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IRAQ E VIETNAM


La Stampa, 20 08 2010

Era la fine di agosto e Obama annunciava l'immediato ritiro delle truppe americane dall'Iraq. Tutti contenti, è finita la guerra. Poi è piombato il silenzio, rotto spesso dallo scoppio di un'auto bomba nel centro di Baghdad o da qualche altra parte.
Una guerra che ha fatto delle fandonie la sua forza.
Cominciamo  dalla fine.
Restano 100.000 soldati USA in Iraq, di cui una parte considerevole  Forze Speciali che continueranno a combattere sul campo, come è già successo, il resto Contractors ovvero, realisticamente, mercenari o, se vogliamo essere più fini, appaltatori.
Vale a dire privati che svolgono le più diverse funzioni di "sicurezza". Era stato Bill Clinton il primo ad utilizzarli. Nella sostanza: lo Stato trasferisce  alcune importanti funzioni pubbliche a privati che operano in genere in regime di monopolio e subiscono scarsissimi controlli e di cui non c'è la conta dei morti e dei feriti.
Chi si ricorda più, ad esempio, i contractors della Blackwater che nel settembre 2007 uccisero 17 civili a Baghdad?

Lo slogan è sempre la sicurezza. Basta andare sul sito di una delle società di mercenari per capirne il significato:  
www.cruciblesecurity.com/about.cfm?itemCategory=33963&siteid=310&priorId=0



Conclusioni: l'Iraq adesso è un paese profondamente diviso, di fatto senza un governo in grado di controllare il territorio, con 2 milioni e mezzo di profughi fuori dei confini e 2 milioni all'interno, con alcune minoranze, come i cristiani e gli yazidi, in serio pericolo di estinzione per gli attacchi cui vengono sottoposti. Più di 4000 morti tra i soldati americani [30 gli italiani, oltre 300 gli inglesi ecc.], più di 100.000 i civili iracheni.
Centinaia di suicidi tra i veterani americani di ritorno dalla guerra. Qui il link al servizio di prevenzione al suicidio dei veterani  www.mentalhealth.va.gov/suicide_prevention
e qui il trailer del documentario di Monica Maggioni Ward presentato con successo al 67° festival di Venezia.

Com'era cominciata la guerra? Con la colossale fandonia  delle armi di distruzioni di massa in possesso all'Iraq, armi biologiche come il terribile antrace, nucleari ecc.
Era il febbraio 2003, sembra ieri, e Colin Powell, Segretario di Stato dell'Amministrazione Bush jr, presentava le famose prove [qui il discorso completo tradotto in italiano 
 /www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2003/02_Febbraio/06/documento.shtml] per convincere l'universo della giustezza della guerra. 

Poi sono venuti i documenti resi pubblici da Wikileaks [ www.wikileaks.org] in cui si scopre che ci sono state 109.032 vittime della guerra, di cui 66.081 civili, 23.984 "insurgents", 15.196 militari iracheni, 3771 militari delle forze della coalizione. I civili sono stati dunque il 60%, equivalenti a 31 civili al giorno per i sei anni della guerra. Documentata la copertura delle torture praticate dai militari iracheni, ma anche tantissime le uccisioni di civili ai posti di blocco americani, 681 tra cui donne incinte e bambini.
Nei file desecretati, c'e' il racconto delle torture inflitte ai prigionieri da parte dei soldati iracheni (abusi fisici di ogni tipo, con particolari raccapriccianti, comprovati dai referti sanitari) e sistematicamente ignorati dagli americani, tranne un intervento isolato nel 2005. Si parla di sistemi simili a quelli impiegati sotto Saddam Hussein: detenuti frustati ai piedi con cavi pesanti, altri appesi ai ganci fissati al soffitto o che ricevevano scosse elettriche sul corpo; e ancora la violenza sessuale o la sua minaccia.
Insomma, il quotidiano orrore della guerra. In questo caso per "portare la democrazia".
Chi ricorda che anche la Guerra al Vietnam era stata scatenata sulla base di un falso costruito appositamente? Nella foto il sottosegretario alla difesa Mc Namara spiega al Congresso americano, 7 agosto 1964, che c'è stato un secondo attacco nel Golfo del Tonchino al cacciatorpediniere USA Maddox. La Risoluzione Congiunta, che passò all'unanimità alla Camera dei Rappresentanti e con due soli voti contrari al Senato, autorizzava il presidente, Lyndon Johnson, a coivolgere sempre più le truppe americane nella guerra del Vietnam diviso in nord e sud.
Sulla guerra del Vietnam è disponibile l'importante libro di Marilyn B. Young, Le guerre del Vietnam, 1945-1990, Oscar Mondadori, 2007.  La stessa Young, con Lloyd C. Gardner, ha curato  Iraq and the lessons of Vietnam : or, how not to learn from the past, New York-London, New Press, 2007, purtroppo non tradotto in italiano.

Come è andata a finire la guerra lo sappiamo. Nella foto americani e sud vietnamiti che cercano di imbarcarsi sull'ultimo elicottero che dalla ambasciata USA di Saigon fugge dal Vietnam, 30 aprile 1975.        
   

Allora c'erano stati i Pentagon Papers a rivelare come le amministrazioni USA avessero costantemente mentito sulla guerra in Vietnam, oggi in forma massiccia Wikileaks.
Mi piace ricordare che Hannah Arendt dedicò un libro al problema: La menzogna in politica. Riflessioni sui «Pentagon Papers». Testo originale a fronte, Marietti, 2006.

Memoria: ci siamo già dimenticati di Falluja  [ vedi il  filmato  in http://www.youtube.com/watch?v=JFQno0g2af0figurarci se ci ricordiamo del massacro di My Lai avvenuto nel 1968 [ http://it.wikipedia.org/wiki/Massacro_di_My_Lai].
C'è chi la memoria se la porta addosso  nonostante  i decenni trascorsi, le riappacificazioni, i cambiamenti politici. Il Napalm e l'Agent Orange sparso a tonnellate sul Vietnam dagli americani continua a far nascere oggi  bambini così:


Per non infierire ulteriormente
rinvio a Oltre il silenzio delle armi: l'agente arancio e le conseguenze della guerra in VietNam,  a cura di Sandra Scagliotti e Nicola Mocci in collaborazione con l'Association d'amitie franco-vietnamienne, Associazione nazionale Italia-Vietnam, Cagliari, Aipsa, 2009 e, soprattutto, Phil Jones Griffiths con una impressionante documentazione fotografica,  Agent Orange in Viet Nam, in Critical Asian Studies, 1, 2005,

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