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Lo scorso anno scolastico ho tenuto un ciclo di incontri in un liceo piemontese su alcune figure non convenzionali del cattolicesimo del Novecento. La mia scelta è stata naturalmente arbitraria, dettata dall'intenzione di presentare un mondo plurale e non del tutto prevedibile.
I nomi: Maria di Campello [Valeria Paola Pignetti], 1875-61, Jakub Deml, 1878-61, Teilhard de Chardin, 1981-55, Ernesto Buonaiuti, 1981-46, Jacques Maritain, 1982-73, Edith Stein,  1891-42, José Maria Gonzalez Ruiz *,  1915-2005, Raimon Panikkar *, 1918-2010, Onesta Carpené *, 1935-2007, Ignacio Ellacuria *, 1940-89, Ludmila Javorova, 1933-
* conosciuti personalmente.

Jacques Maritain
Il più "convenzionale" di questo elenco è naturalmente Jacques Maritain, filosofo cattolico francese,  di cui vorrei scrivere in questo post, perché la sua convenzionalità è tale che lo rende quasi un "eccentrico". In realtà prendo in considerazione un libro su Maritain, scritto da Piero Viotto, Grandi Amicizie - I Maritain e i loro contemporanei, Città Nuova, 2008. I Maritain sta ad indicare Jacques e la moglie Raïssa Oumansoff Maritain (1883-1960) per sottolineare il comune lavoro di pensiero e di relazioni intrapreso dalla coppia.  
Raissa e Jacques Maritain    







    Grandi Amicizie è per molti versi un libro importante  perché consente di conoscere la rete di contatti costruiti dai due soprattutto nella prima metà del Novecento. Abbiamo così uno spaccato della società intellettuale e religiosa, francese e non solo, i cui protagonisti troviamo nelle lettere che si scambiano con i Maritain. 
Una biografia  intellettuale che è anche un'enciclopedia storica, dettagliata e minuziosa nei particolari documentari. Avrebbe tutte carte in regola per presentarsi come un affresco di una avventura intellettuale di grande respiro, che si concordi o no con le posizione di Maritain.
Invece Piero Viotto, che è uno dei più accreditati studiosi di Maritain in  Italia, in questo lavoro non riesce a distaccarsi dal suo oggetto, gli sta addosso, tanto che in certi momenti non si capisce se a parlare sia Maritain o il suo biografo.
Due esempi per convincersene: Maritain nel 1923 viene a sapere che André Gide intende stampare un libro in cui giustificare la propria omosessualità, perciò lo vuole incontrare, suppongo per "salvarlo". Scrive Viotto: " Per Maritain è in gioco non solo la responsabilità morale dello scrittore, ma la verità oggettiva sulla omosessualità, che è un vizio contro natura"  e due pagine dopo "Ma al di là delle intenzionalità del soggetto, e del grado della sua responsabilità morale, sul piano oggettivo della storia della cultura, Maritain non può che constatare che Gide è stato uno, con Renan e con Sartre, dei grandi corruttori dei costumi e delle idee della socieà francese".  Questo MaritainViotto esprime senza remore di sorta la propria omofobia, impedendoci così di capire chi ne  abbia la titolarità, se Maritain oppure Viotto. Anche con Julien Green il tono è il medesimo "era riuscito a liberare da questo vizio perverso".   

André Breton

L'identificazione è ancora più conturbante quando si parla dei surrealisti, di Breton in particolare, da cui due poeti loro conoscenti risulterebbero "diabolicamente sedotti" mentre altri non sarebbero riusciti a "sottrarsi alla sua influenza perversa". La ragione di questa caduta agl'inferi dei surrealisti è spiegata così: "Il surrealismo è l'estrema espressione della teoria dell'arte per l'arte, fino all'idolatria della bellezza creata e in diversi casi fino al culto della bellezza del corpo". Che è, involontariamente, una discreta definizione dell'arte del XX secolo.  
C'è ancora un aspetto che va , secondo me, messo in rilievo ed è che Maritain viene presentato da Viotto come un'entità astorica, senza contraddizioni né sviluppi, umana forma pensante dell'eterno tomismo o filosofia perenne che attraversa incontaminata la storia. Facendogli, credo, un torto non da poco. Scriveva Maritain nel 1927: "Compiangiamo le Chiese separate al Papa, che non hanno alcuno per difenderle contro i poteri terreni...Compiangiamo egualmente i popoli che ignorano la Chiesa e il Papa. Il giusto accordo dello spirituale e del temporale non si compie in essi...La Chiesa ha diritto d'autorità sul politico e sullo stesso temporale, non in ragione delle cose politiche ma in ragione dello spirituale che in esse è impegnato. Un potere è sotto l'altro...Qualunque cosa sia delle pretese dei sovrani e delle Nazioni, la Chiesa non ha mai cessato di proclamare il suo diritto imprescrittibile ad intervenire nelle cose temporali ratione peccati. E' qui non una semplice opinione, ma una verità "teologicamente certa" formalmente insegnata dal magistero dottrinale della Chiesa" [cito dalla prima edizione italiana,1929] A sostegno di questa tesi citazioni dalla bolla Ausculta Fili di Bonifacio VIII, 1301, poi Alessandro VIII, Pio VI, Pio IX, Leone XII ecc. Uno come Maritain, che nel '27 aveva questa idee curialistiche in testa, è tuttavia riuscito vent'anni dopo, ai tempi della guerra civile spagnola, dove il Papa e la Chiesa tutta era schierata a fianco del fascismo franchista, a prenderne le distanze e disporsi in modo autonomo. Le salutari spinte contraddittore presenti in Maritain - che veniva dal socialismo e poi dal cattolicesimo reazionario di Maurras, intrinseco a diversi Pontefici ma diffidente del mondo clericale, seguace di Tommaso, ma forse, nella sostanza, agostiniano - non hanno sede nel libro di  Viotto, ogni traccia di dialettica anche sofferta gli è estranea, mentre gli è consona la proclamazione della verità, naturale, filosofica, estetica, teologale ecc. Ne è testimonianza il capitolo conclusivo con un'orgia definitoria e catalogatoria che avrebbe fatto felice Borges. Una specie di summa di astuzie verbali, integrate da tabelline esplicative, con cui si vorrebbe imbrigliare  con un soggettivismo quasi commovente temi e realtà della condizione umana. In cui ciascun aspetto conoscitivo sta al posto prestabilito sulle fondamenta di una metafisica cementificata e inamovibile e le azioni umane sono ordinate da una disciplina che le definisce e le finalizza. Una harmonia mundi illuminata dalla Verità, inscritta nella serie indiscutibile: Aristotele, Tommaso, Pontefici, Maritain, Viotto.   
         Se questo capitolo conclusivo sia un maritainismo d'invenzione o corrisponda alla lunga e complessa elaborazione di Jacques Maritain è difficile da dire. Lascerei la parola ad Italo Mancini:
"per misurare la funzione, l’importanza e la validità dell’immensa summa maritainiana non serve stendersi nel letto della storia europea del pensiero filosofico; da questo punto di vista Maritain si presenta come sradicato; esplode qui la sua saputa e voluta antimodernità [...] Ha curato una filosofia incurante del filosofare, per usare una contrapposizione cara a Carlo Mazzantini, che condivideva con lui l’idea di Origene e di Clemente Alessandrino di un logo munifico a disposizione dei più vari contesti, e dal quale è stata segnata una filosoficità perenne come cattolicità naturale, propedeutica e non opposta al logo rivelato e alla sua cattolicità soprannaturale.”  [Come leggere Maritain, Morcelliana, Brescia 1993, pp. 11-12]

Assenti
Ciò che che mi piacerebbe esplorare tra queste grandi amicizie, sono le amicizie assenti. Ne indico due: Olivier Messiaen [1908-1992], grande musicista, stessi ambienti cattolici francesi di Maritain, stessa passione per il poeta Pierre Reverdy, stessa incondizionata fede cattolica. Messiaen avrà sicuramente letto in gioventù Arte e Scolastica  di Maritain, ma questi avrà avuto occasione  di ascoltare L'apparition de l'Eglise eternelle composta nel '32, a soli 24 anni? Non lo sappiamo, ma sappiamo che Messiaen si considerava un surrealista cristiano in grado di andare oltre la realtà, di criticare la modernità attraversandola e non banalmente voltando disgustato la testa dall'altra parte.  Sappiamo che Maritain aveva qualche problema con i surrealisti o forse ce l'hanno i suoi adepti.
L'altro non-incontro è quello con Kurt Gödel [1906-78], il più grande logico del Novecento, il cui teorema dell'incompletezza delle teorie matematiche ha rivoluzionato l'epistemologia filosofica contemporanea. Maritain e Gödel hanno insegnato nello stesso periodo all'Università cattolica Notre Dame nell'Indiana e poi a Princenton, dove abitavano nella stessa via a pochi passi di distanza l'uno dall'altro. Ma avrebbe potuto Maritain, che in fondo pensava che tutto il pensiero filosofico dopo Tommaso non fosse che decadenza, interloquire con Gödel?

Walter Benjamin
A conclusione forse vale la pena rileggere la recensione che Walter Benjamin scrisse nel 1935 del testo maritainiano Du régime temporel et  de la liberté, uscito nel '33 [ora nel vol. VI delle Opere Complete, Einaudi]:


















































Stéphane Symons ha indagato le relazioni di pensiero tra i due in Same City, Another Universe. On Jacques Maritain and Walter Benjamin, in The Maritain Factor: Taking Religion Into Interwar Modernism,   Rajesh Heynickx, Jan De Maeyer, cur. Cornell University Press, 2010.

In questo video intervista il prof. Viotto spiega il suo rapporto con Maritain

Mi tocca una precisazione: tra i 17 e 19 anni Piero Viotto è stato mio insegnante di filosofia.
Non ne ho un gran ricordo.

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