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PIERRE TEILHARD DE CHARDIN

PIERRE TEILHARD DE CHARDIN

la gerarchia cattolica è sempre stata bravissima nel recuperare i propri "dannati", quelli che un tempo hanno scandalizzato, prodotto "eresia", minacciato le anime e la tranquillità dei fedeli e poi, oplà, qualche decennio (o secolo) dopo diventano "testimoni" della perenne "verità"  della Chiesa stessa.
Questa orgia di virgolette si rende necessaria perché le parole in questo contesto hanno sempre un doppio senso e "dannati" "eresia" "verità" vogliono dire altro.
Prendiamo il caso di padre  Pierre Teilhard de Chardin.
Il più recente ribattezzamento è quello del gesuita, dunque confratello,  Antonio Spadaro, redattore della Civiltà Cattolica, che in una intervista dello scorso maggio ha dichiarato:
La tecnologia è umanissima. Anzi, direi che la tecnologia è una forma della spiritualità dell’uomo. Un persona che lo aveva intuito con grande forza è Pierre Teilhard de Chardin... forse l’unico autore che ha fornito anzitempo delle categorie per una comprensione spirituale – e talvolta anche teologica – della Rete.
Vedi: www.paulusweb.org/it/index.php?option=com_scribd&id=31212433&k=key-vgsaa0ecbkdpswnfhrx

Chi era P.T.de C.?

"Vedrai, vedrai, vedrai che cambieraaa…" Si potrebbe risalire da Luigi Tenco a Dalida, forse innamorati durante quel fatidico Festival di Sanremo del 1967 che "vedrà" il suicidio del musicista, scoperto dalla cantante francese nella stanza d'albergo. E da Dalida, suicidatisi anche lei esattamente vent'anni dopo, a Teilhard de Chardin: in una sua canzone, "Comme le disait Mistinguett", compaiono infatti questi versi:
On dit que mon meilleur copain
c'est Teilhard de Chardin
C'est vrai, c'est vrai


Teilhard de Chardin nei primi anni Sessanta costituiva una orizzonte inedito, forse ambiguo, ma fortemente in contrasto con apparati di pensiero mummificati, particolarmente in contesto "cattolico" nonostante il gran parlare che se ne faceva in ambito conciliare.
Il suo giudizio su un altro "campione" cattolico dell'epoca, Jacques Maritain, filosofo cattolico solo apparentemente innovatore, era stato altrettanto preciso.

Teilhard l'aveva incontrato nel 1953 e in una lettera a Pierre Leroy avrebbe magistralmente e in modo definitivo ritratto il personaggio: "Sempre simpatico, ma (a quanto mi è sembrato) incapace di pensare in termini e dimensioni di Cosmogenesi. Non ha altro in mente che 'cambiare' l'Uomo (in termini morali, è ovvio); pare non lo sfiori nemmeno il dubbio che, dopo Aristotele e San Tommaso, è l'Uomo ad essere cambiato". Maritain da custode dell'ortodossia, quale si riteneva, avrebbe definito la "dottrina" di Teilhard una "gnosi cristiana", un "peccato contro l'intelletto" [in "Le Paysan de la Garonne", 1967, trad. italiana, "Il contadino della Garonna : un vecchio laico interroga se stesso sul mondo d'oggi", Morcelliana, Brescia, 1969].
D'altra parte anche i "laici" non sapevano che farsene di Teilhard. In Satura Eugenio Montale lo tratta in modo beffardo:
Ad un gesuita moderno

Paleontologo e prete, ad abundantiam
 uomo di mondo, se vuoi farci credere
 che un sentore di noi si stacchi dalla crosta 
 di quaggiù, meno crosta che paniccia, 
 per allogarsi poi nella noosfera
 che avvolge le altre sfere o è in condominio
 e sta nel tempo (!),
 ti dirò che la pelle mi si aggriccia / quando ti ascolto
.
Ma Teilhard era anche capace di fortemente dubitare: "Il Cristo Universale? L'Ambiente divino? Dopo tutto, non sarò forse lo zimbello di un miraggio interiore…? Ecco quello che spesso mi chiedo"
E altrettanto fortemente di amare:
Teilhard con Lucile Swan


"Carissima [Lucile Swan, maggio 1936, Pechino],
da ieri sto soffrendo molto (credo più di quanto mi sia mai avvenuto prima) perché mi sono reso conto che mi siete ben più cara di quanto pensassi - e che nel contempo io posso costituire per voi un pericolo. Quando, anni fa, ho cominciato a vedervi, Lucile, ho sentito in me (per quel poco che posso capire del mio atteggiamento istintivo in quel frangente) il presagio e la speranza che voi avreste (come di fatto è stato) illuminato la mia vita - e che in cambio io avrei potuto infondervi una nuova energia per divenire voi stessa sempre più un'energia, Lucile. Ora mi rendo conto di esser divenuto per voi un centro che non ha, temo, la consistenza materiale necessaria per essere un supporto valido alla vostra vita. -Essere un'energia e non un centro è dunque un'utopia? - Pensateci, Lucile, poi sappiatemi dire qualcosa. Quello che è nato fra noi vale per sempre: lo so. Ma se scorgete qualcosa che potrebbe contribuire alla vostra felicità e alla vostra pace, in un modo o nell'altro, ditemelo, ve ne prego. Il mio sogno è di rendervi gloriosamente felice"


Lucile Swan modella il Sinantropo, Pechino 1937













Trenta, quarant'anni dopo Teilhard sarebbe ricomparso in modo inaspettato, come ho cercato di raccontare in un articolo su Il Manifesto del 25 agosto 2005, a cinquant'anni dalla morte.


Su La Stampa del 2 marzo 1963 Nazareno Fabretti scriveva:

"Cinque libri in Italia in questi ultimi mesi potrebbero essere la conferma a una divulgazione della figura e dell'opera di Teilhard de Chardin degna della statura e della problematicità dell'uomo, dello scienziato e del pensatore".

Il titolo: "Teilhard è di moda?" ci richiama alla banalità del fatto che le mode non sarebbero tali se non passassero di moda. Così è stato per Pierre Teilhard de Chardin di cui quest'anno ricorrono i cinquant'anni dalla morte avvenuta a New York nella Pasqua del 1955. Date a confronto, se ne deduce che se fu una moda, si trattava pur sempre di una moda postuma, anche allora.
Tra i cinque libri evocati da Fabretti, uno, Il gesuita proibito di Giancarlo Vigorelli, pubblicato da Il Saggiatore, avrebbe avuto molta risonanza e diverse edizioni. Introduceva al pensiero di questo strano gesuita, geologo, paleontologo e mistico, ma soprattutto rendeva noti gli attriti tra Teilhard e la gerarchia ecclesiastica, sintetizzati da un Monitum del Sant'Uffizio del giugno '62, che metteva al bando, anch'esso postumo, le sue opere, che tuttavia sarebbero state pubblicate da Julian Huxley. Come sempre, condanna e assimilazione nello stesso tempo: alcune idee del gesuita vengono recuperate in uno dei documenti sostanziali del Concilio Vaticano II, aperto nello stesso anno del monito, la costituzione pastorale Gaudium et Spes.

Teilhard da ragazzo


"La caratteristica essenziale dell'Uomo, la radice di tutte le sue perfezioni, è quella di essere cosciente al secondo grado. Non solo l'Uomo sa, ma sa di sapere. Riflette. Ora, in ciascuno di noi, questa riflessione è ancora parziale, elementare. L'individuo solo di fronte a se stesso non si esaurisce. Non è che mediante la sua opposizione ad altri uomini che egli arriva a vedersi fino in fondo ed interamente. Per quanto nel suo centro e nel suo germe , la riflessione sia personale ed incomunicabile, essa non si sviluppa che in comune. Essenzialmente, essa rappresenta un fenomeno sociale. Che cosa significa ciò, se non che il suo compimento e la sua pienezza futura coincidono con l'avvento di quello che abbiamo chiamato la Pianetizzazione-Planétisation umana? Già una volta, or sono centinaia di migliaia di anni, la coscienza è giunta a centrarsi, e perciò a pensare, in un cervello che aveva raggiunto il limite della complicazione nervosa: e fu la prima ominizzazione della vita sulla terra. Una volta ancora dopo altre migliaia o milioni di anni, la stessa coscienza può, e deve, supercentrarsi in seno ad una umanità totalmente riflessa su se stessa. Piuttosto che opporci inutilmente o di abbandonarci servilmente alle potenze plasmanti dell'astro che ci porta, che cosa attendiamo noi per lasciare la nostra vita rischiararsi e dilatarsi alla luce ascendente di questa seconda Ominizzazione?"

Questa lunga citazione mi consente di tagliar corto sugli eventi della vita di Teilhard, che nasce nei pressi Clermont Ferrand nel 1881, ordinato prete a trent'anni, nell'ordine dei gesuiti, da cui viene "silenziato" nel 1927, intraprende diversi viaggi di studio e di ricerca in Africa e soprattutto in Cina. Il Vaticano non gli concede l'autorizzazione ad insegnare al Collège de France né di pubblicare Il Fenomeno Umano. "Invitato" a lasciare la Francia, si ritira negli Stati Uniti, dove muore nel 1955.


Le accuse ecclesiastiche? Panteismo, sottovalutazione del peccato originale e delle sue conseguenze, misconoscimento del carattere soprannaturale della redenzione, ecc. Ma, soprattutto, i teologi giuridici lo accusano di aver pienamente accettato l'evoluzione. Infatti: "l'evoluzione da molto tempo non è più un'ipotesi, ma una condizione alla quale d'ora in poi devono soddisfare tutte le ipotesi" " L'evoluzione è una luce che illumina ogni fatto, una curva che tutte le linee devono seguire".
Perché ripescare una bega d'annata tra le autorità ecclesiastiche e un gesuita scienziato-paleontologo? Perché la Rete è grande e Teilhard è il suo profeta. Nella sua sintesi visionaria il padre gesuita -ultimo nei tempi moderni a rischiare una sintesi- prospetta una ritmica dell'evoluzione che prevede il costituirsi di una noosfera [dal greco nous-mente-idea], apparsa con l'essere umano alla fine del Terziario ed in continua espansione. Come la biosfera la noosfera si stende sopra la terra su cui è "sdraiata".
E' lo strato pensante della terra, una complessa membrana di conoscenza che avviluppa il mondo, un "sistema nervoso, tecnologico, planetario, un involucro pensante". Un"tappeto", una "rete nervosa avviluppante la superficie intera della Terra" come dice ne l'Avvenire dell'Uomo. Abitiamo e siamo abitati dalla noosfera, perché è l'oggettivazione della coscienza e dell'intelligenza collettiva dell'umanità. La parola Teilhard l'aveva coniata nel 1925. In controcanto l'avrebbe ripresa e posta in un contesto diverso, ma non opposto, il geochimico russo Vladimir Vernadskij [1863-1945], non casualmente amico del fisico, ingegnere e filosofo Pavel Florenkij, liquidato da Stalin nel 1937. Ognuno potrà, volendo, ripercorre le genealogia di questa idea fermentativa: il neoplatonismo, la patristica greca, la kabbalah luriana, Averroé…


Vladimir Vernadskij


Per quante diramazione possa assumere la noosfera, resta ferma la considerazione di Teilhard: "Sempre meglio concepisco l'uomo come il grande fenomeno terrestre…;non so perché i geologi considerino tutti gli strati concentrici di cui è formata la terra, ad eccezione di uno: quello formato dallo strato umano pensante; e quelli che si interessano all'Uomo sono generalmente estranei alla geologia. Bisognerebbe unire i due punti di vista". Dunque non un platonico mondo delle idee, ma un vero e proprio agglomerato complesso di energia materiale e spirituale in cui l'essere umano opera come "agente geologico", secondo l'interpretazione del teorico della decrescita, il bioeconomista Nicholas Georgescu-Roegen [1906-1994] che riconosce il suo debito verso Teilhard.
"La Ricerca - afferma il gesuita- ancora ieri occupazione di lusso, sta per diventare funzione primaria, e addirittura principale, dell'Umanità…Pianetizzandosi l'Umanità acquista nuovi poteri fisici che le permettono di super-organizzare la Materia" e, sbirciando ancora di più nel futuro, "Sto pensando a quelle straordinarie macchine elettroniche (il punto di partenza e speranza della giovane scienza della cibernetica), con le quali la nostra capacità di calcolare e combinare è rinforzata e moltiplicata da un processo e ad un livello tanto strabiliante in questo senso quanto quello che l'ottica ha già prodotto per il nostro potere visivo". Si colloca in queste premesse la radice del culto degli adepti del Web e di Internet verso Teilhard de Chardin. I devoti del cyberspazio lo riconoscono come il loro santo patrono, prescindendo -ma non sempre- dal credo teologico e mistico che il padre sintetizzava così: "Credo che l'Universo è una evoluzione. Credo che l'evoluzione va verso lo Spirito. Credo che lo Spirito si completa in Dio personale. Credo che il personale supremo è il Cristo universale" . La sua Cristognosi aveva come base non una creazione eruttiva, ma un divenire in cui forse perfino Dio evolve e nel cosmo la vita e la coscienza si "complessificano" da sempre per successivi "passaggi di frontiera o di stato" fino ad assumere non accidentalmente le forme che conosciamo. Un "Cristo evolutore" è la forza motrice dell'evoluzione, per impulso e per attrazione, il "Punto Omega". "L'impetus del mondo, rivelato dalla grande spinta della coscienza non può avere la sua ultima sorgente, né trovare spiegazione alla sua marcia irreversibilmente tesa verso i più alti psichismi, se non nell'esistenza di qualche principio interiore allo stesso movimento".
Le acrobazie teologiche hanno impaurito i custodi dell'ortodossia cattolica, ma hanno indignato anche gli scienziati, che gli hanno opposto, ieri come oggi, un universo meno edificante, in cui nessun disegno intrinseco è rintracciabile, in cui il caso e l'accidente dominano incontrastati. La selezione pota e sfronda, la vita non segue direzioni di marcia né traiettorie prestabilite e la coscienza è un risultato improbabile e accessorio, tanto meno è destinata da singola coscienza a diventare, come un neurone interconnesso, il cervello dei cervelli, in una crescente cerebralizzazione della Terra.
Tuttavia la virtualità -o la realtà?- di questa sfera pensante alimenta gli intrecci teorici che tentano di dar conto di questa nuova condizione cognitiva rappresentata dalla Rete. La trans-individualità degli internauti è sotto i nostri occhi, che la si chiami intelligenza collettiva secondo il neumanesimo alla Pierre Lévy o "intelligenza connettiva" da parte di de Kerckhove o addirittura General Intellect, sulla base di letture un po' strabiche di Marx.
Quello che non possiamo non riconoscere è il formarsi di una noopolitica in cui diventa discriminante il controllo della rete per blindare la mistica del mercato e santificare le pretese imperiali del capitalismo reticolare. Una cyberwar dalle dimensione cosmiche, la cui posta è l'assorbimento in un unico Net delle risorse terrestri, delle sensibilità singole e delle intraprendenze comuni. Sarebbe da ciechi però non vedere, e io voglio vederla, una "concentrazione psichica" che alimenta l'arcipelago planetario delle resistenze, dei corpi con cervello, delle differenze ostinate, delle mitologie concrete, delle libertà empiriche, delle aree liberate, delle mappe delle individualità refrattarie e renitenti. Nel linguaggio visionario di Teilhard: "formazione ed emersione graduali, in discordanza con la maggior parte delle antiche categoria, di una nuova superficie noosferica sulla quale la collettivizzazione umana, fino allora operatasi per costrizione, entri finalmente nella sua fase simpatica, sotto l'influsso, recentemente apparso, dello spirito di evoluzione".

Note di lettura
Il paleontologo Carlo Alberto Blanc aveva pubblicato fin dal 1947 alcuni degli scritti de L'avvenire dell'uomo, [Partenia, Roma].

Tra il 1968 1 il 1974 le edizioni de Il Saggiatore pubblicano in nove volumi tutte le più importanti opere di Teilhard de Chardin, alcune delle quali oggi disponibili presso le edizioni Queriniana di Brescia [http://www.queriniana.it/] e Il segno dei Gabrielli di Verona [http://www.gabriellieditori.it/]. Di quegli anni anche la pubblicazione di parecchi lavori di studiosi italiani e stranieri. Tra i moltissimi studi di pregio vorrei segnalare quello del teologo protestante Georges Crespy, "Il pensiero teologico di Teilhard de Chardin", Borla, Torino, 1963, rintracciabile in qualche buona biblioteca.
Sui rapporti tra la Rete e il gesuita, fondamentale: Carlo Formenti, Incantati dalla rete, Cortina, Milano, 2000, che gli dedica un capitolo.
Le edizioni Sellerio di Palermo hanno pubblicato nel 1999 La biosfera e la noosfera di Vladimir Vernadskij

Siti:
www.teilhard.org/, organo dell'Associazione francese degli amici di Teilhard. Ricca di materiali e di links, Associazione degli amici, in Francia: http://www.asso.france.teilhard.org/,
www.teilharddechardin.org/, dell'Associazione americana; quella britannica: http://www.teilhard.org.uk//
l'Associazione italiana si puo' visitare su www.teilhard.it/

Le lettere di Teilhard a Lucile Swan sono state editi negli USA: Thomas King e Mary Wood Gilbert, The letters of Teilhard de Chardin e Lucile Swan, USA, Georgetown University Press, 1993.
Interessante: Bosco Lu,  L’Amour comme Energie chez Teilhard de Chardin. L’Eternel féminin , in Nouvelle revue théologique, aprile-giugno 2004,
Vedi anche: Todd S. Mei, Heidegger & Teilhard de Chardin: The Covergence of History and Future, in Modern Theology, 1, 2008
Steve Fuller, Whatever happened to Teilhard de Chardin? A Case for Resurrection, in Futures, 40, 2008.

Qui un video con immagini d'epoca:

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