sul fascicolo di Novembre 2012 di L'INDICE ho pubblicato questa breve scheda sul libro:
Norman Manea, Al di là della montagna. Paul Celan e Benjamin Fondane, dialoghi postumi. Traduzione e cura di Marco Cugno, Il Saggiatore, Milano, 2012, pg. 177, € 17,00 titolo originale Dincolo de munţi
Non bastano gli occhi per leggere questo libro, meravigliosamente tradotto dal compianto Marco Cugno. Ci vuole anche l’udito. Perché Al di là della montagna di Norman Manea è uno spartito occulto di Todesfuge-Fuga di Morte, la più nota poesia di Paul Celan. Noi lettori e lettrici arriviamo a Paul Celan, a Benjamin Fondane e aIlana Shmueli attraverso l’eco e i silenzi di quei versi che Manea canta dentro di sé.
Norman Manea, Al di là della montagna. Paul Celan e Benjamin Fondane, dialoghi postumi. Traduzione e cura di Marco Cugno, Il Saggiatore, Milano, 2012, pg. 177, € 17,00 titolo originale Dincolo de munţi
NORMAN MANEA |
Per star dietro al
viaggio nell’umanità poetica di Celan e in quella filosofica di Fondane condotto
da Manea è consigliabile farsi accompagnare dall’ascolto della viva e turbata
voce di Pessach [Pasqua] Antschel o Paul Antschel ovvero Paul
Celan che recita Todesfuge.
Rapido sguardo su YouTube e l’inquieta
vocalità di Celan accorre al nostro udito mentale. Con passo successivo attingere
poi alla voce post umana di Diamanda
Galas che si incontra e si scontra con Fuga
di Morte.
Al
di là della montagna è un libro fortemente teatrale nell’incrocio delle
voci, nell’evocazione di coralità che declamano bellezza e orrore, vita e oltrevita,
nei fondali che sono la Bucovina,
straordinaria regione tra Romania e Ucraina, in cui tutti hanno avuto origine,
Celan, Fondane [o Barbu Fundoianu o
Benjamin Wechsler o Wexler o Vecsler], Shmueli, e Manea stesso, parlanti
tedesco, romeno, yiddish, e infine la
Francia, e la Germania. Norman
Manea è il regista, lo sceneggiatore, il direttore d’orchestra, l’attore e anche
il pubblico perché Al di là della
montagna è soprattutto una ascensione preliminare nella posterità
Celan-Fondane. Anche Manea ha bevuto il latte
nero della sofferenza e per le sue pagine scorre, come in quelle di Celan e
di Fondane, il non detto, il non udibile; ebreo romeno ora statunitense, Manea
come postero sa porre le domande necessarie. Fondane dalla Francia verrà risucchiato
nella camera a gas di Birkenau “Noi
abbiamo l’un l’altro così tanta paura/ di accorgerci che nevica nei nostri
cuori…”, Celan dalle acque della Senna in cui volerà venti anni dopo. A
Gerusalemme –metastasi /di un abbaglio
dentro il Tutto (Celan)- resta Ilana Shmueli a ricordare a lui e a Manea ”perché tu, in fin dei conti, ami – la vita –
altrimenti non potrebbe esistere una tale tortura per te”.
In conclusione, lo
splendido libro di Manea che, come tutti i grandi libri, ne richiede altri per
consentirci di abitare lo scenario, rimanda a :
Ilana Shmueli, Di’ che Gerusalemme è. Su Paul Celan:
ottobre 1996-aprile 1970, Quodlibet, Macerata, 2002, lettere tra Paul e
Ilana;
Benjamin Fondane, Rimbaud La Canaglia, edito nel 2007 dalla coraggiosissima editrice romana Le Nubi e unico suo testo disponibile in italiano.
Vedi anche l’importante fascicolo monografico della rivista Humanitas [2, 2012], Morcelliana, Brescia, a lui dedicato.
Benjamin Fondane, Rimbaud La Canaglia, edito nel 2007 dalla coraggiosissima editrice romana Le Nubi e unico suo testo disponibile in italiano.
Vedi anche l’importante fascicolo monografico della rivista Humanitas [2, 2012], Morcelliana, Brescia, a lui dedicato.
Alcuni dei libri di Norman Manea tradotti in italiano per le edizioni Il Saggiatore:
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