UNA MODESTA
PROPOSTA
Riaprono le scuole, affanni e speranze.
E io riprendo la mia lagna.
Save the Children ha pubblicato un rapporto da cui si
desume che: in Italia un minore su due [48,4%], tra i 16 e i 17 anni, non ha
letto neanche un libro l’anno scorso.
Sai che scoperta. Il signor ISTAT dice che, rispetto
al 2013, la quota di lettori di libri è scesa dal 43% al 41,4%. I libri si
possono bruciare, vietare, non leggere. E’ quasi la stessa cosa. Ma l’Italia è
double face: pochi i lettori (di più le lettrici), ma paese che vai, festival culturale che
trovi. Per tutti i gusti – e non sto parlando del festival del prosciutto, dello stoccafisso, dell’uva, della zucca, degli
ortaggi…
Sto parlando dei:
Festival
della complessità, dei saperi, dei sensi, del
camminare, del diritto, del lavoro, del medioevo, del
mondo antico, del racconto, della storia, della
biodiversità, della cittadinanza, della commedia antica, della comunicazione,
della felicità, della ruralità, della
creatività, dei gruppi tribali e indigeni del mondo, della
letteratura di viaggio, del nerd, della letteratura spagnola, della diplomazia,
delle tendenze, della
dignità, della parola, della politica, della resilienza, della salute, del
fundraising, del silenzio, della
teologia, della viandanza, della matematica, della
bellezza, del libro [una dozzina], della
rete, delle
città-impresa, delle letterature dell’Adriatico, delle
lettere [quelle con il francobollo], della
preistoria, delle
nazioni, della lentezza, della statistica, della luce, della
letteratura breve, delle culture giovanili, della
meteorologia, del sorriso, della fantascienza, del
giornalismo culturale, dell’unicorno, della legalità, dell’oriente, dell’agricoltura,
di narrazione, dell’eccellenza
femminile, dell’immagine, dell’innovazione, smell-festival, dell’insolvenza, dell’informazione
indipendente, biblico, pedagogico, della
pedagogia, della fiaba, della paesologia, d’Europa, dell’emozione, delle emozioni, delle
lingue, della
geografia, dell’impegno civile, dell’immaginazione, dell’umorismo, del pensiero
popolare, della poesia [una decina], della poesia
erotica, della
poesia civile, della poesia per e dei bambini, della poesia al femminile, delle
religioni, dell’aspide, dell’immaginario,
dell’industria e dei valori d’impresa, dei
filosofi lungo l’Oglio, della memoria, dell’ambiente
e delle arti, dell’immateriale, della letteratura e della cultura ebraica, children’s
rights, dello
spirito del mare, delle ICT, dei diritti dei bambini, dei
beni comuni, dei luoghi e delle emozioni, delle migrazioni, dell’educazione, della
scienza medica, della permacultura, dell’ospitalità, dell’erranza, dell’arte
reclusa, delle
idee politiche, dei beni confiscati alla mafia, dell’urbanistica, culturale per la cooperazione, della dottrina
sociale della Chiesa, di psicologia, dell’archeologia,
dell’eros e della letteratura erotica, del libro per ragazzi, dell’agriturismo,
della chimica, dell’illustrazione, del paesaggio, dei libri
sulle mafie, dello
spirito del pianeta, della fisica, dei
popoli e religioni, dello yoga, della scienza e della tecnologia [della
scienza, mezza dozzina] , del pensiero plurale, della
cultura dello spirito, dello spazio, degli stili di vita sostenibili, degli
etruschi, degli inventori…-
-
NON sono compresi nell’elenco i festival musicali, teatrali, cinematografici,
artistici e gastronomici in genere.
-
NON sono indicati
i più noti: della Letteratura di Mantova, della Spiritualità di Torino, della Mente di Sarzana, della Filosofia
di Modena, dell’Economia di Trento, del Giornalismo di Ferrara ecc.
Questo stralunato elenco avrebbe impressionato Borges,
che se ne intendeva. Ogni città, ogni borgo selvaggio ha il suo Festival di cultura, che contribuisce al
turismo, alla ristorazione, alla soddisfazione spirituale di molti, al lavoro (precario)
di tanti/e, al narcisismo di alcuni.
Non contribuisce, statistiche alla mano, a scalfire l’analfabetismo
presente e futuro. C’è da preoccuparsi? Dipende dai punti di vista. A me questa
decrescita della lettura non mi pare felice e mi chiedo se non ci sia modo di
indirizzare diversamente l’industria pesante festivalistica.
Avrei una modesta proposta:
STOP-FESTIVAL
ovvero
BLOCCO
BIENNALE
di
qualsivoglia
FESTIVAL
DI CULTURA
con
relativo trasferimento degli addetti [relatori, intenditori, docenti, consulenti,
esperti, discussants, scienziati, cultori, testimoni, cattedratici, lecturers,
factotum…] nelle scuole italiane con il compito
di costruire progetti
culturali di qualità e di lunga durata, gratuiti.
Un capillare FESTIVAL DEL SAPERE da
svolgersi in tutte le scuole d’Italia, isole comprese,
dai nidi e scuole
dell’infanzia
alle scuole
elementari e medie [uso la vecchia dizione],
alle scuole
medie superiori
a partire, in ordine di sollecitudine e premura, da:
i corsi Obbligo Istruzione
[chi non li conosce, si informi]
i corsi di Qualifica Professionale
[idem c.s.]
gli Istituti Professionali
gli Istituti Tecnici
i Licei
[ questi ultimi, se già non abbondano
di progetti propri].
Una vera e propria
“guerra umanitaria” all’analfabetismo funzionale, di ritorno, di andata. Dopo
qualche anno si interpella l’ISTAT e si vede chi ha vinto la partita.
Scientifico.
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