Vítězslava Kaprálová
Prima di vaneggiare nella birreria U Medvidků a Praga, mi capitava spesso di fare un bagno caldo nel negozio di spartiti musicali di seconda mano che stava nei paraggi. E' finito anch'esso nella spazzatura della storia.
C'erano musiche improbabili che al solo sguardo aprivano panorami di famiglie raccolte attorno al pianoforte, di solitudini dedicate a cavar note da un violino refrattario, di navate buie con la sola luce del suono dell'organo. Uno spartito di seconda mano è sempre qualcosa di più della musica scritta che rappresenta, si porta dentro gli occhi, le mani, le orecchie, la mente, di chi l'ha tentato e certe annotazioni a matita lo confermano.
Per non farla troppo lunga, ad un certo punto estraggo dal fascio di vecchie note le Variations sur le carillon de l'Eglise St.Etienne du Mont pour piano, il cui autore è un'autrice:
Vita o Vitulka o Vítězslava Kaprálová.
Tastarle al piano è un piacere.
Stupore scoprire che furono composte quando l'autrice aveva ventitré anni.
Il resto lo racconto in un articolo de Il Manifesto pubblicato nel 2001.
L'ombra della guerra ha oscurato anche i decenni successivi al 1945. C'è voluto il passaggio di una generazione per riascoltare i suoni creati a Terezín, ghetto di concentramento per ebrei boemi e non solo, penultima stazione prima del gran finale nei forni. Pochi chilometri da Praga eppure già parte di un universo di attese febbricitanti per la partenza del prossimo carro bestiame umano. In quella fortezza le vite in bilico si organizzano, inventano una convivenza come se. I bambini disegnano e scrivono, gli attori recitano, i musicisti compongono. Nel sistema di pattumiere umane pensato industrialmente dai nazisti, alcuni si cimentavano a dar voce ai suoni, come se la musica potesse essere in consonanza con quella vita. Eseguito 18 volte il Requiem di Verdi, 56 volte l'opera per bambini Brundibar di Hans Krasa, 26 volte la Sposa venduta di B. Smetana e, nel "caffè senza caffè", i Ghetto Swingers a suonare Teddy Wilson e Benny Goodman. Altri, Pavel Haas, Gideon Klein, Viktor Ullmann, a comporre altre musiche in mezzo alla decomposizione delle vite. Nell'enigma di un'arte che consolava insieme carnefici e vittime. Dove stava la verità del Requiem di Verdi, nelle orecchie del Capo della sezione IV B4 dell'Ufficio Centrale di Sicurezza del Terzo Reich, Adolf Eichmann, in visita a Terezín, o in quelle dei deportati? Nello loro resistenza sonora o nel gradimento estetica di quegli altri? Ce lo stiamo ancora chiedendo mentre nelle nostre memorie gli scomparsi continuano a cantare.
Kaprálová dirige la sua Sinfonietta Militare con la Filarmonica Ceca nella Sala Smetana alla Obecní dům di Praga, novembre 1937
Intrecciata con questi, che erano tra i migliori esponenti dell'avanguardia boema, c'era una donna, Vítězslava Kaprálová, nata a Brno nel 1915. Figlia di un musicista di talento, Vaclav Kapral, maestro di pianoforte del giovanissimo Milan Kundera, Vítezslava completa i suoi studi di composizione e direzione d'orchestra a Praga. Sono anni di grande fermento intellettuale nella capitale della neo Repubblica cecoslovacca. Si concentrano in uno spazio esiguo anime diverse che si fecondano a vicenda. La consapevolezza ceca che esprime scritture di grande innovazione espressiva, il Circolo Linguistico che viaggia nelle trasparenze del linguaggio, i praghesi tedeschi che riaffermano la loro pertinente eccentricità. La giovane Vítězslava non si perde. Studia direzione d'orchestra, dominio totalmente maschile, in un periodo in cui, e per molti anni a venire, una donna per pensarsi sul podio doveva sfidare se stessa e l'universo. E' molto precoce nella composizione, a diciott'anni ha già scritto, tra l'altro, una Sonata Appassionata per pianoforte op. 6 e un Concerto per Piano e Orchestra op.7. Il ciclo di Lieder Per Sempre si avvale del testo di Jaroslav Seifert che allora sta approfondendo la sua pittura verbale e nessuno può immaginare il Nobel per la letteratura cinquant'anni dopo. Addio con fazzoletto, un lied poi orchestrato, è su testo di Vítězslav Nezval "Addio e se mai più ci rivedremo/ è stato bellissimo è stato abbastanza/ Addio e se ci daremo appuntamento/ forse non ci verremo o un altro arriverà/ E' stato bellissimo ma tutto ha fine/ Taci squilla da morto so già questo duolo/Bacio fazzoletto sirena campana di nave/ Tre o quattro sorrisi e poi restar solo". Poeta clown sempre a lato del suo tempo e tuttavia campione della letteratura ceca.
Vitulka, come la chiamavano nell'intimità, sa accedere alle nuove parole che circolano, nonostante -o per- la sua giovinezza. L'Hommage a Karel Čapek è il segno di quel comune sentire che caratterizza quell'epoca di Praga. Karel Čapek non vedrà la guerra, ma è come avesse visto anche il dopo della guerra. Un mondo di macchine, di macchine-umane (robot, si sa, l'ha inventato lui), di religioni dell'oggetto, di poteri regolatori dello spirito.
con il padre e Martinů
A due riprese, tra il 1937 e il '40, Kaprálová va a perfezionarsi a Parigi, prima con il direttore d'orchestra Charles Münch, molto attento ai contemporanei, poi con la grande maestra di modernità che fu Nadia Boulanger e, soprattutto, con Bohuslav Martinů , altro boemo in cerca di sonorità. La giovane musicista dirige a Parigi il Concerto per arpa e orchestra di Martinů e dirige anche il suo cuore verso di lui. Quando scrive ai genitori annunciando questo rapporto di musica e di sentimenti li assicura che "tutto si allevierà tra il Fa maggiore e il La maggiore" svelando una geografia intima totalmente musicale. In Francia incontra Darius Milhaud e Arthur Honneger, subisce l'influenza dei Sei e di Bartok, mentre l'Europa si infila nella malombra. Alois Hába, il cercatore del suono infinitesimo, le conferma da Praga di essere stata prescelta, con Viktor Ullmann, a rappresentare la musica contemporanea cecoslovacca al XVI Festival della ISCM, -International Society for Contemporary Music. Siamo nel 1938, con la giovane Vitulka e Ullmann, ci sono Bela Bartok, Benjamin Britten, Paul Hindemith, Olivier Messiaen, Ernst Krenek, Anton Webern.
A Londra il concerto inaugurale è aperto proprio dalla sua Sinfonietta Militare che Kaprálová dirige sul podio della BBC Orchestra (poi BBC Symphony Orchestra), una dichiarazione "militante" più che militare di compattezza di forma e solidità tematica. Uno sguardo indietro a Leóš Janáček (Sinfonietta) e uno avanti, agli scricchiolìi di un'Europa da preservare dall'ora dei lupi. L'allibito cronista del Daily Sketch dell'8 giugno non sa capacitarsi del fatto che sul podio ci stia una minuta ragazza di ventitré anni.
Nel marzo del '39 le truppe di Hitler invadono la Cecoslovacchia, la musicista decide di restare a Parigi dove nel gennaio 1940 Rudolf Firkusny suona i suoi Preludi d'aprile op. 13 che hanno un grande successo [Lo spartito dei Dubnova preludia-Preludi d'aprile è leggibile e scaricabile qui].
Quello che poteva essere un breve paragrafo di una biografia è invece la vita completa di Vítězslava Kaprálová, che nell'ultima opera Ritornello per violoncello e piano op.25 apre, con tragica eloquenza, le palpebre alla sua anima e al mondo intirizzito dal dolore."Vivere con un sorriso finché possiamo", aveva scritto nel '38. Alle soglie della notte sarà il romanzo-testimonianza che gli dedicherà Jiří Mucha , dopo essere stato con gli inglesi, condannato come spia a Praga nel '51, liberato nel '54.
Il sud della Francia che ha inghiottito tante vite in cerca di scampo dalle armate hitleriane pare aver assorbito anche quella di Vitulka. Un'eco della giovane musicista in un campo di concentramento in Moravia, dove il padre, internato dalla Gestapo, dirige le prigioniere in Alla Madre per coro e piano della figlia. Nel '57 a Roma un Adagio per piano di Bohuslav Martinů in memoria di lei.
Un secolo che ha fatto della memoria la sua prodezza ha appannato e distorto suoni che provenivano dai suoi bordi.
Ad arricchire di conoscenze su Vítězslava Kaprálová c'è adesso una società di studi con ampi materiali, visitabile in http://www.kapralova.org/
aggiornamento 2022: le musiche ascoltabili su you tube sono ormai, e fortunatamente, molte in confronto a ciò che scrivevo alla data di questo post (2010)
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