cambogia, anzi Kampuchea, dei khmer rossi vedono solo quello che vogliono vedere.
       
  Nel Canto della tempesta che verrà siamo nell’agosto 1955 in una Cambogia, da poco svincolata dal controllo coloniale francese, che si sta preparando alle prime elezioni democratiche. Saloth Sar, il futuro Pol Pot, è appena  tornato dalla Francia dove era stato con altri giovani cambogiani a studiare e, soprattutto, a prepararsi politicamente. Ora insegna in un importante liceo della capitale, Phnom Penh, ed è, da prima della partenza per l’Europa,  innamorato di Somaly, una bellissima ragazza  di famiglia aristocratica. Così bella da diventare Miss Cambogia. Un amore all’inizio corrisposto, poi sempre più evanescente. Somaly è una donna attratta dal potere e per questo accetta la corte del primo ministro, Sam Sary, compiaciuto della sua impetuosa mascolinità,  braccio destro di Sihanouk, il re amante del jazz e delle belle donne. Saloth Sar è impegnato nel partito di opposizione guidato dal suo maestro Keng Vansak e tiene clandestinamente i contatti con l’Organizzazione rivoluzionaria. Soprattutto spasima, perché la sua donna si sta allontanando e scivolando nell’atmosfera da belle époque della corte e del governo.
          A prima vista un feuilleton, come tanti, anche se retto da una solida documentazione storica. Ma noi sappiamo che Saloth Sar non concluderà la sua carriera al liceo. Il suo ruolo nella storia contemporanea sarà  più tragico di una vicenda  di amore perduto. Per questo non possiamo  non chiederci: se Somaly non si fosse allontanata da lui, se Saloth Sar si fosse veramente realizzato con lei, se… l’ora dei lupi non sarebbe mai arrivata? la Cambogia non sarebbe diventata una pagina bianca in cui riscrivere una nuova storia cancellando barbaramente quella vecchia per plasmare così una nuova umanità?
SALOTH SAR  alias POL POT
          La narrazione di Peter Idling implica queste domande,  ed è questo il suo limite. Saloth Sar era uomo innamorato e un rivoluzionario in gestazione. Poi è diventato Pol Pot. Non è piovuto dall’inferno. Non abbiamo bisogno di una romantica storia d’amore per sapere che non era frutto del Maligno il programma di Pol Pot e della sua cerchia di una politica assoluta ed astratta, del tutto indifferente ai mezzi e ossessivamente centrata sui fini.  
Per questo bisogna andare contro le intenzioni dell’autore e leggere Canto della tempesta che verrà senza la tempesta che verrà. Solo così si potrà godere di una scrittura nervosa, trascinante e autoritaria, entrare in un universo sociale e umano allo stesso tempo indolente e febbrile,  conoscere a fondo le dinamiche di potere in una società in profonda trasformazione e, soprattutto, vedere il mondo con gli occhi sospesi di Somaly, la donna rilucente, vera protagonista di questo importante romanzo storico. 
NORODOM SIHANOUK

Vedi il post del 21 novembre 2010 dedicato a Il sorriso di Pol Pot di P.F.Idling:


Vedi anche il post del 17 aprile 2014 dedicato a L'eco delle città vuote di Madeleine Thien:


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