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ADA BYRON

 
Giornata dedicata ad Ada Byron.
Così vado a ripescare un paginone che scrissi su Il Manifesto del 18 gennaio 1987, venticinque  anni fa. Le ipotesi successive di farne uno spettacolo teatrale e una biografia si sono scontrate con il disinteresse generale.
E' curioso notare come nell'articolo usi ancora calcolatore al posto di computer.
 

Da una virtuale foto di gruppo sorridono un po' imbarazzati uno scienziato inglese del secolo scorso, un ufficiale sabaudo futuro primo ministro italiano, un sovversivo pentito, una contessa figlia del poeta Byron, pallidi tecnici,  colonnelli e generali del Pentagono e, in ultima fila Karl Marx. Lo diresti a prima vista il fotogramma di una mediocre pellicola di fantastoria, se non fosse che, per un verso o per l'altro, il Fotografo della Storia si è solo divertito, come fa spesso, a radunarli a loro insaputa.
Cominciando dal fondo. 
Al Pentagono non ne potevano proprio più di veder partire ogni anno dai 3 al 4 miliardi di dollari  per sostenere il software di quell'immensa ragnatela di comunicazioni che viene prodotta dalle forze armate Usa; la proliferazlone poi dei linguaggi, chi dice 600, chi 700, preannunziava una babilonia ingovernabile e catastrofica...  Per regolamentare la guida automatica di missili e sottomarini, gestire risorse materiali ed energetiche, guidare le orbite dei satelliti, dirigere il tiro degli F15 su Tripoli e decodificare i messaggi radar da Norfolk a Diego Garcia, dall'Artide alla Maddalena, ci vogliono linguaggi standardizzati che al momento non ci sono...   Così nel 1975 il Department of Defense decide di avviare un gruppo di lavoro per la definizione di un linguaggio high level applicabile alle tre armi e dagli eserciti alleati della Nato...
Charles Babbage, ritratto di S.Laurence, 1845
 
Ada Byron, 1820, F.Stone











Nel 1979 il  responsabile del progetto, colonnello Whitaker, ha l'idea di chiamare ADA questo linguaggio onnipotente, dal nome di Lady Ada Augusta Byron, contessa di Lovelace e figlia di Lord Byron...  Non si tratta di estrosa galanteria, Lady Byron sta a buon diritto nella storia della matematica e dei calcolatori, se non in quella delle guerre. Ci sta in compagnia di un distinto signore, Charles Babbage, che sa vedere con molti decenni di anticipo lo stretto rapporto tra la matematica e le sue applicazioni nella società industriale.  Aveva cominciato con le assicurazioni e ne era uscito disgustato perché si era preso la briga di verificare le tavole percentuali    e si era accoro, esperto nel calcolo delle probabilità, che erano costruite in modo da ledere gli interessi degli assicurati. 

Non erano sfuggiti a  Marx  gli scritti di questo vulcanico matematico sulla divisione del lavoro, sul ruolo delle macchine nelle manifatture, sui metodi di razionalizzazione della produzione... Così chi oggi sfogliasse Das Kapital [Il macchinismo e la grande industria Libro I Sezione IV Cap. XIII] troverebbe abbondanti riferimenti a Charles Babbage, la cui vera passione resterà tuttavia la costruzione di una macchina in grado di eseguire su un insieme di numeri, tutte le operazioni e di presentarne stampato il risultato: un vero prototipo di calcolatore, meno veloce, ovviamente, ma altrettanto agile.

Questa    Macchina Analitica  sarà la sua disperazione: una tecnologia meccanica non ancora così sofisticata da azzerare le migliaia di ingranaggi necessari e una deregulation ante litteram che non stanziava i fondi necessari per le ricerche e i primi esemplari. Babbage insieme a Lovelace Byron aveva seriamente pensato, per autofinanziarsi, di costruire un automa che picchiasse i bambini e uno che picchiasse i genitori, da esporre a pagamento nelle fiere per il diletto dei bambini con genitori paganti: "ritenni che , se ne costruivo sei - racconta Babbage nella sua autobiografia-  essi potessero essere esposti in tre luoghi diversi...Al mio ritorno in città feci le indagini del caso e scoprii che le macchine inglesi che scrivevano versi latini, le macchine che parlavano in tedesco emolte altre erano state un completo fallimento". 
Un   po' di consolazione e di speranza gli venne dall'Italia, dal Piemonte sabaudo precisamente, quando l'Accademia delle Scienze di Torino lo invita al congresso matematico del 1840. La politica della casa regnante non brilla per chiarezza, ma la curiosità scientifica e le spinte tecnologiche segnano una società in fermento. Ad accompagnarlo da Londra è un ex-rivoluzionario, di quelli dei moti del '21, Fortunato Prandi, condannato a morte, ma presto pentito  e abile dipanatore di complicati intrecci. Era stato condannato con altri alla confisca dei beni e alla pena di morte per mezzo della forca, da eseguirsi, stante la contumacia, in effigie, previa degradazione dai loro rispettivi gradi ed onori, dichiarandoli "esposti alla pubblica vendetta come nemici della Patria e dello Stato". Ma gli anni dell'impegno politico sono seguiti da un apparente riflusso e Prandi è abile a cavalcarlo decidendo di emergere su percorsi assai lontani dalla militanza clandestina. Amico a Londra del Foscolo, oltre che di Babbage,  Prandi continua comunque a frequentare l'ambiente dei rifugiati italiani molto corteggiati da Mazzini. A Torino la polizia, che guarda con sospetto "codesti movimenti troppo scientifici che sembrano avere fatalmente in mira che quel tale infernalissimo disordinato progresso che va collegato con le idee rivoluzionarie della nostra disgraziatissima epoca" non lo perde d'occhio un momento, ma poi deve desistere perché il nostro ex-cospiratore frequenta ambienti troppo in auge perché possano essere sottoposti a qualche controllo poliziesco. Tra le relazioni strette dal Prandi - che qualche anno più tardi fonderà a Genova una società che diventerà poi l'Ansaldo- vi è quella che lo lega ad un ufficiale trentenne, Luigi Ferdinando Menabrea, anch'egli matematico. Questi finirà sui manuali di storia principalmente perché, come capo del governo italiano, nel 1867 farà arrestare Garibaldi e nel 1868 imporrà l'odiosa tassa sul macinato, reprimendo duramente le successive sommosse popolari.

Un bel pasticciaccio di illuminismo e reazione non inusuale nel regno sabaudo e riconoscibile, a detta di qualcuno, anche oggi in certi ambienti torinesi.  Menabrea possiede una preparazione scientifica e tecnica di prim'ordine e resta colpito dalla idee di Babbage e dal progetto di Macchina Analitica, così da scriverne in una relazione in francese pubblicata su una rivista di Ginevra.
La giovane contessa di Lovelaceche ha profondi interessi scientifici maturati sia collaborando con Babbage sia frequentando un circolo di intelligenze insolite e straordinarie, sa cogliere l'importanza del contributo e traduce in inglese il testo redatto da Menabrea. Integrandolo con un'approfondita e ampia analisi degli elementi matematici della macchina, che si trasforma così da curiosità tecnica in problema scientifico. Ada non manca di sottolinearne tutta la grandiosa bellezza: "Possiamo senz'altro dire che la Macchina Analitica intesse modelli algebrici come il telaio Jacquard intesse fiori e foglie". Lady Byron era disposta ad impegnare il suo patrimonio a sostegno dell'impresa, tanto le sembrava originale e importante per i futuri sviluppi della scienza.
Forse Lady Ada sperava anche di riuscire a cavarne qualcosa per le sue scommesse sui cavalli e non dover sempre contare per le sue puntate su personaggi poco affidabili, visto che allora alle donne era proibito il gioco d'azzardo. Non doveva sentirsi tanto a proprio agio  nel suo tempo, "la sua natura era il Futuro" come avrebbe detto l'altra donna poco contemporanea ai suoi simili,  Emily Dickinson,  parlando di se stessa.
Byroneggiando così tra persone intelligenti e bizzarre la giovane contessa leniva un poco, forse più che con l'oppio, il dolore che il cancro all'utero le procurava e che l'avrebbe uccisa a 37 anni, il 27 novembre 1852.  "La Macchina Analitica non ha alcuna pretesa di creare nulla; può eseguire qualunque cosa che si sia in grado di ordinargli di eseguire. La sua funzione è quella di aiutarci rendendo utilizzabili cose che già conosciamo" aveva scritto Lady Byron ed è augurabile che la generazione di tecnici e militari che oggi si applicano all'ADA sappiano capire le parole di Ada.
Quando seppe, nell'agosto del 1852, che stava morendo, volle posare 
per  due ritratti di Henry Phillips. Le sedute furono spesso interrotte
per il sopraggiungere di strazianti dolori.























Le osservazioni di Ada Byron al testo di Menabrea del 1843 sulla Macchina di Babbage, si possono leggere qui
Allora mi ero valso dei seguenti lavori:
Dorothy Stein, Ada: A Life and a Legacy, Cambridge, Mass., The MIT Press, 1985;
Doris Langley Moore, Ada, Countess of Lovelace, Byron's legitimate daughter, John Murray, London, 1977;
Jeremy Bernstein, La macchina analitica, Il Saggiatore, Milano, 1967;
Losano, Mario G., Babbage, la macchina analitica: un secolo di calcolo automatico, Etas Kompass, Milano, 1973;
gli studi di Luigi Bulferetti sui rapporti di Babbage con l'Italia, su Fortunato Prandi ecc. 

Dopo di allora sono usciti diversi libri, articoli su Scientific American,  ma vorrei ricordare soprattutto John Fuegi, and Jo Francis, J. Lovelace & Babbage and the creation of the 1843 'notes'. Annals of the History of Computing 25, 4, 2003 in cui sono raccolte le lettere di ordinaria vita tra i due, come questa:

July 1843 Ockham Tuesday Morning.     My Dear Babbage. … What I want to know is this: can you be with me in town at 4 o’ clock. This is in order that I may read over aloud with you all the Notes... 
 
Nella stessa pubblicazione, 1996, n. 3, : B.A. Toole,  Ada Byron, Lady Lovelace, an analyst and metaphysician  
Benvenuta la traduzione italiana di Charles Babbage, Passaggi della vita di uno scienziato: autobiografia dell'inventore del computer, intr. di Vittorio Marchis, a cura di Andrea Villa, UTET, Torino, 2007 

William Gibson e Bruce Sterling hanno scritto [Mondadori, 2001, trad. Delio Zinoni, ma del 1990] un romanzo steampunk La macchina della realtà [orig. Different Engine] in cui immaginano che la macchina di Babbage sia stata effettivamente costruita.
Anche il cinema ha detto la sua, vedi qui  e qui

 








 

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