Paul Klee, Nello stile di Bach, 1919
Bach: la danza dei colori
figure e architettura nella musica di Johann Sebastian Bach
Note disposte sui pentagrammi, note emanate da musiche bachiane, note trasformate dallo sguardo e dall'ascolto degli studenti.
La mia fissazione per Bach si è rafforzata con i lavori W. Mellers, Bach and the Dance of God , London: Faber and Faber, 1980, quelli di H.L.Holborn, Bach and Pietism, Clarencourt, 1979, con i retroterra cabbalistici e pitagorici, con H-E. Dentler, L'arte della fuga di Johann Sebastian Bach, Skira, Milano, 2000, con le invenzioni "numerologiche", K. van Houten, M. Kasbergen, Bach et le Nombre, Mardaga, Liège, 1992 o M Radulescu, Le opere organistiche di J.S.Bach, Orgel-Büchlein, Turris, Cremona, 1991, Dujka Smoje, Color's of Bach Music: Farbsymphonien in Jakob Weder's Painting , in Music in Art, XXIX/1–2 (2004)
figure e architettura nella musica di Johann Sebastian Bach
Si prendano alcuni fogli di carta quadrettata, matite e/o pennarelli di diversi colori, righette varie. Si osservi con una certa attenzione uno spartito di Johann Sebastian Bach e poco alla volta germinerà l'architettura della sua musica. Il gioco di forme di diversa geometria si verrà gradualmente distendendo nello spazio, rivelando le sue dinamiche fugate e di ornamento. L'incanto della struttura e le sorprese delle fioriture.
Questa semplice e perfino banale constatazione è stata l'occasione per un percorso inventivo praticato con una classe di studenti "adulti" di un Liceo Artistico torinese.
Note disposte sui pentagrammi, note emanate da musiche bachiane, note trasformate dallo sguardo e dall'ascolto degli studenti.
Il laboratorio si è concluso con un finale "in scena", in cui la mia lettura di Bach al pianoforte si è integrata con una improvvisazione pittorica degli studenti tra un pubblico osservante e ascoltante.
Computer graphic |
pagina originale de L'Arte della Fuga |
L'obiettivo non era di produrre improbabili "opere d'arte". Era, per quanto possibile, muovere le nostre menti nei paraggi dell'universo sonoro di Bach, trarne godimento e ampliamento sensoriale.
Che Vasilij Kandinskij e Paul Klee qui evocati ci perdonino:
Vasilij Kandinskij, Doppio suono marrone, 1924 |
La mia fissazione per Bach si è rafforzata con i lavori W. Mellers, Bach and the Dance of God , London: Faber and Faber, 1980, quelli di H.L.Holborn, Bach and Pietism, Clarencourt, 1979, con i retroterra cabbalistici e pitagorici, con H-E. Dentler, L'arte della fuga di Johann Sebastian Bach, Skira, Milano, 2000, con le invenzioni "numerologiche", K. van Houten, M. Kasbergen, Bach et le Nombre, Mardaga, Liège, 1992 o M Radulescu, Le opere organistiche di J.S.Bach, Orgel-Büchlein, Turris, Cremona, 1991, Dujka Smoje, Color's of Bach Music: Farbsymphonien in Jakob Weder's Painting , in Music in Art, XXIX/1–2 (2004)
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